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Martedì, 16 Aprile 2024
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Redazione

La piccola Ita. Come svendere un'azienda

Del progetto iniziale pensato dalla ministra De Michelis, non è rimasto niente. O forse non è mai partito seriamente. Cadendo il governo Conte non lo sapremo mai. Sta di fatto che ora siamo di fronte a poco più del nulla e la pandemia non è sufficiente da giustificare una mini azienda senza grandi ambizione.

Di grande non ha più nulla né di sofisticato come poteva vantare in un passato ormai remoto, oggi non le è rimasto più neanche il nome. Inspiegabile la scelta della gestione Ita di comprarne il logo, elemento di grande riconoscibilità mondiale fondamentale per il marketing, per poi metterlo da parte, nonostante siano stati spesi 90 milioni di euro di soldi pubblici. È inaccettabile che con 3 miliardi di euro in dotazione, poi ridotti a 1,7 non a caso, a seguito dalla scelta dell’ex ad Lazzerini, si volesse spaccare un'azienda  in tre tronconi distinti e separati creando esuberi invece di lavoro. La spiegazione è oggi chiara e ben visibile a tutti, visto che se prima potevano esserci dei sospetti sul ruolo di Lufthansa all’interno della nuova azienda, oggi solo stati completamente fugati: l’azienda tedesca ne “starebbe” dettando perimetro e strategie aziendali. 

La stessa Swissport, l'azienda di handling, che ha presentato un'offerta per il comparto servizi di terra è infatti molto gradita ai tedeschi. Guarda caso l’ita-lico Altavilla fa sapere che “nulla viene prima degli interessi aziendali”, e quindi se Swisssport non si aggiudicasse la gara, lui si tirerebbe legiadramente fuori. E potrebbe farlo comunque a prescindere da chi vincerà la gara, andando in autoproduzione dei servizi di terra, ovvero assumendo solo una piccola parte di dipendenti Alitalia in cassa integrazione per tagliare ulteriormente sui servizi di terra.

Alla puntualizzazione del grande disagio per i futuri disoccupati, step inesorabile dopo la cassa integrazione, ha risposto che non è un suo problema. Eppure il decreto Conte nel dotare di 3 miliardi la nascita di ita, prevedeva una partecipazione di maggioranza nel comparto di terra, non prevedeva questo scempio, conseguenza diretta dei giochi di forza che il manager sta mettendo in campo, per piegare le resistenze del sindacato, finora piuttosto scarse. Situazione opposta è invece quella di Altavilla, che ha portato avanti le sue azioni di compressione indisturbatamente, con l’appoggio di Draghi e facendosi forte di un’incostituzionale deroga alla 2112, quindi assumendo senza criteri solo un terzo del personale di volo.

Il tutto millantando la creazione di una nuova azienda indipendente, con un nuovo profilo e target, ma casualmente con le stesse divise, lo stesso sistema operativo e lo stesso codice IATA, vero e proprio emblema della identica matrice aziendale aerea. In fondo se Draghi avesse voluto gestire diversamente la vertenza Alitalia, non avrebbe mai pensato di scegliere questa tipologia di manager: il braccio destro di Marchionne, il duo che ha polverizzato la Fiat. Il personale di volo è stato umiliato, vessato e discriminato durante questa vicenda senza precedenti nella storia di un’azienda tanto importante per l’economia nazionale. I pochi dipendenti “riassunti” in ITA, sono stati costretti ad accettare un regolamento aziendale, (ignorando il CCNL) con condizioni lavorative ai limiti dell'illegalità, e stipendio ridotto del 40%.

A peggiorare la situazione generale degli ex naviganti di Alitalia, è stata la pessima, nonché ambigua gestione dei flussi, indispensabili alla corretta erogazione delle casse integrazioni, mancate per mesi. Questo ha ovviamente messo in seria difficoltà famiglie, portandole ai limiti della disperazione. Ci si chiede perché? Chi ne trae vantaggio? Ci viene da pensare  “malignamente” che questi ritardi continui non siano dovuti solo a delle pessime comunicazioni tra Alitalia e Inps, ma che forse potrebbero rappresentare un piano molto più oscuro per costringere i malcapitati ad accettare le condizioni di Altavilla.

Attualmente ci sono però delle evoluzioni, che fanno ben sperare per gli ex dipendenti: ITA ha perso pochi giorni fa una causa per discriminazione nei confronti di lavoratrici in gravidanza e sappiamo come il tema sia generale, ovvero nella causa per “discriminazione” rientrano tutti i lavoratori mai richiamati. È moralmente inaccettabile tutto questo da un'azienda pubblica al 100%. In questi giorni di fuoco per Ita a causa delle istanze portate avanti in tribunale a favore dei lavoratori discriminati, si erge una difesa giornalistica, in cui si elencano misure “eccezionali” che lascerebbero fuori solo 800 dipendenti.

 Monia Manzo - lavoratrice Alitalia e membro del Coordinamento regionale Articolo 1

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