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Martedì, 23 Aprile 2024

Andrea Maggiolo

Giornalista

Il senatore (e ministro?) Lello Ciampolillo e la cannabis che cura il coronavirus (no, non è vero)

Sono servite le riprese televisive per appurare la regolarità del voto - favorevole alla fiducia chiesta dal governo Conte - del senatore del gruppo Misto, Lello Ciampolillo. Per Alfonso detto Lello Ciampolillo la presidente del Senato Elisabetta Casellati ha chiesto la moviola. Questione di secondi e probabilmente il conteggio in Senato sarebbe stato diverso. "Sono entrato in aula durante le votazioni e mi è stato chiesto se volevo esprimere il mio voto. Dietro di me c’era anche il collega Nencini. La presidente mi ha chiesto di esprimere la mia preferenza poi in quel momento è stata dichiarata la sospensione, poi grazie alla 'moviola' è stato dichiarato valido il mio voto" racconterà lui fuori da Palazzo Madama.

Alfonso Ciampolillo detto Lello, l'ex M5s che sogna il Ministero dell'Agricoltura

Nel giro di qualche minuto ieri sera è diventato trending topic su Twitter, suo malgrado: probabilmente verrà ricordato come il senatore riammesso al voto di fiducia grazie al "Var". Ciampolillo non aveva risposto alle prime due chiamate, ma in extremis - quando la presidente del Senato Casellati stava ormai chiudendo le votazioni - chiede di poter esprimere il suo voto. A quel punto si ferma tutto e si vanno a rivedere le immagini della registrazione della seduta prima di decidere se riaprire o meno il voto all’ex senatore del M5S. I "ritardatari" Ciampolillo e Nencini vengono riammessi: "Risulta che il senatore Ciampolillo sia arrivato in Aula alle 22.14 e io avevo chiuso la votazione alla 22.15. Lo riammetto quindi alla votazione. In base a quanto emerso dal video, anche il senatore Nencini che era immediatamente dopo". E fiducia sia, con 156 sì. Lui poi si difenderà davanti ai cronisti tentando di sminuire l'importanza del contrattempo: "La dinamica è semplice: si può votare al termine della seconda chiama, ho chiesto di votare e ho votato, non sono arrivato tardi, si può votare fino alla fine. Ero sicuro di quello che stavo facendo e questa Nazione ha bisogno di un governo che operi e non di queste sceneggiate da Prima Repubblica". 

Alfonso Ciampolillo detto Lello, classe 1972, in meno di un decennio è passato dallo 0,4 per cento elezioni amministrative del 2009, quando era candidato del Movimento 5 Stelle per la carica di sindaco di Bari, al seggio da senatore alle politiche del 2013 (rieletto nel 2018, poi espulso per i mancati rimborsi dello stipendio da parlamentare). L’ex M5S ieri ha spiegato di aver concesso il suo sì "perché l’interesse della nazione viene prima di quello dei singoli partiti". Non disdegna a questo punto altri traguardi, e pensa di meritare addirittura un posto di responsabilità al governo. Un ruolo da sottosegretario? Perché non puntare più in alto? Il ministero delle Politiche Agricole e Forestali, guidato fino a pochi giorni fa da Teresa Bellanova di Italia Viva, potrebbe stuzzicarlo. "Sicuramente l'Agricoltura mi piacerebbe tanto" dice al Corriere Ciampolillo, intercettato a tarda sera fuori Palazzo Madama. "Per la Xylella in Puglia ho fatto tanto a fianco degli agricoltori".

Dalla lotta alla Xylella a Montesano

Che cosa ha fatto per la Xylella in concreto l'intraprendente politico? Si era fatto cedere dal proprietario in comodato d'uso un ulivo affetto da Xylella in Puglia e lo aveva dichiarato sua residenza parlamentare fermandone così (per un po' di tempo) l'abbattimento. Non era per nulla d'accordo con i metodi scientifici di contenimento del batterio: "Ci sono dei rimedi, dal metodo Scortichini che usa rame e zinco (sul quale ci sono dubbi della comunità scientifica) a un particolare tipo di sapone che serve a lavare gli ulivi. Si fanno un paio di trattamenti l'anno e anche lì alberi centenari o secolari sono tornati verdi". Ciampolillo spiega di essere un freevax (ma con alcune precisazioni: "Sono favorevole al vaccino obbligatorio per chi lo propone e per i congiunti del proponente"). Nemmeno l'uso della mascherina pare il suo forte.

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La lettera di Ciampolillo a Speranza sulla cannabis anti-Covid

A fine febbraio 2020, quando l'epidemia di Covid era solo all'inizio in Italia, Lello Ciampolillo aveva scritto di suo pugno una lettera a Roberto Speranza, ministro della Salute, chiedendogli di considerare la cannabis terapeutica come possibile antidoto: "Caro Ministro, ti scrivo per suggerire il fiore di Cannabis terapeutica quale possibile antidoto al coronavirus. La vaporizzazione del fiore di cannabis terapeutica ha già dato effetti straordinariamente positivi per i problemi dell'apparato respiratorio di pazienti terminali. E' noto, del resto, che gli oltre 800 principi attivi contenuti nel fiore rafforzano in modo significativo le difese immunitarie. I medici e i ricercatori - continuava Campolillo - potrebbero provare l'utilizzo dei prodotti derivanti dalla Cannabis, come il Bedrocan, contro il coronavirus. Penso in particolare agli anziani che, a causa degli effetti della polmonite, sono i più esposti al rischio di perdere la vita. Alleviando i problemi delle vie respiratorie sarà più agevole assicurare la guarigione e consentirà di ricondurre nella normalità questo virus. Spero che questo contributo possa essere di aiuto in questo drammatico momento". 

La cannabis purtroppo non cura il coronavirus: non c'è alcun fondamento scientifico. Pur essendo una pianta dai numerosi principi attivi ed effetti farmacologici, nessun legame con la cura o la prevdenzione del Covid.  Un team di ricercatori canadesi, sulla base di un test condotto su circa 800 diversi estratti di cannabis attiva, aveva semplicemente pubblicato un lavoro in pre-print sull'argomento. Nessuna peer review, inoltre lo studio era stato condotto su tessuti artificiali e non su organismi reali. Si trattava di una classica ricerca preliminare, finita nel vuoto. 

Ciampolillo ministro? Difficile pensare che la nuova spinta di cui il governo Conte ha disperatamente bisogno in questa nuova fase possa arrivare proprio da lui. C'è un limite a tutto. Augusto Minzolini l'ha tratteggiato così: "Un grillino dai comportamenti stravaganti, incomprensibili anche agli altri 5stelle. Il che è tutto dire". Ma Alfonso detto Lello ha più volte sorpreso tutti nel corso della sua traiettoria politica tutta in ascesa, e in soli 4 anni era già passato da quei 732 voti alle elezioni comunali a un prestigioso seggio di Palazzo Madama. Mai dire mai.

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