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Giovedì, 28 Marzo 2024

Governo e programmi

Fabrizio Gatti

Direttore editoriale per gli approfondimenti

Giorgia Meloni ha copiato dal Pd le previsioni su lavoro e migranti

Dalla relazione sul programma di stabilità, approvata l'11 aprile dal Consiglio dei ministri, si scopre che nell'analisi degli scenari su lavoro e immigrazione, il governo non si ispira a Matteo Salvini, ma a Paolo Gentiloni. Proprio in queste ore sta circolando un grafico, che accompagna il Documento di economia e finanza di Giorgia Meloni e del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. In realtà è una sorta di copia-incolla delle simulazioni che già corredavano il documento economico finanziario per il 2018, consegnato dall'allora premier Gentiloni al suo successore, Giuseppe Conte. Ecco cosa abbiamo trovato.

Il fatto che i tecnici di Giorgia Meloni abbiano ripreso gli scenari previsti dal Pd su migranti e lavoro è una notizia, non necessariamente negativa. Ma che cinque anni dopo quel grafico venga ripresentato, senza che nel frattempo si sia riusciti a fare qualcosa di significativo, conferma la gravità della situazione e l'inefficacia dei governi precedenti. 

Il copia-incolla di dati e grafici

Nel 2018 il ministero dell'Economia segnalava l'effetto che un blocco totale dell'immigrazione, non compensata da ingressi regolari, avrebbe avuto sul debito pubblico. Sembra paradossale, ma ragionandoci non lo è: “L'invecchiamento della popolazione – scrivevano i tecnici del governo di centrosinistra nella loro simulazione a pagina 108 – rappresenta uno degli aspetti più critici che l'Italia dovrà affrontare nel corso dei prossimi decenni”. E questo grave ostacolo alla stabilità economica è ben chiaro anche tra i tecnici del governo Meloni: “La transizione demografica – annotano infatti a pagina 137 del documento di programmazione 2023 – è una delle sfide più rilevanti che l'Italia dovrà affrontare nel corso dei prossimi decenni”. Quasi le stesse parole.

Il governo Gentiloni, sostenuto da una coalizione riunita intorno al Pd, ipotizzava due scenari alternativi per il periodo 2022-2070: il primo con una diminuzione del 33 per cento del flusso netto medio annuo di immigrati rispetto al dato del 2018, l'altro con un aumento del 33 per cento. Questi i risultati: “Un aumento del flusso migratorio del 33 per cento a partire dal 2018 permetterebbe di diminuire sensibilmente il rapporto debito/prodotto interno lordo (Pil) rispetto alla base di riferimento, con una riduzione media di circa 19 punti di Pil nel periodo 2018-2070. Per contro – calcolavano i tecnici del governo Gentiloni – la diminuzione del flusso netto migratorio dal 2018 avrebbe l'effetto di incrementare il debito, con un aumento medio rispetto alla base di riferimento di circa 22 punti di Pil tra il 2018 e il 2070” (figura sotto).

Lo scenario su immigrazione e debito elaborato dal governo di Paolo Gentiloni nel 2018

Anche il governo di Giorgia Meloni arriva a conclusioni identiche, ipotizzando gli stessi due scenari dal 2020 al 2070. Ma con previsioni di aumento del debito addirittura più serie. “Si osserva un impatto particolarmente rilevante – osservano infatti i tecnici dell'esecutivo di centrodestra – in quanto, data la struttura demografica degli immigrati che entrano in Italia, l'effetto è significativo sulla popolazione residente in età lavorativa e quindi sull'offerta di lavoro. Il rapporto debito/Pil nei due scenari alternativi a fine periodo arriva a variare, rispetto allo scenario di riferimento, di oltre 30 punti percentuali” (figura sotto).

Lo scenario su immigrazione e debito elaborato dal governo di Giorgia Meloni nel 2023

Oggi il prodotto interno lordo italiano vale circa 1.900 miliardi di euro. Il debito pubblico è invece salito nel 2022 a oltre 2.762 miliardi: un rapporto sul Pil intorno al 145 per cento. Nel 2019, prima della pandemia, eravamo al 134,8 per cento. Invecchiando la popolazione – ci spiegano le simulazioni dei due governi – se non sostituiamo i lavoratori che vanno in pensione con persone più giovani, scende il valore del Pil, aumentano i costi per lo Stato e, di conseguenza, anche il rapporto debito/Pil cresce. Quindi il governo Meloni ammette, nel suo documento di programmazione, che servono molti più lavoratori: persone, famiglie, cittadini. In altre parole, ha scoperto che senza stranieri il debito aumenta. Cosa fare allora?

Senza stranieri il debito cresce

La visita di Giorgia Meloni in Etiopia, durante la quale la premier ha parlato di cooperazione e migranti con il primo ministro Abiy Ahmed Ali e con il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, si spera sia la prima tappa di un lungo percorso che ci obbliga a trovare alleati nel continente africano, dove buona parte dei flussi migratori ha origine. L'articolo 3 del decreto, approvato dopo il naufragio di Cutro, incentiva l'avvio di corsi di formazione riconosciuti dall'Italia e procedure facilitate di ingresso, al di fuori delle quote annuali. Allo stesso tempo, però, lo stato di emergenza appena dichiarato dal governo prevede di investire risorse non nell'educazione scolastica e professionale, ma nella costruzione dei nuovi centri per il rimpatrio richiesti da Matteo Salvini, almeno uno in ogni regione. Cioè spenderemo denaro pubblico per rimandare indietro chi è già arrivato e potrebbe essere formato in Italia. Tra Meloni e Salvini, il governo dovrà insomma scegliere la soluzione più efficace per il futuro del Paese.

Dossier - Così Milano non riesce a rimpatriare gli irregolari 

Dossier - Chi comanda nel centro per le espulsioni

Giusto tentare di contenere i flussi irregolari, per non incentivare gli affari dei trafficanti e aumentare il rischio di naufragi. Ma a questo si aggiunge un altro problema: le procedure di espulsione non funzionano nemmeno per gli stranieri condannati per gravi reati, come dimostra l'inchiesta di Irene Fassini, Marialaura Iazzetti e Giampaolo Mannu su Dossier di MilanoToday. Anzi, spesso l'opportunità economica vale soltanto per gli enti che gestiscono gli appalti per la detenzione delle persone irregolari.

Così come, accanto a tanti esempi di onestà e successo, molti dei centri di accoglienza privati operano al di fuori di ogni controllo e valutazione dei loro risultati. Ne sono una dimostrazione l'inchiesta giudiziaria su alcuni familiari del deputato Aboubakar Soumahoro (non indagato), ma anche lo sfruttamento quotidiano nelle campagne, soprattutto al Sud. Dove i richiedenti asilo, invece di frequentare i corsi obbligatori di italiano pagati dallo Stato alle cooperative di gestione, vengono arruolati dai caporali al servizio di aziende agricole italiane. Spendiamo milioni per lasciare i nuovi lavoratori nella totale ignoranza delle regole, della lingua e del funzionamento della nostra democrazia. E tutto questo spreco di denaro pubblico, inutile dirlo, avviene nel silenzio delle associazioni locali, dei comuni e delle autorità che dovrebbero vigilare.

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