Quelle palpatine così, per scherzo
Da qualche giorno si discute molto della polemica relativa all'assoluzione di un bidello accusato di violenza sessuale per aver palpeggiato una studentessa. Il contatto sarebbe durato "tra i 5 e i 10 secondi", quindi troppo poco per essere considerato un comportamento da sanzionare penalmente, come spiegato dai quotidiani che ne hanno dato notizia. Sebbene tecnicamente le motivazioni della sentenza siano diverse da quelle esposte in modo molto riassuntivo dalla stampa generalista, ciò che colpisce nella lettura delle motivazioni della sentenza di primo grado è il ragionamento che ha portato il giudice a disporre l'assoluzione. In parole povere: il problema è l'atteggiamento che, purtroppo, ancora troppi hanno nei confronti di questo tipo di reati.
"Era solo uno scherzo"
Ripercorriamo brevemente i fatti: la studentessa vittima del palpeggiamento ha denunciato di aver sentito "da dietro delle mani entrarle nei pantaloni, sotto gli slip" e che le mani del bidello avrebbero toccato i glutei e successivamente afferrato la ragazza per le mutandine, "sollevandola di circa 2 centimetri" per circa 5/10 secondi. Nella sua testimonianza, la studentessa ha inoltre raccontato che il bidello era solito chiamarla "amore" e che "aveva avuto atteggiamenti simili anche con altre ragazze". Il bidello ha ammesso di aver palpeggiato la ragazza, ma di averlo fatto solamente per scherzo, negando di averle infilato le mani sotto i pantaloni e gli slip.
Nonostante l'ammissione, i giudici hanno tuttavia ritenuto di non avere prove sufficienti per condannare l'imputato perché, nonostante la condotta costituisca sicuramente il reato di violenza sessuale, non sarebbe dimostrabile l'intenzione di commettere il reato. In parole semplici: non si sa se l'abbia fatto volontariamente o per errore. La durata del contatto è solo uno degli elementi presi in considerazione per arrivare all'assoluzione di primo grado, ma ciò che sconcerta della sentenza è che, nonostante l'ammissione del gesto, i giudici abbiano ritenuto convincente la difesa del bidello.
Insomma, non basta che il gesto sia stato compiuto e ammesso, secondo i giudici è più importante dimostrare la reale intenzionalità del gesto, elemento che però è difficilmente comprovabile con certezza e solidità, non trattandosi di un reato che può lasciare tracce materiali.
C'è sempre una scusa
Ecco, ciò che lascia attoniti di questa sentenza è che per l'ennesima volta la molestia e la violenza sessuale vengano considerate delle condotte che potrebbero avere una giustificazione. Sì, ti ha toccata ma non l'ha fatto apposta. O meglio, non puoi davvero provarlo a meno che chi ti ha palpeggiato non abbia la coscienza di ammettere l'intento malevolo. E allora, la domanda sorge spontanea: come può una persona difendersi da questi reati odiosi? Come può trovare giustizia? Come può trovare il coraggio di affrontare un processo in tribunale, consapevole del fatto che, come troppo spesso accade, potrebbe ritrovarsi sul banco degli imputati, con tanto di stile di vita e moralità scandagliata nei minimi particolari per verificare se per caso non possa aver assunto atteggiamenti troppo libertini per essere considerata davvero una vittima innocente, per il solo fatto di aver osato denunciare?
Ci si domanda spesso per quale motivo molte donne non denuncino questi reati - oppure si colpevolizzano quelle che, invece, ci mettono parecchio tempo a sporgere denuncia – ma la risposta a questo quesito è piuttosto semplice e spesso si trova tra le righe di questo tipo di sentenze. Oppure tra le parole dell'ufficiale di polizia che, magari, nell'atto di raccogliere la denuncia commenta con un laconico "ma sì, sono cose che possono succedere, non sembra un fatto grave". Accade molto più spesso di quanto si possa anche solo immaginare.
Perché, ecco, il vero problema, ancora oggi, è la mentalità radicata che porta a pensare che certe prese di posizione, difese o denunce siano solamente pretestuose, frutto del fatto che le donne di oggi siano molto più propense al vittimismo rispetto a quelle del passato, quelle donne che per effetto di una malsana educazione patriarcale, sia dal punto di vista sentimentale che sessuale, per troppi decenni hanno considerato normali e perpetrato comportamenti che normali non avrebbero mai dovuto essere considerati minimamente accettabili.