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Martedì, 23 Aprile 2024

Il caso del neonato soffocato a Roma

Romina Disconzi

Giornalista VicenzaToday

Perché una mamma non può avere il diritto di essere stanca?

"Si addormenta mentre allatta, neonato muore soffocato". Ha fatto il giro della rete, e non solo, il fatto accaduto nella capitale e che ha portato alla morte di una piccola vita. Un fatto così toglie il fiato, un fatto del genere porta a sedersi e riflettere, un fatto del genere scuote l'opinione pubblica ma genera anche un chiacchiericcio che, in situazioni come questa, non dovrebbe esistere. Facile parlare, facile sparare sentenze, facile mettere alla gogna una madre che dopo 9 mesi di attesa, di ormoni impazziti, di pianti isterici, di equilibri scardinati si trova a vivere l'avventura più bella e totalizzante, quella di mettere al mondo una vita. Da quella stessa madre ci si aspetta che sia in grado di far tutto, che risponda prontamente e a comando ai bisogni del bambino, che abbia un innato senso materno che, come una sorta di supereroina passi dalla sala travaglio al co-sleeping con il figlio senza problemi.

Eppure, una madre è in primis una donna. Una donna che può essere stanca dopo il travaglio, che può sentirsi devastata dal dolore lancinante del parto, che può sentirti disorientata e che può addormentarsi mentre il piccolo di poche ore grida al mondo le sue paure attraverso un pianto insistente o addirittura, pensando di fargli del bene, lo tiene attaccato a sè tutta la notte e maldestramente lo soffoca con il peso del suo corpo. È vero, tra le prime cose che le ostetriche dicono alle neo mamme c'è proprio l'invito a non tenere nel proprio letto il piccolo perché alle volte basta un attimo.

In situazione come questa è ovvio e normale pensare a quella vita spezzata sul nascere ma a quella mamma chi ci pensa? Lei è la stessa che per nove mesi ha messo il suo corpo "a disposizione", che per nove mesi ha sognato il volto del suo piccolo, che per nove mesi ha pensato che proprio allattando il suo piccolo sarebbe diventato grande e forte e non che avrebbe potuto soffocarlo con il peso del suo corpo.

Negli ultimi anni gli ospedali spingono sempre più verso l'allattamento al seno, per tutti i benefici che può portare, ma non sempre viene detto quanto è difficile e sfiancante, soprattutto nei primi giorni di vita. Ci sono madri che pur di rispondere alle esigenze del proprio piccolo mettono il loro seno "a disposizione" 24 ore al giorno. Ci sono madri che vanno in ansia quando il latte non sembra "arrivare" e che si mettono in discussione quasi a colpevolizzarsi. Ebbene si, questo è il rovescio della medaglia di uno dei momenti più magici della propria vita.

Il diritto di essere stanca

E lo sa bene Giorgia Mosca, che di figli ne ha messi al mondo 8. Da qualche anno è diventata punto di riferimento delle madri, semplicemente raccontandosi attraverso i social. Ha aperto un profilo Instagram (@6voltemamma) e quotidianamente racconta gioie e dolori dell'essere madre agli oltre 160mila followers. Di fronte a quanto accaduto nella capitale, non se l'è sentita di rimanere in silenzio: "Ho pensato molto se fare queste storie o lasciare stare - ha raccontato - sono rimasta sconvolta davanti alla notizia del bambino di Roma... Mi sono arrabbiata: possibile che una mamma non abbia diritto di essere stanca? non abbia il diritto di dire ho bisogno di chiedere aiuto? Perché sei mamma e ti devi arrangiare, devi impare subito... Devi allattare perché è la cosa più naturale di questo mondo, devi tenerti il bambino attaccato perché più lo tieni attaccato e più ti arriva il latte, però non hai il diritto di essere stanca, di sentire male, di stare male".

E porta ad esempio il suo vissuto: "Una volta c'era il nido in ospedale... Stavo pensando a più di 16 anni fa, quando ho partorito Giulia (la primogenita), ero stravolta, pensavo di aver compiuto la missione più faticosa del mondo e mi sentivo fortissima ma al tempo stesso ero stanchissima. Ricordo che la puericultrice venne in stanza e mi disse: 'Mamma questa notte vuoi tenere la bambina qui con te o vuoi che la teniamo al nido?' (e a stento trattiene le lacrime) e io non so mi sentivo anche male a dire tenetela voi, avevo vergogna a dire tenetela voi, le ho detto mi dica lei e lei rispose: 'Mamma dormi, te la porto su io quando ha fame' adesso non è più così: ora rooming in, co-sleeping... Non vorrei che passasse un messaggio sbagliato... Diamo un sostegno a queste mamme, diamo una persona che possa stare vicino a queste mamme, quella mamma diventa mamma per la prima volta, quella mamma potevo essere io, poteva essere chiunque, essere stanca è normale".

Riflessione condivisa e condivisbile perché una mamma ha il diritto di essere aiutata e non deve essere giudicata.



Nel podcast in basso, un approfondimento della redazione di RomaToday: "Il caso del neonato morto a Roma e il dibattito sul rooming in"



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