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Martedì, 16 Aprile 2024

Giulia Averaimo

Social media

Sembra il logo di un canale televisivo per bambini

Purtroppo non posso articolare le mie idee e/o mi astengo dall'esprimermi come farebbe un graphic designer professionista (e frustrato a ragione) per descrivere l’insensatezza di uno scarabocchio simile, che dovrebbe essere innanzitutto un logo e in questo caso con la grande responsabilità di rappresentare l’identità formale del “Ministro dell’Istruzione e del Merito”. Poi mi sono detta "provo a fare un Deconstructing Logo Design", però mi sono anche ricordata che questa pratica è impiegata per studiare i loghi e in genere applicata al fine di esaltarne le qualità (positive) e per indicare i criteri di scelta degli elementi e il modo in cui interagiscono tra loro per trasmettere il valore di un marchio. Se è vero che il design riflette il modus vivendi della società contemporanea a esso associata, stiamo messi male, ma proprio assai perché i cambiamenti, i restyling migliori, sono quelli che non imprimono una sensazione di caos, di disordine, ma incarnano flessibilità e adattabilità.

Nel caso del nuovo logo del "MIM", che avrebbe dovuto preservare un design misurato e minimalista, non riesco nemmeno a percepire l'estremo sforzo di quei designer che si spingono oltre il limite per cercare di liberarsi da un fardello culturale indesiderato. Questo logo bombato e distorto manca di equilibrio, persino il vecchio e caro WordArt avrebbe potuto fare di meglio; credo sia ingiustificabile lavorare su una comunicazione così importante senza adottare l’approccio ortodosso necessario che si richiederebbe a un’istituzione del genere. Ovvero quello di comunicare una sensazione di stabilità, fiducia e familiarità con elementi grafici che il pubblico possa riconoscere facilmente e associare a un’immagine di lunga data o a un settore consolidato evitando deviazioni e innovazioni significative.

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E invece non riesco a individuare alcun aspetto positivo in questo logo che sembra sia stato distorto dalla fotocamera di una GoPro. Quei tondeggiamenti, che non riesco a definire come aulici arrotondamenti leggermente esitanti, sembrano voler escludere intenzionalmente una vasta fetta di italiani che sono parte integrante del sistema scolastico, con un chiaro riferimento a catturare l’attenzione di bambini che frequentano la scuola della prima infanzia e che manco sanno cosa sia un ministero. Non ci trovo nemmeno la volontà di rendere le lettere arrotondate invitanti e graziose, poiché quella di destra non ha nemmeno le stesse proporzioni di quella di sinistra, con la “I” di Istruzione spostata sull’area sinistra più che al centro.

Il logo sbilanciato

Manco fosse stato un artista longobardo in epoca medievale a creare un logo così sbilanciato, che poverini mi hanno fatto sempre una tenerezza per via della loro incapacità di emulare la raffinata arte del mondo classico, contribuendo così a creare quelli che furono definiti i “secoli bui” anche per l’arte e la cultura. Non trovate che questo paragone sia attualissimo? E che parliamo a fare dei colori scelti che sembrano riflettere quelli dei partiti di maggioranza? Chiunque si sarebbe aspettato un blu elegante e ministeriale, invece navigando tra i colori pantone, l’azzurro vivido, quasi choc, che hanno scelto vuole essere proprio amichevole in maniera genuina, quasi verace, per la serie "frat’ ‘a me”, e ci sono riusciti probabilmente poiché nel database di colori più vasto del mondo sono riuscita a individuarlo: si avvicina al codice colore denominato “blithe”, che tradotto in italiano significa “allegro”.

In definitiva in questa ‘composizione’ non c’è aria, la sensazione e la scena che si fa largo nella mia testa è quella di affollamento e/o di spingimento di cristiani cinesi (ma anche italiani) nei vagoni della metro che ti fanno arrivare in ritardo a lavoro e, di conseguenza, a scuola! Nel settore grafico esistono delle regole che vanno rispettate, non ci si può limitare a creare icone, inoltre fuori standard, per far “venire meno nelle cuciture” anche le carte intestate sulle quali andrà apposto un simbolo che non doveva nemmeno essere una forma (o il suo tentativo di esserlo), ma qualcosa di più lineare. Credo non abbiano sviluppato nemmeno la forma in negativo e in positivo del logo, di solito sono queste declinazioni che lasciano intuire la riuscita di un progetto grafico. E invece accontentiamoci di un’identità visiva che sarebbe potuta andar bene come logo di un canale televisivo per bambini, che sembra proprio dire e fare: “Boing!”

P.S. nell'ultima immagine ironizzo. In un'epoca oscurata dai bagliori e i fumi della guerra, l'arte longobarda è l'opposto della mimesis classica, la indebolisce spostando l'accento dall'uomo alla natura e ai simboli di fede deformando luoghi e forme; è un tipo di corrente che farà sempre parte di una vasta produzione artistica e di una testimonianza storica importante dopo la caduta dell'impero Romano, dalla nascita dell'arte paleocristiana agli sviluppi di quella carolingia. La “bruttezza” dell’arte altomedioevale è un’estasi decadente infinitamente seducente e bella nel suo tentativo di conformarsi a un mondo stilisticamente evoluto violando tuttavia ogni canone classico, eppure, in qualche modo, ha lasciato un segno a suo modo positivo anche se scusate, non ce la faccio… è troppa l’assonanza negativa al nuovo logo del ministero. Lo spazio e il volume non sono presi in considerazione e le proporzioni, proprio come per i longobardi, non sono rapportate al soggetto ma alle caratteristiche del supporto (in questo caso una card come foto profilo di una pagina social) in cui trovo una corrispondenza compositiva ai criteri dell’horror vacui, ovvero la tendenza a riempire ogni spazio senza lasciare vuoti fino a distorcere le forme, come nel circolo immaginario in cui è rinchiuso il “MIM”.

Aiuto!

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