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Domenica, 26 Marzo 2023

Fabio Salamida

Opinionista

Schlein e la bufala della "sinistra minoritaria"

Nel Partito Democratico cambia la musica: per la prima volta dalla sua fondazione, il voto degli ormai pochissimi iscritti è stato capovolto e surclassato da quello dei gazebo, regalando un trionfo a una giovane donna che era andata via sbattendo la porta al tempo dell’ubriacatura renziana, per rientrare solo pochi mesi prima di prenderne in mano le redini. La netta vittoria di Elly Schlein alle primarie è un fatto che conferma, qualora ve ne fosse ancora bisogno, quanto la principale forza che dal 2007 occupa lo spazio politico della sinistra fosse ormai qualcosa di avulso dalla realtà, un fortino di marziani votato più per impedire la vittoria di altri che in nome di un’idea di mondo e di Paese.

Una piccola rivoluzione

Mentre i primi fuochi della piccola rivoluzione che si è consumata in una piovosa domenica di febbraio si palesavano nella sede del comitato elettorale della prossima segretaria, molte facce mischiavano gioia a stupore: in città come Roma e Milano alcuni seggi registravano scarti imbarazzanti, quelli che nelle partite di Calciobalilla costringono i perdenti a passare sotto il biliardino. A nulla sono servite le solite ‘truppe cammellate’ dei soliti noti: nelle sedi e nei gazebo si sono viste persone che il Pd probabilmente non lo hanno mai votato o non lo votano più da molti anni, persone che hanno chiesto e forse ottenuto un partito su cui mettere la croce, possibilmente senza doversi turare il naso e senza dover vivere col senso di colpa al primo decreto Minniti. Con l’affermazione di Elly Schlein, piacciano o meno le sue idee, viene spazzato via il Partito Democratico del “ma anche”, quello che per cercare di piacere a tutti ha finito per non rappresentare più nessuno. Un partito inquinato da persone e metodi opachi, ben visibili anche durante lo spoglio, quando sui computer che raccoglievano i dati venivano inseriti i risultati dei seggi di alcune province della Campania.

Un partito dove negli ultimi anni la sinistra era stata praticamente bandita in virtù di quella colossale bufala secondo cui era e sarà sempre minoritaria nel Paese: si tratta di una mezza verità, di un racconto parziale che è stato paradossalmente smentito dalla destra post- berlusconiana, dove il partito degli eredi di Giorgio Almirante, storicamente assai più minoritario, dall’alto (o dal basso…) del suo 26% è oggi celebrato come se rappresentasse una maggioranza schiacciante. Numeri alla mano, in Italia nessuna forza politica è maggioritaria: non lo è neanche quando gli elettori, costretti da leggi elettorali che ne violentano le scelte, votano controvoglia improbabili coalizioni tra diversi; ma tutte le forze politiche, al netto di un’astensione sempre più alta, possono ambire al Governo raccogliendo poco più di un quarto dei consensi, a patto che offrano al loro potenziale elettorato un messaggio chiaro e credibile.

La sfida della nuova segretaria

La principale sfida di Elly Schlein sarà quella di ridare dignità, orgoglio e rappresentanza a una parte di popolo depressa e da anni a secco di motivazioni, quella parte di popolo che domenica, come nella scena di un film in cui la persona in coma profondo inizia a muovere le dita, ha dato il suo inequivocabile segnale. La sinistra esiste e se ben rappresentata può tornare in massa alle urne, a patto che chi ne occupa lo spazio politico non la consideri qualcosa da cui “ripulirsi”, una parolaccia, una vittima sacrificale da immolare sull’altare del cosiddetto riformismo, etichetta del “tutto e niente” di cui in Italia può fregiarsi praticamente chiunque, anche chi per decenni ha pascolato nei giardini di una villa di Arcore.

L’impresa della nuova segretaria non sarà affatto facile: dovrà prima di tutto rimettere in piedi un corpo inerte e martoriato da piaghe da decubito, in una sorta di fisioterapia politica in cui eletti, dirigenti, iscritti e persino semplici elettori, dovranno tornare a pensare a un partito come - lo dice la parola stessa - strumento di rappresentanza di una parte e non più come una scatola che può contenere qualsiasi cosa. Un partito che rappresenti in modo chiaro e riconoscibile le idee e i valori della sinistra, dal lavoro ai diritti civili, con la stessa sicurezza e persino con la stessa arroganza di chi, dall’altra parte, di fronte a decine di corpi senza vita ammassati su una spiaggia, ci racconta che non sarebbero dovuti partire, magari per morire di fame e di sete “a casa loro”, lontani dalle sporche coscienze di chi non riesce a pensare al mondo come un’orchestra, ma come una mera sommatoria di piccoli e stonati musicisti.

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