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Venerdì, 19 Aprile 2024

Parità di genere

Anna Dazzan

Giornalista

La molestia non è dell'alpino, ma dell'uomo ignorante

Volevo prendermi qualche istante per ringraziare tutti quegli uomini - tra cui colleghi giornalisti - che, in queste ultime settimane, si sono spesi per capire cosa sia successo a Rimini, durante l’Adunata degli alpini del 2022, e cosa sarebbe potuto succedere a Udine. Così tanta attenzione ci voleva, peccato che gli alpini non la pensino allo stesso modo. E, come loro, moltissime altre persone tra cui, ovviamente, anche tante donne. Peccato altresì, che un’attenzione così morbosa sia stata riservata al tema delle molestie di genere soltanto nella misura in cui di mezzo c’era un corpo, quello sì, davvero intoccabile: quello degli alpini.

Le mani addosso ce le mettono da sempre

Allora sì, ringrazio ma altresì chiedo: dove eravate tutte le altre volte? Guardate che le mani addosso ce le mettono da sempre, non è perché lo fa (o si presume lo abbia fatto) un alpino allora è più grave. Se vogliamo parlare del caso specifico, però, di cose ce ne sono molte da dire. Prendiamo una festa, facciamola a primavera, facciamoci partecipare centinaia di migliaia di persone in prevalenza maschi e innaffiamola con litri e litri di alcol. Se a questo punto il primo pensiero che vi viene in mente è “beh, è normale che qualcosa succeda”, allora sì, c’è un problema. E va affrontato seriamente. Ci penso dall’anno scorso, da quando si è cominciato a parlare di “alpini molestatori”. C’era già qualcosa che strideva, in me.

Poi ho capito: a molestare non è l’alpino in quanto tale, ma la persona. È come quando si parla di disabilità: ho imparato ormai da anni a togliere dal mio vocabolario la parola “disabile” e, se e quando necessario, sostituirla con la locuzione “persona con disabilità” perché non possiamo essere definiti e definire solo per uno degli aspetti che compongono il nostro essere. E dunque non è l’alpino che molesta, ma l’uomo. E non è nemmeno l’ubriaco, che molesta. È pieno di uomini per bene che anche dopo aver bevuto mai si sognerebbero di palpare culi o rivolgersi volgarmente a chicchessia. No. È l’uomo, l’uomo ignorante. L’uomo maleducato. L’uomo arrogante. L’uomo stronzo. E non chiedo scusa per il termine. Se poi ci aggiungiamo pure l’uomo debole, perché sopraffatto dalle regole del branco, allora il quadro è completo.

In Italia manca un'educazione alla parità di genere

La spiegazione dei fatti di Rimini, quando c’è stata, è stata bene o male confinata nell’eccesso, di alcol e testosterone. Invece, a ben vedere, la molestia non è un’etichetta da appiccicare così nello specifico, è un attributo che vale per una categoria abbastanza generica, ovvero quella delle “cattive persone”, se così vogliamo minimizzarla. In Italia non solo manca da sempre un’educazione alla parità di genere, ma soprattutto regna incontrastato un sottobosco di atteggiamenti maschilisti, pronti ad essere giustificati, ridimensionati, ignorati e sminuiti. È ovvio che tutto ciò rappresenta un problema da affrontare soltanto quando lo si percepisce tale da tutte le parti in causa: il machismo ha un problema con sé stesso, perché si autoassolve dalla necessità del consenso. Ed è per questo che ringrazio gli uomini che hanno cercato di capire. Davvero, grazie. Ora, però, cercate di farlo anche allo stadio, per strada, in discoteca, nelle stazioni, alle sagre, sui mezzi. Sempre e ovunque. 

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