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Venerdì, 19 Aprile 2024

Tommaso Lecca

Giornalista

Il 'metodo Meloni' non funziona a Bruxelles

Chi troppo vuole nulla stringe. Terminata la luna di miele con Bruxelles, Giorgia Meloni attacca da settimane la politica 'green' della Commissione europea, soprattutto su case e auto. La premier insiste anche sulla condivisione europea della gestione dei migranti irregolari e sulle modifiche al Patto di stabilità in modo da escludere certi investimenti dal saldo del deficit. E ancora: Meloni ha rispedito al mittente tutti gli appelli sulla riforma del Mes, ratificata da tutta l'Eurozona tranne che dall'Italia, chiedendo modifiche a un testo che Bruxelles preme per far entrare in vigore al più presto così com'è, visto un contesto finanziario ben poco rassicurante. E l'elenco dei tavoli di 'confronto' con l'Ue aperti dal governo di Roma non si ferma qui.

Amici nemici, le sfide incrociate al Vertice Ue 

Puntare su tanti obiettivi può essere la strategia giusta in un momento di concordia tra gli altri leader Ue per portare a casa tanti risultati da poter nascondere le eventuali sconfitte. Ma quanto emerge dal Consiglio europeo di giovedì e venerdì scorso dimostra che il clima è cambiato. L'unità tra i leader europei - trovata durante la pandemia e ritrovata con lo scoppio della guerra in Ucraina - sta infatti venendo a mancare su diversi temi. 

A Bruxelles la svolta sui migranti non c'è, nulla di fatto per Meloni

Dai sussidi al settore energetico (che dividono Francia e Germania) al futuro della governance finanziaria europea (che ripropone la solita rivalità tra Sud Europa e Paesi 'frugali') passando per il destino del comparto dell'auto europeo, i dossier politicamente sensibili continuano ad accumularsi. E mentre l'Italia punta su tanti obiettivi, per alcuni dei quali si limita a fare una mera opposizione alle scelte di Bruxelles, altri Paesi scelgono in maniera più mirata su cosa spendersi scommettendo tutto sui tavoli diplomatici dove, in fin dei conti, vengono scritti i testi finali delle direttive.

La sfida tedesca sulle auto

Olaf Scholz si sta dimostrando un maestro nella selezione delle sue battaglie da portare in Ue ribaltando a vantaggio dell'industria tedesca la partita sullo stop ai motori a combustione. Quando al divieto di vendita di auto con motori termici mancava la sola conferma dei governi nazionali del testo precedentemente concordato, Berlino ha sfruttato l'opposizione di alcuni Paesi rimasti in minoranza (tra cui l'Italia) per far valere il proprio peso nel voto a maggioranza qualificata (55% degli Stati membri e 65% della popolazione Ue). Minacciando il suo no, che avrebbe fatto naufragare anni di negoziato, Scholz è riuscito ad aprire una trattativa in extremis con la Commissione europea per inserire tra le deroghe al provvedimento i motori alimentati a efuel, un nuovo tipo di carburante sintetico sul quale la Germania sta puntando per dare un futuro al suo comparto dell'auto 'tradizionale'. L'Italia, che punta invece ai cosiddetti biocarburanti, per il momento non è riuscita nemmeno a farsi coinvolgere nella trattativa tra Bruxelles e Berlino. 

Pressing di Macron sul nucleare

Emmanuel Macron è un altro leader che si sta concentrando maggiormente su un solo tema ai tavoli Ue, anche al costo di scontrarsi con la Germania. Il presidente francese è infatti tornato a chiedere l'inserimento dell'energia nucleare tra le fonti pulite da sussidiare con fondi Ue previsti dalla nuova strategia industriale, il Net-zero industry act. Paradossalmente, Parigi invoca a difesa del nucleare lo stesso principio di neutralità tecnologica adoperato da Berlino per difendere i motori a combustione alimentati con gli efuel, basandosi sul contributo delle centrali nella produzione energetica senza CO2. Alla riunione dei leader Ue, come riportato dalla stampa internazionale, si è consumato un vero e proprio scontro tra Macron e Scholz sul tema, ma non è stata ancora presa alcuna decisione. La battaglia è stata rinviata al passaggio del Net zero industry act al Consiglio e al Parlamento europeo, dove la Francia e gli altri Paesi 'nuclearisti' cercheranno di strappare un compromesso con la Germania e gli altri governi per ora contrari a sussidiare la produzione di energia dell'atomo di vecchia generazione. E non è escluso che tra Parigi e Berlino si possa arrivare a una quadra proprio sui due temi scelti dai leader, ovvero auto e nucleare.

L'Italia punta tutto sui migranti

E Meloni? Nonostante tutti i fronti aperti dalla premier si fa davvero fatica a trovare un punto sul quale l'Italia ha possibilità di ottenere qualcosa di concreto. Sul tema dei migranti, usato come cavallo di battaglia per due vertici consecutivi, Meloni ha ricevuto tante rassicurazioni sulla determinazione Ue a non lasciare l'Italia da sola di fronte alle possibili nuove ondate di arrivi, a partire da quella prevista dalla Tunisia. Ma questo "sostegno" si limiterà alla cosiddetta dimensione esterna del fenomeno migratorio, quindi a lavorare con i Paesi di origine e transito dei migranti per evitare le partenze. Resta invece fuori discussione che i migranti che arrivano in Italia dovranno restare nella penisola. Paradossalmente, il nuovo Patto Ue sulla migrazione e l'asilo, proposto da Bruxelles come soluzione al caos attuale sugli arrivi, prevede disposizioni che rafforzano la responsabilità degli Stati membri nell'identificazione dei migranti e dunque nella trattazione nel primo Paese di arrivo delle eventuali domande d'asilo e procedure di rimpatrio. Non proprio una bella notizia per l'Italia. 

La battaglia trascurata

E mentre la premier ha scelto come 'tema forte' quello sulla migrazione - sul quale, storicamente, l'Italia incontra grosse difficoltà ad ottenere risultati - le altre trattative sulle quali avrebbe più possibilità di successo vengono trascurate proprio da Roma. Il Patto di stabilità è l'esempio più chiaro di una partita sulla quale il governo italiano non ha ancora alzato la voce, rischiando un disastroso ritorno alle norme di stabilità che per l'Italia si tradurrebbero in una drastica sterzata verso l'austerity. E con le altre rivalità incrociate sarà davvero difficile strappare un compromesso last-minute favorevole all'Italia.

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