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Giovedì, 25 Aprile 2024

Lo spunto

Valentina Bocchino

Giornalista GenovaToday

Abbiamo un problema con la cultura, non con la povera Elisa Esposito

Diciamocelo subito: non è la solita lamentela su quanto il "cörsivœ" - lingua inventata dalla tiktoker diciannovenne Elisa Esposito che prende in giro la parlata dei ragazzi milanesi - sia il simbolo del declino della società. Anche perché, di fatto, non lo è.

Il tema è tornato ferocemente alla ribalta dopo che Esposito ha scritto un libro, "Amiœ", edito da Mondadori e in vendita dal 29 novembre: altro non è che il manuale che promette di insegnare "tutte le regole base di questa strana lingua e diventare a tutti gli effetti delle vere ragazze corsive". Apriti cielo: sono piovute critiche da ogni dove e i social ribollono di indignazione perché Elisa Esposito, dopo aver riscosso un enorme successo per questi video di TikTok in cui insegna "cörsivœ" e non solo, ha osato scrivere un libro. 

Ora, lasciamo perdere un attimo questa lingua immaginaria, che in fondo è un gioco: bello, brutto, stupido, divertente, non lo so, ma mi sembra innocuo. Non credo che il problema della società sia una giovane che parla in questo modo sui social, letteralmente messa alla gogna - lei, singola ragazza - per aver creato un fenomeno virale. O per aver scritto un libro (e puntualizzo, non c'è niente di male) su quello che una volta avremmo chiamato 'tormentone', e che probabilmente sarà più regalato che letto come tutti gli instant book. Quello è guardare il dito.

Poi c'è la luna, cioé andare sugli store online delle librerie e vedere che il manuale, in prevendita, è acquistabile con i bonus cultura e carta del docente. Che, ricordiamo, è un'"iniziativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali dedicata a promuovere la cultura".

Amazon chiarisce che il libro si può comprare con il Bonus Cultura-2

Il bonus cultura: da "50 sfumature di grigio" al libro di Panzironi

Insomma, anziché sulla singola ragazza e i suoi video, dovremmo farci qualche domanda su un bonus cultura statale che include il suo libro. Prendo lei come casus belli perché di lei si parla ultimamente, ma volendo spostare l'ago della bilancia anche "Cinquanta sfumature di grigio" e "365 giorni" (finiti più volte al centro delle polemiche non tanto per le scene di sesso quanto per i trattamenti riservati alla donna tra stalking, rapimenti e altro) stando alle informazioni delle librerie online sono acquistabili con il bonus.

Ma non solo: pure "Vivere 120 anni. Le verità che nessuno vuole raccontarti" di Adriano Panzironi, controverso personaggio al centro di un'inchiesta di Today lo scorso agosto, si può acquistare con il bonus cultura. Chiariamoci, scrivere e pubblicare libri è assolutamente lecito, ma qui si parla di renderli ufficialmente di interesse culturale.

Imparare ad ascoltare i ragazzi al di là delle logiche di mercato

Ecco, forse allora abbiamo un problema con la cultura, non con Elisa Esposito, e due domande su questo bonus - e su ciò che si intende per cultura - dovremmo farcele un po' a tutti i livelli. Una via di mezzo tra "le sudate carte" e il libro sul cörsivœ c'è: ci sono tante splendide letture che possono davvero piacere ed essere utili ai giovani e non solo a chi vende. Evidentemente privi di una bussola a livello istituzionale, a indicarcela, questa alternativa, spesso sono gli stessi ragazzi, come i volontari tra gli 11 e i 18 anni del festival "Mare di Libri" di Rimini. Sono proprio loro, in un bellissimo libro, "Ci piace leggere!" (Add Editore, 2018) a parlare delle letture che hanno amato - da Jane Austen a Stephen King - del perché le hanno apprezzate, delle riflessioni che li hanno stimolati.

Al di là delle logiche di mercato, nelle classi, nelle interviste, agli eventi, i ragazzi ci stanno dicendo che sanno scegliere: hanno bisogno di imparare a usare una bussola, ma poi sanno orientarsi. Dunque, oltre a regalare 500 euro di bonus da spendere per la qualunque, sarebbe utile far spendere quei soldi ai giovani in un contesto in cui possano confrontarsi anche con persone competenti e di cui si fidano. Non quelle che, oggi, li lasciano soli davanti a TikTok.

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