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Venerdì, 19 Aprile 2024

Stefano Pagliarini

Responsabile redazione

Se Salvini dimentica il quarto comandamento: onora il padre (della Lega)

Matteo Salvini vive una situazione difficile nella sua Lega, dove è tornata ad affacciarsi la (forse neanche troppo) minoranza di chi vorrebbe riportare il partito a essere Lega Nord. L'eurodeputato Angelo Ciocca lo ha spiegato benissimo in una intervista a Today: per qualcuno il piano del movimento nazionale "per Salvini premier" è stato un fallimento. Ora la Lega deve smettere di rappresentare la brutta copia di Fratelli d'Italia, tornando a essere sindacato delle regioni del nord, in contrapposizione a chi ha già puntato forte sul Sud Italia: il Movimento 5 Stelle.

Non è un caso che i malumori stiano emergendo ora. Da tempo la democraticità interna alla Lega era stata sospesa visto che da anni non si vedeva un congresso. "Abbiamo avuto due anni di Covid" ricordano alcuni parlamentari. Qualcuno è anche convinto che le divisioni interne siano solo fantasie dei giornalisti con poche idee su come riempire le pagine. Sarà, ma intanto, fino a un mese fa, il nord era commissariato, con province senza alcun dibattito da quasi cinque anni. È difficile credere che il Covid sia stato il problema. Ha sicuramente pesato ma è stato anche un alibi perfetto.

Soprattutto, a smentire le tesi degli ottimisti, ci sono i risultati dei congressi tenuti fra novembre e dicembre. In Lombardia, Bergamo e Brescia sono state conquistate da candidati di rottura. Sempre in Lombardia la Lega ha perso quattro consiglieri regionali, approdati al Comitato Nord di Umberto Bossi. In Veneto le cose sono andate meglio alla dirigenza, che ha tenuto botta su città come Verona e Padova. Tuttavia nella cittadina padovana è stata un lotta fratricida senza esclusione di colpi, con liste di iscritti negate ai candidati e accuse di tesseramenti farsa. Il risultato? Ha vinto il candidato pro Salvini ma di appena 29 voti. Insomma la base del Carroccio è divisa in due. Una parte sta con Salvini e l'altra vorrebbe vedere una svolta perché, mentre il ministro alle Infrastrutture parla di ponte sullo stretto di Messina, "al nord abbiamo altri problemi e altre opere da portare a compimento" aveva detto un esponente anti Salvini della Lega veneta.

"Bossi come Che Guevara. Salvini? Pecca di umiltà e coraggio"

Dicevamo però che non è un caso che i mal di pancia si siano fatti sentire ora. È che dopo anni di commissari; di decisioni prese in maniera unilaterale dalle emanazioni del segretario nazionale a livello locale; dopo anni di diktat senza possibilità di appello, adesso le sezioni locali hanno ottenuto i congressi e sta emergendo tutto il malcontento soffocato negli anni da parte di Matteo Salvini.

L'errore del Capitano è stato proprio questo: pensare che sarebbe bastato emarginare la vecchia guardia per un po' di tempo per diventare imperatore della Lega. Salvini ha creduto che, mettendo a capo di città, province e regioni, i propri generali, avrebbe avuto sempre tutto sotto controllo, imponendo la propria linea. Ma uno dei paradossi della politica è che il controllo si ottiene proprio concedendo autonomia e spazio ai dissidenti.

Questa è sempre stata la lezione di un "vecchio" come Umberto Bossi. Quando si trovava infilate nel fianco spine come Mario Borghezio, vicino agli estremismi di destra e perennemente sotto accusa per atti razzisti e xenofobi, Bossi ci parlava, dava loro una possibilità e li candidava anche alle elezioni europee. Se avessero fatto bene, sarebbe stata una vittoria della Lega; se avessero combinato guai, dentro la Lega sarebbe stata la prova che erano un pericolo da tenere a bada e a cui non concedere nulla. Ha funzionato sempre così.

Quando lo stesso Borghezio dice a Today che "Salvini pecca di umiltà e coraggio" si riferisce anche a questo. Al fatto che l'evangelico Matteo ha dimenticato uno dei comandamenti più importanti: onora il padre. In questo caso il padre della Lega: Umberto Bossi. Al contrario, Salvini si è imposto sul "padre" politico, andando avanti per la sua strada. È giusto che un giovane trovi una sua collocazione e insegua i proprio sogni, che non per forza si trovano nella zona di confort in cui li vorrebbe un genitore ma gli strumenti per affrontare al meglio la vita ci arrivano sempre dall'educazione e dagli esempi della famiglia.

"Se si va avanti così sarà scissione", Salvini è segretario di metà Lega

Salvini non ha imparato la lezione di chi la Lega l'aveva fondata e ora dovrà tenere a bada i ribelli del Nord, che non hanno più tanta voglia di chiacchierare. Oggi la Lega non è più "per Salvini premier". Salvini è solo segretario e neanche di tutta la Lega. Se vorrà continuare a essere leader del Carroccio, dovrà vincere anche il prossimo congresso federale. La sua unica salvezza è che Roberto Calderoli porti a casa l'autonomia. Non è detto che basterà visto che in Friuli, in vista delle elezioni regionali, c'è già uno come Massimiliano Fedriga che preferisce candidarsi senza il simbolo della Lega. Alla prossima telefonata di Bossi, se arriverà, a Salvini converrà rispondere, anche solo per ascoltare un consiglio. Male non fa. 

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