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Martedì, 23 Aprile 2024

L'editoriale

Maria Cafagna

Editorialista

Perché la manifestazione di soli uomini contro il femminicidio non serve

L’opinione pubblica è ancora scossa dal femminicidio di Giorgia Tramontano. Anche la politica si è unita al cordoglio e alla rabbia che ancora oggi serpeggia per il paese man mano che le indagini stanno aggravando la posizione di Alessandro Impagnatiello. Unanime è stata la condanna da parte del Governo.

La ministra per le pari opportunità Eugenia Roccella ha subito annunciato un pacchetto di misure per il contrasto alla violenza di genere. Un atto su cui si è detta disposta a dialogare con le opposizioni a patto che, come si legge nella sua lettera al quotidiano La Stampa, si intervenga in maniera decisa anche contro la gestazione per altri ritenuta da Roccella l’ennesima manifestazione di violenza contro le donne: “Non si può far finta di non vedere la matrice comune che connette vecchie e nuove forme di controllo del corpo femminile” ha detto la ministra per poi manifestare la sua personali solidarietà alla scrittrice J.K. Rowling per le sue esternazioni contro la comunità transgender.

Sul femminicidio di Tramontano si è espressa anche la seconda carica dello Stato, ovvero il presidente del Senato Ignazio La Russa. In un’intervista al programma L’Aria che tira, La Russa ha dichiarato che intende "raddoppiare il numero dei Carabinieri, ora sono 600 che si occupano dei reati di genere: ne togliamo 5 per ogni altro settore e li portiamo da 600 a 1.200. Gliel'ho detto ai Carabinieri. Ma non basta - e ha aggiunto - Mi veniva voglia, ma so che verrebbe interpretata male, di indire una manifestazione di soli uomini perché il femminicidio è una questione di uomini. Io vorrei vedere una manifestazione di uomini per far capire che c'è bisogno che noi uomini prendiamo coscienza" . Secondo La Russa, è necessario "un segnale debba partire da noi e dalle famiglie. Il rispetto per le donne nasce in famiglia". Come? Secondo La Russa: "Se un genitore vede il figlio che manca di rispetto a una ragazza, penso che si debba tiragli un ceffone, forte. Se lo ricorderà".

Come indicano diversi studi, molto spesso la propensione alla violenza si apprende in famiglia ed è per questo che i “ceffoni” non rientrano da tempo nei metodi educativi consigliati dagli esperti che, al contrario, consigliano di non ricorrere ad alcun tipo di manifestazione di violenza - né fisica, né tanto meno verbale - per non incorrere il rischio di emulazione da parte del minore.

Ma non è stata questa l’unica dichiarazione problematica di La Russa. L’intento di indire una manifestazione di soli uomini è stato accolto favorevolmente dalle opposizioni, ma di per sé rischia di essere l’ennesima inutile sfilata di nastri colorati e scarpette rosse. Anni fa, grazie al lavoro dell’ex ministra Mara Carfagna e dell’ex Presidente della Camera Laura Boldrini, sono state iniziative come queste ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla violenza di genere. Si trattava, appunto, di iniziative del valore simbolico che hanno il merito di aver contribuito ad aprire una discussione del Paese, seppur accompagnate dalle solite polemiche.

A cosa serve, oggi, un’iniziativa simbolica per giunta con protagonisti gli uomini? A cosa serve inscenare il cordoglio se a questa iniziativa non segue una grossa presa di coscienza generale sulle storture sistemiche che portano al femminicidio?

Per fortuna oggi episodi di violenza fisica vengono condannati all’unanimità nonostante si alzi sempre qualche sgradevole voce che tende a sminuire le responsabilità degli assassini; non si contano poi i casi di vittimizzazione secondaria, ovvero quando alla vittima viene imputata parte della responsabilità della violenza subita (non sono mancati nemmeno nel caso di Giulia Tramontano).

Si intervenga nelle scuole, con corsi sull’affettività e sulla sessualità 

Ma la violenza fisica ha radici che affondano nel desiderio di controllo sulla vita delle donne da parte dei maschi e si riflette in un sistema familiare che, ancora oggi, vede le donne in posizione subordinata rispetto al proprio compagno: basti pensare alle disparità dei congedi parentali, ai dati sulla disoccupazione femminile - soprattutto al sud - e alla mancanza di nidi e servizi sociali che alleggeriscano il lavoro di cura, ancora oggi a carico soprattutto delle donne.

Le donne non si ammazzano né tanto meno si picchiano, ma non si abusa nemmeno di loro sul lavoro, non si pagano meno dei loro colleghi maschi a parità di mansione - lo dice anche la nostra Costituzione - e hanno il diritto di autodeterminarsi come vogliono nel rispetto della legge.

Autodeterminazione che a loro viene spesso negata se sono omosessuali, migranti, transessuali, se vogliono abortire. Si dovrebbe intervenire a scuola con corsi sull’affettività e sulla sessualità, ma anche in televisione, soprattutto quella di Stato, con trasmissioni e programmi che possano portare il pubblico a interrogarsi sulle storture del sistema patriarcale ed eteronormato in cui viviamo.

Di tutto questo, temo, non si sentirà parlare nella manifestazione indetta da Ignazio La Russa e sarebbe il compito delle opposizioni sottolineare l’ipocrisia di chi si dice pronto a intervenire solo dopo che è stato rinvenuto un cadavere.

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