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Giovedì, 25 Aprile 2024

L'editoriale

Donatella Polito

Giornalista

Harry ti presento la privacy, questa sconosciuta

C'era una volta un principe, un bel giovanotto di un metro e ottanta coi capelli rossi, gli occhi azzurri e un sorriso che il mondo intero aveva imparato a conoscere sin da fanciullino. Tutti lo immaginavano così, gagliardo membro di una famiglia capace di regalargli qualunque sogno, "il ragazzo fortunato che non c'è niente che ha bisogno" che Jovanotti scansati proprio, energico rampollo con la madre scomparsa ma nel suo cuore per sempre e, tutto sommato, capace di gestire un futuro che tanto malaccio non si prospettava certo. 

Invece, cari lettori, la realtà, era ben diversa, ahilùi. Perché nulla era davvero quanto appariva alla luce dei flash che, puntuali come tasse da riscuotere per monetizzare il lignaggio, lo immortalavano ogni volta che metteva piede fuori casa: rari, infatti, erano i sorrisi davvero autentici ripresi da 'ste benedette telecamere, mentre tanta, immensa, era la sofferenza accumulata negli anni per una profonda solitudine emotiva mai confessata a nessuno. Allora: "Basta", tuonò un giorno il principe triste che nel frattempo aveva trovato una moglie pronto a sostenerlo nel primo grande gesto di emancipazione dall'ingombrante stirpe. E con lei, insieme alla consorte che a qualche parente probabilmente non stava nemmeno troppo simpatica, annunciò la svolta epocale: "Intendiamo fare un passo indietro come membri senior della famiglia reale e lavorare per diventare economicamente indipendenti, continuando a sostenere pienamente Sua Maestà la Regina" scrissero in un comunicato rimasto alla storia della modernità a cui la monarchia puzza di naftalina, esempi brillanti di una generazione che i bamboccioni li schifa e si rimbocca le maniche per davvero, altro che i soldi di paparino. 

Nei mesi seguenti tanto si disse dei due, entrambi a loro modo vittime di pregiudizi e di una cronistoria distorta sul loro conto: pettegolezzi continui, paparazzi appostati giorno e notte ovunque davanti alle modeste abitazioni che via via sceglievano proprio per passare inosservati, morbose attenzioni da parte di una stampa che non li lasciava mai in pace. Loro però niente, muti rimasero, mai cedettero alle lusinghe della popolarità: avevano chiesto totale riservatezza sulla loro vita e così fu, e con il loro piccolo gregge di pecore da pascolare e un limitato appezzamento di terra da coltivare per campare, misero in pratica ciò che quel giorno avevano promesso. Cercavano privacy il principe e la sua principessa, quello era il loro desiderio e anche per quello avevano preso le distanze dalla nobile famiglia di origine che, insieme all'ingerenza opprimente della stampa mondiale, aveva reso un inferno la breve esistenza della mamma di lui. E ringraziando sempre, ma rifiutando con tenacia le offerte milionarie di chi chiedeva loro interviste, serie tv e biografie da pubblicare, i due sparirono nell'oblio del tempo e vissero felici e contenti.

E noi avremmo potuto vivere felici e contenti con loro se solo così fosse stato. Invece no, qua di felici e contenti non se ne vedono, librai ed editori a parte. La realtà ha superato la fantasia e ancora, dopo una sequela di interviste e dichiarazioni tv e una litania continua di critiche, liti, offese e prevaricazioni subite, Harry è tornato alla riscossa con una biografia che più che seminare ulteriore discredito sulla sua blasonata ascendenza, accerta l'incoerenza di una scelta rivelatasi totalmente inconsistente. Una decisione che se allora decantava il coraggioso riscatto, oggi certifica l'incapacità del "figlio-nipote-fratello di" di andare davvero fino in fondo, di essere in grado davvero diventare altro, di sganciarsi da un cognome pesante e pressante. 

Difficile immaginare che lavoro farà Harry adesso, quale sarà la sua prossima mossa per scuotere le coscienze dei colpevoli della sua infelicità, dato che con questo libro il ribelle Windsor ha praticamente esaurito tutto il materiale di un passato che sarebbe potuto diventare remoto da un pezzo, se non fosse per l'urgenza di rivangarlo sempre. E sempre pubblicamente poi, sempre in nome di una verità che mai comprende la benché minima autocritica, mai una piccola responsabilità da ammettere nello sconquasso totale che pare essere stata la sua vita. Una vita che adesso si atteggia a "normale", ma che tanto comune non sembra davvero. A meno che un anticipo di 20 milioni di dollari non venga offerto a chiunque voglia raccontare i propri traumi per lutti mai davvero elaborati, la rabbia più o meno repressa verso un genitore a sua volta problematico, la combinazione micidiale di amore e invidia riversata verso un fratello. Una possibilità che appare altamente improbabile, ma alla fine fantasticare non costa nulla. Proprio come pensarsi felici e contenti, con un conto in banca a sei zeri che misura il valore di una privacy che di importanza ne ha da vendere, appunto.

Libro Harry-2

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