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Venerdì, 19 Aprile 2024

Il commento

Graziella Lombardo

Perché il ponte sullo Stretto è un disastro annunciato

Il decreto è appena firmato ma è già tempo di scontri tra la premier e Salvini su chi dovrà gestire l’operazione ponte sullo Stretto. La stampa parla di trattativa fra Meloni e Berlusconi che esclude il ministro della Lega.

"Un'americanata"

Non è ancora chiaro su chi ricadrà la scelta ma di certo Berlusconi ha esperienza da vendere sulla questione delle nomine per il ponte. È lui che nel 2002 ha chiamato a gestire “l’imminente” realizzazione due persone come l'ex responsabile della protezione civile Giuseppe Zamberletti e il manager Pietro Ciucci. Zamberletti noto al grande pubblico per la sua capacità a gestire i traumi post- terremoto; l’esperto dal nome pediatrico Ciucci per l’abilità a privatizzare pezzi dello Stato.

Non erano nomine a caso. Perché quello del ponte ieri come oggi è un terremoto mirato alla privatizzazione di un pezzo importantissimo dello Stato italiano sta per abbattersi sulla Sicilia. È una catastrofe annunciata. Dove si scontrano due culture: sviluppo e sottosviluppo. Un territorio a vocazione turistica come la Sicilia non ha certo bisogno di un'americanata per cambiare rotta.

Glielo spiega bene il Wwf che l’opera è fallimentare, con elevatissimi e insostenibili costi ambientali, sociali ed economico -finanziari ma soprattutto ricorda al Governo Meloni che ha fatto i conti senza l’oste: ritiene che la strada sia spianata ma il General Contractor Eurolink (capeggiato da Webuild) che ha progettato il ponte sospeso a unica campata e doppio impalcato stradale e ferroviario, che si vuole rilanciare, non ha mai prodotto gli approfondimenti tecnici ed economico- finanziari sul progetto definitivo redatto nel 2010 e richiesti a suo tempo dal Governo Monti nel 2013, né il progetto ha mai superato la fase conclusiva di valutazione di impatto ambientale.

Opera a carico della finanza pubblica

In più: a fronte dall’oneroso costo prudenziale dell’opera di 8,5 miliardi di euro, stima del 2010, il project financing è stato escluso nel 2021 dal gruppo di lavoro nominato dall’allora ministro alle infrastrutture Giovannini perché appare evidente che la brevità del percorso di attraversamento e delle relative opere connesse non consente di prevedere un numero di pedaggi a carico degli utenti in grado di consentire un’operazione di project financing: d’altra parte coloro che ogni giorno si muovono tra le due sponde non sono più di 4.500 persone e il 76,2% degli spostamenti dei passeggeri è locale e senza auto al seguito. Il che comporta che la realizzazione di un’opera così costosa sia in fase di cantiere che a regime sia interamente a carico della finanza pubblica.

Ponte sullo Stretto (ma senza soldi): il governo Meloni scommette alla cieca

Per non parlare poi del fatto che tutta l’area dello Stretto di Messina è sostanzialmente ricompresa in due importantissime Zone di Protezione Speciale tanto che la commissione VIA del ministero nel 2013 diede parere negativo proprio a tutela dello Stretto di Messina, importantissimo luogo di transito per l’avifauna e per i mammiferi marini, dove si concentra una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo. Lo sviluppo non può essere interpretato come violenza sul territorio e sui cittadini. I fallimenti degli ultimi cinquan’anni, dalle valigie sfatte della Pirelli a quelle dell'Italcementi e di Enichem, devono pur aver insegnato qualcosa. Quantomeno che le scommesse bisogna lasciarle alla Borsa e ai giocatori di azzardo. Che non c’è bisogno di un’opera littoria e propagandistica, né di cattedrali nel deserto, di un ponte - come disse Vendola - che unisce due miserie, ma di sviluppo economicamente sostenibile.

Prepariamoci a difendere la dignità della nostra terra.

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