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Venerdì, 19 Aprile 2024

Vincenzo Sbrizzi

Giornalista

Fratellini uccisi dal padre, fino a che punto può arrivare la violenza di un uomo contro una donna

È un racconto straziante quello che ha fatto Roberta Calzarotto, la madre di Francesca e Pietro, i due ragazzini di 15 e 13 anni uccisi dal suo ex marito Alessandro Pontin. In un'intervista a Repubblica la donna ha spiegato la genesi di quella che era una tragedia annunciata se solo qualcuno avesse ascoltato le sue denunce. Secondo la donna, l'ex marito era un violento e proprio questo sarebbe stato alla base della loro separazione. Violenza che è cominciata subito dopo il matrimonio e che ha portato alla fine della loro storia.

Aggressività che lui mostrava solo tra le mura di casa e che invece non manifestava all'esterno. Circostanza che Roberta ha provato a raccontare anche alle forze dell'ordine che però non l'hanno creduta. La donna aveva scovato degli indizi di ciò che sarebbe potuto succedere vivendo gli atteggiamenti del consorte che però non aveva usato violenze gravi contro la donna tanto da giustificare l'azione degli uomini in divisa. Secondo Roberta l'uomo avrebbe ucciso i due ragazzini per punire lei, perché sapeva che era tutto quello che aveva. Lo ha fatto nella maniera più violenta possibile, a coltellate. Un delitto di cui il corridoio di casa porta ancora i segni e ne descrive chiaramente la dinamica.

Pontin aveva trascorso la giornata insieme ai due figli. Una giornata tranquilla in famiglia che si era conclusa con una cena fuori e la promessa che il giorno dopo sarebbero andati a pranzo dalla nonna. Poi l'uomo si è svegliato all'alba e ha realizzato un delitto che definire efferato è poco. È entrato nella stanza dei ragazzini e ha cominciato a colpire a coltellate. I piccoli hanno probabilmente tentato la fuga nel lungo corridoio di quattro metri provando ad arrivare alla porta. Non si è fermato nemmeno a vederli scappare e ha continuato a colpirli fino a uccidere entrambi. Poi, con viltà, si è puntato il coltello contro e si è ucciso.

Questo delitto spiega fino a dove può spingersi un uomo pur di punire la “propria” donna. Racconta quanto possa essere malato un rapporto tanto da voler colpire trasversalmente una donna addirittura colpendo il sangue del proprio sangue. Ma soprattutto spiega che rispetto alla violenza sulle donne la nostra legislazione è ancora lacunosa. “Una donna deve presentarsi con il volto coperto di sangue per poter fare una denuncia” ha detto Roberta spiegando con poche parole quanto siamo impreparati di fronte al fenomeno della violenza di genere come sistema. Ma soprattutto quanto ancora poco riesca a fare la giustizia di fronte a situazioni del genere che spesso vengono derubricate a “crisi di coppia” e litigiosità tra ex da redimere in tribunale. La realtà è che cova una violenza sotto le ceneri del rapporto che può portare anche a questo e purtroppo noi come società non sappiamo ancora come difenderci.

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