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Lunedì, 11 Dicembre 2023

Il galateo che torna utile

Donatella Polito

Giornalista

È giusto far pagare il conto agli invitati di una cena di compleanno?

È giusto far pagare agli invitati il conto di una cena di compleanno? Il tema si accende tutte le volte che si riportano ragguagli di serate finite con le mani ai portafogli e probabilmente non si arriverà mai a una soluzione unanime. Perché c'è sempre quello che pensa "che male c'è" convinto che l'amico sia contento di contribuire anche economicamente alla riuscita della festa; e c'è sempre pure quello che rintuzza con un "ma nemmeno per idea" a sconfessare la fedeltà alla religione dell'ospite sacro che guai a infrangerla, e inorridisce solo al pensiero di trovarsi in un contesto tanto miscredente. Probabilmente non sarà questo il momento in cui il ravvedimento coglierà la coscienza di chi ha sempre considerato opportuno convocare ospiti e lasciarli soli, senza preavviso, alla cassa di un locale, tantomeno ci si aspetta che una consuetudine tanto radicata cambi da un momento all'altro nel nome della presunta correttezza di regole non scritte. Ma una riflessione, anche stavolta, per quanto breve, merita di avanzare nel contesto che tutto condivide e niente condanna, limitata almeno alla convenienza di calibrare le convinzioni personali con le aspettative altrui. 

La regola del conto e la sua deroga 

Non sta scritta da nessuna parte, ma questa è in linea generale la regola da tenere a mente prima di convocare qualcuno in un locale per festeggiare un compleanno, una laurea o qualsiasi evento che si consideri meritevole di celebrazione: chi invita, ancor più dichiarando un evento personale da celebrare, paga il conto. Questo è. Poi, naturalmente, ognuno è libero di violarla senza incorrere in chissà quali condanne, ma almeno la consapevolezza che alla base ci sia una guida da seguire può aiutare a valutare le proprie scelte. 

Almeno una deroga però va considerata, e anche la persona più rigorosa ai precetti delle buone maniere, se davvero tiene più all'amico che alla fredda osservanza di norme generiche, la considererà più che opportuna in nome di un'amicizia che sia davvero tale: la circostanza in cui il festeggiato, in tutta onestà e autentica sincerità, avvisi prima che l'intenzione è sì organizzare un pranzo o una cena, ma di volersi limitare a offrire solo da bere ed eventualmente una torta. In questo caso nessuno potrà mai obiettare nulla quando il conto arriverà sul tavolo per essere saldato "alla romana", tantomeno potrà criticare una decisione che, proprio perché palesata in tutta la sua sincerità, andrà solo accolta e accettata con un sorriso e un sentito grazie: grazie per essere stati inclusi in una lista di persone care, grazie per essere stati così piacevolmente genuini. Va da sé che, a quel punto, il locale della cena non andrà imposto ma scelto in base alle tasche di tutti e il regalo di compleanno, se le condizioni economiche chiedono una certa misericordia, andrà rapportato al caso. Con la stessa franchezza, infatti, l'invitato dovrebbe poter ammettere senza imbarazzo che il piacere di festeggiare con una cena fuori rende complicato l'ulteriore esborso di denaro per un dono e, con altrettanta onestà, l'amico dovrebbe sinceramente soprassedere al dettaglio che, se manca, è perché sarà sostituito dal ricordo di una serata passata insieme. 

Differenze tra nord e sud? Non è detto

Insomma, bisogna essere sinceri, è sempre quello il requisito per la buona riuscita di una rimpatriata: la sincerità e pure la gentilezza di riferire l'intenzione di festeggiarsi nel limite delle proprie possibilità economiche. Solo così si evitano fraintendimenti candidati a diventare argomenti di discussioni da parte di invitati delusi, confusi dall'aspettativa di essere "serviti e riveriti" perché "io ho sempre fatto così/da noi si usa così". Capita spesso, infatti, che il rispetto della norma di saldare il conto a tutti gli invitati sia associato a convinzioni di tipo - per così dire - "geografico", che considerano la consuetudine più radicata al sud o al centro Italia e meno in settentrione dove la questione sarebbe percepita come più approssimativa e, dunque, non così grave da destare sbigottimento. In realtà, il modo di rapportarsi al dilemma "offrire/pagare/scroccare", più che avere un legame col modo di fare in uso in quella città o in questa regione, andrebbe calata nel contesto famigliare della persona, cresciuta con un certo modo di fare e di approcciarsi agli altri a prescindere dagli usi locali. Lungi dal risultare anacronistico, il dettaglio dell'educazione resta presagio prezioso: aiuta a prepararsi all'evenienza di essere stupiti a fine cena, piacevolmente o meno.  

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