Non dovremmo essere noi a spiegarvi come ci trattate, eppure ci tocca fare anche quello
Stamattina il mio compagno mi ha mandato un messaggio di buongiorno. Mi diceva “Spero tu abbia dormito. Ti penso tanto”. Gli ho risposto. “Ho dormito”. E poi “Scusa se sono stata esagerata”. Ieri sera l’ho chiamato per raccontargli la mia giornata, poi ci siamo dati la buonanotte. Dopo qualche minuto l’ho richiamato. Avevo bisogno di spiegargli come stavo. Forse nemmeno questo. Avevo bisogno di dirlo a me stessa, di buttarlo fuori. Così ho fatto una telefonata in cui non era previsto lui parlasse. Doveva solo ascoltare, stare lì e prendersi carico di tutta la colpa che non ha per essere nato maschio.
Doveva solo stare lì a prendersi tutta la colpa di tutti i maschi che non hanno colpa di essere nati maschi. Lui è una persona sensibile e spesso scherziamo sul fatto che è lui la “femmina” della coppia, qualsiasi cosa questo significhi. Ché, in effetti, non significa nulla. È solo un gioco stupido che facciamo, rendendoci conto di quanto sia intriso di un cliché apparentemente innocuo ma estremamente significativo e che fino a ieri non aveva avuto conseguenze. Poi la deflagrazione. Gli ho letteralmente urlato tra le lacrime che lui non potrà mai capire come sto, come stiamo tutte, perché lui “ha il cazzo”. Gliel’ho detto così, senza girarci troppo intorno. “Tu non capirai mai, perché hai il cazzo”. E l’ho pensato e lo penso tuttora. Potrà arrivare fino ad un certo punto, come sta già facendo. Potrò aiutarlo a vedere le cose di cui non si può accorgere da solo. Potrò spiegargli le emozioni e le paure. Ma lui non le potrà mai provare. E io mi stancherò di dover essere io a insegnarglielo. È una cosa che dobbiamo fare tutte e tutti, scrollarci di dosso questo liquido vischioso in cui siamo immerse e immersi e che ci fa pensare e credere di essere in un gioco di posizioni. Quella per cui tu puoi disporre di me come vuoi. Quella per cui sono io a chiedere scusa. Quella per cui il tuo Blu Estoril vale più del mio Blu Cina. Ci sono dentro anche io.
Stamattina quando ho premuto invio ho pensato “Ma scusa de che? Di aver paura di essere la prossima o che lo siano le mie figlie?”. No. Non sono stata esagerata, piangendo, urlando, disperandomi, gridando che non è giusto, che non sta migliorando, che non migliorerà. Non posso chiedere scusa di aver paura. Non posso chiedere scusa di essere nata donna. Non posso chiedere scusa perché voi siete nati maschi. Ma tu puoi rispondermi “Non sei stata esagerata” e solo così posso sperare che qualcosa cambi. Perché sei tu a volerlo e non perché io ti ho chiesto scusa.