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Venerdì, 19 Aprile 2024

Gianluca Anoè

Giornalista

No, robot e Ai non ci ruberanno il lavoro

Il dibattito intorno all'impatto dell'intelligenza artificiale sul mondo del lavoro ha avuto una decisa impennata negli ultimi mesi, più o meno da quando, a fine 2022, ha cominciato a imperversare il fenomeno ChatGpt (il cui servizio è ancora sospeso in Italia). Non siamo ancora a livelli da psicosi, ma non è così strano che in molti si siano già posti la fatidica domanda ma i robot ci ruberanno il lavoro? La verità è che sì, macchine più o meno pensanti sostituiranno progressivamente l'uomo in diverse mansioni - soprattutto quelle più faticose o automatizzate - ma nuove professioni nasceranno o stanno già nascendo, è una normale evoluzione che va avanti dai tempi della scoperta del fuoco e dell'invenzione della ruota. Inutile stupirsi o preoccuparsi più del necessario.

Se rivoluzione sarà, non sarà immediata. Tradotto: ci sarà tempo per adattarsi a una progressione costante, che stravolgerà il mondo senza stravolgerci. Antipasti di futuro, già ci sono: lo scorso mese di dicembre a White Settlement, sobborgo di Fort Worth in Texas, ha aperto il primo McDonald's automatizzato. Quasi tutte le mansioni sono gestite dalle macchine, e i pochi lavoratori impiegati nel ristorante non hanno contatti, nemmeno visivi, con la clientela. L'ordine si effettua tramite smartphone o totem in loco (e fin qui nulla di strano), gli ordini vengono recapitati al tavolo da camerieri robotizzati e anche la modalità drive through è gestita completamente dalle macchine.

Sarà davvero così il futuro? Forse per i fast food, e a ben vedere potrebbe non essere nemmeno così male: da McDonald's, Burger King o Kfc non si va a ricercare la qualità, bensì cibo a prezzo ridotto che possa soddisfare palato e riempire lo stomaco; non c'è bisogno di un confronto con personale di sala preparato a consigliare il miglior vino da abbinare a una prima o seconda portata. L'empatia dei camerieri con la clientela, in un certo tipo di locali, continuerà a rimanere requisito indispensabile e non sarà sostituita da robot, almeno fino alla produzione in serie di androidi o replicanti.

Questa foto mostra tutti i pericoli dell'intelligenza artificiale

Quello della ristorazione non è l'unico settore al quale si cerca di applicare con successo l'utilizzo dell'intelligenza artificiale. A fine gennaio, Jonah Peretti, amministratore delegato di BuzzFeed, ha annunciato ai propri dipendenti che il sito di news avrebbe cominciato a sfruttare la potenza dei nuovi sistemi informatici per rendere più accattivante una certa tipologia di contenuti per la propria utenza. Altri portali e quotidiani hanno sperimentato, ma i risultati non sono stati quelli sperati. Se si sfrutta l'intelligenza artificiale - almeno ad oggi - per creare contenuti schematici e freddi, la resa è pressoché assicurata, quando alla conoscenza devono sommarsi anche la competenza e la creatività, ecco che il meccanismo comincia a scricchiolare. L'esempio è fornito da Cnet, noto portale online che si occupa di tecnologia a 360 gradi. Negli ultimi mesi, infatti, il sito ha pubblicato decine di articoli scritti da software di intelligenza artificiale, dovendo ricorrere al successivo intervento dei propri redattori per applicare le dovute correzioni ai testi, fino a sospendere del tutto l'esperimento a causa delle lamentele dei lettori. Intelligenza artificiale vs giornalisti: 0-1 e palla al centro.

Tornando alla preoccupazione - presunta o reale - di chi teme che la propria professione possa essere rimpiazzata tout court dalle macchine, c'è da dire che rientra in quel tipo di paura che da sempre ricade nell'alveo del progresso tecnologico. Oggi si parla di intelligenza artificiale e sistemi informatici raffinati, un tempo i timori erano legati allo sviluppo industriale o al diffondersi dei calcolatori e dei computer. Ogni epoca è legata ad un certo tipo di progresso e condizionata da un certo tipo di preoccupazioni, e quella attuale non è da meno. Uno degli esempi più eloquenti è legato al luddismo, la prima fase del movimento operaio britannico, durante il quale i lavoratori si resero protagonisti di reazioni violente per protestare contro l'introduzione delle macchine nel mondo del lavoro, poiché, a loro dire, avrebbero causato disoccupazione. Quella che si configurò come vera e propria rivolta mise a ferro e fuoco fabbriche, in particolare quelle dove si producevano telai e macchinari per la tosatura.

Erano tempi diversi, oggi è impensabile pensare a una 'rivolta luddista' contro il digitale, vuoi per un diverso modo di concepire la realtà, vuoi perché il rischio sarebbe quello di bloccare il mondo. Calza a pennello il pensiero di Mario Rasetti, professore emerito di Fisica teorica al Politecnico di Torino: "Esiste un modo sicuro per tenere sotto controllo l'intelligenza artificiale e le reti digitali, usandole a beneficio di tutti [...] Bisogna riuscire ad adattare l'economia, le politiche sociali e i comportamenti collettivi, utilizzando l'unica macchina che non potrà mai essere eguagliata in termini di intelligenza e potenza computazionale: il cervello umano".

"Esiste un modo sicuro per tenere sotto controllo l'intelligenza artificiale, usandola a beneficio di tutti [...] utilizzando l'unica macchina che non potrà mai essere eguagliata in termini di intelligenza e potenza computazionale: il cervello umano"

Ma come si adatteranno l'economia e il mondo del lavoro? Molto banalmente, come si è sempre fatto: creando nuovi lavori e formando nuovi professionisti; figure che oggi non servirebbero a nulla, ma per le quali fra qualche anno le richieste potrebbero schizzare alle stelle. In un intervento al World Economic Forum, Amanda Russo sosteneva che se è vero che la forza lavoro si sta automatizzando molto più velocemente del previsto, e robot con intelligenza artificiale nei prossimi cinque anni potrebbero sostituire 85 milioni di posti di lavoro, al tempo stesso questa rivoluzione dovrebbe portare alla creazione di 97 milioni di nuove posizioni occupazionali.

Dietro alla tenda, l'uomo e la donna continueranno ad avere un ruolo cruciale nel mondo del lavoro, solo dovranno avere la capacità di adattare le proprie competenze o svilupparne di altre, per stare al passo con i tempi. Gli essere umani, infatti, sono destinati a mantenere il proprio vantaggio comparativo con le macchine, in particolare in quei compiti che prevedono capacità di gestione, consulenza, comunicazione e interazione con gli altri. L'intelligenza artificiale continuerà a simulare l'intelletto umano, e lo farà sempre meglio. Riuscirà a portare a termine certi compiti meglio dell'uomo - questo non deve stupire -, ma non potrà mai prescinderne. In mezzo alla paura di una 'invasione' di robot, molte persone non si rendono conto di quanto le macchine abbisognino dei lavoratori umani per funzionare.

Come in passato, oggi.

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