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Giovedì, 28 Settembre 2023

Il finale dell'estate

Fabrizio Gatti

Direttore editoriale per gli approfondimenti

Scontrini folli, il ballo del depilé e le conchiglie a Milano: 5 cose da dimenticare

Buon depilé a tutti. Vi dico dopo di questa nuova moda e perché c'entra Chiara Ferragni (foto sopra). Cominciamo invece dal fondo: cinque curiosità da dimenticare di questo finale d'estate, che per invitarci a usare di più il treno ha perfino inventato il biglietto “non valido per viaggiare”. Vediamo punto per punto.

5. Vongole milanesi

Sembrano vongole cadute da una spaghettata in riva al mare, ma sono le loro cugine milanesi (foto sotto). Se vi siete svegliati all'alba per raccogliere conchiglie in spiaggia, potevate farlo più comodamente come ho fatto io: di pomeriggio in riva all'Idroscalo, il mare di Milano. Sì, a Roma e Napoli l'avrebbero onestamente chiamato pozza, o almeno lago. Ma, appunto, siamo nella città dell'alta moda, dove non hai charme se non sei habillé come richiede l'allure. La notizia comunque è questa: il troppo caldo e due anni di siccità hanno fatto abbassare il livello del mare (detto sempre in lingua locale) e portato allo scoperto i bivalvi, cioè queste vongole alla milanese. Almeno qui non sono minacciate dal granchio blu. Ma se le trovate vive, dimenticatele dove sono: è meglio non mangiarle.

Le conchiglie raccolte a Milano (foto Fabrizio Gatti-Today.it)

C'è però una buona notizia, per quelli come me che stanno passando il dopo Ferragosto in città: il fatto che non ci sia tanta gente in spiaggia (anche se è un prato), significa che molte più persone si sono potute permettere almeno qualche giorno di vacanza. L'Idroscalo è infatti il termometro della crisi: più bagnanti arrivano, maggiori sono le difficoltà. Ma basta un'ora al sole per sospettare che, forse, è l'aria afosa come gelatina a tenere chiusa in casa la maggior parte dei milanesi che non sono partiti.

Non è insomma il carnaio del Papeete di Milano Marittima (quella Milano sì, è davvero in riva al mare). Stuoie, ombrelloni, qualche piccola tenda per i bambini sono così distanziati che piuttosto sembra di essere al Twiga di Flavio Briatore. Ci sono perfino i fenicotteri di plastica. Ma solo sulla sponda opposta, dove si pratica lo sci d'acqua senza motoscafo: una sorta di ski-lift perpetuo tira lo sciatore e i più bravi fanno salti spettacolari dai trampolini.

Il bagno con le papere all'Idroscalo di Milano (foto Fabrizio Gatti-Today.it)

Dalla nostra parte invece, sulla spiaggia delle vongole milanesi e vista beffarda sui decolli di chi parte dall'aeroporto di Linate, si può nuotare in mezzo a famiglie di papere. Sono vere, si muovono (foto sopra). Visto che è l'estate delle esperienze, questa è completamente gratis: immergersi e sentirsi per un momento come Konrad Lorenz, il grande scienziato austriaco che ha scoperto l'imprinting. Ma niente paura, le anatre sono abbastanza cresciute. Nessuna di loro vi seguirà fino a casa chiamandovi mamma.

4. Caffè a 60 euro

A proposito di esperienze, dopo i due caffè con acqua pagati 60 euro da una coppia romana, a Porto Cervo in Costa Smeralda, e i due euro di servizio per il taglio di un toast a metà, a Gera Lario sul Como Lake (per dirla sempre alla milanese), lo scontrino esoso è diventato il vero protagonista dell'estate. Era ora. Abbiamo vissuto annate con multe esose da parte della guardia di finanza per aperitivi, caffè e ghiaccioli venduti senza scontrino. Certo, il taglio del toast a pagamento è un affronto all'immagine degli italiani brava gente: ma dopo il successo (ironico) della campagna della Venere che assomiglia a Chiara Ferragni, pagata nove milioni (dalla ministra Daniela Santanchè, ma con i nostri soldi) che cosa ci può più fermare nel promuovere il nostro Paese?

La Venere mangia la pizza sul lago di Como (foto ministero del Turismo)

Non sono però un magnate russo sfuggito alla cricca di Vladimir Putin, nemmeno uno sceicco del Qatar o uno di quelli che in Costa Smeralda ci vanno con l'aereo personale. Ammiro gli imprenditori di successo che, nonostante tutto, non hanno mai cambiato stile di vita. Per questo non sono mai andato a Porto Cervo: soprattutto perché non me lo posso permettere. Ma poi, cara coppia romana scottata dal caffè a 60 euro, ogni azzardo ha il suo prezzo. E se volevate davvero godervi un bel tramonto sul mare, bastavano Ostia Lido, o Alghero e tante calette della Sardegna occidentale. Anche perché Porto Cervo è a est e da quella parte il sole non tramonta.

È comunque una soddisfazione vedere come, grazie alle puntuali recensioni social di Selvaggia Lucarelli, la lettura si stia diffondendo tra molti italiani in vacanza: nome del bar, codice fiscale, una decina di righe. Non è colpa loro se gli scontrini sono stampati su una sola pagina. L'acidità di spirito è anche il sentimento dell'estate. Prendete quel tale che al cartello del gommista del quartiere, che annuncia “Chiuso per figlio!!”, ha aggiunto la scritta: “Riapri, non è il tuo”.

3. Spaghetti da incorniciare

La mia solidarietà va comunque alla lettrice, e alle tante persone come lei, che ci racconta di aver prenotato la vacanza nel solito stabilimento balneare, dove andava fin da piccola in Liguria. Spiaggia tranquilla con i bambini, cucina tradizionale tra un tuffo e la tintarella, prezzi giusti. Così l'hanno sempre gestito. Poi alla concessione dei genitori sono subentrati i figli, che hanno cominciato a pensare in grande: perché non conquistare qualche stella nella Guida Michelin?

Lo scontrino del toast tagliato a metà a Gera Lario (Tripadvisor)

Il piatto si è quindi allargato di dimensioni. Ma la quantità di cibo è diminuita. Tra cozze e vongole ha cominciato a insinuarsi il cavolo cinese. Le capesante boccheggiano nella citronette. E i crostacei ora annegano nella bisque. Lo stabilimento balneare è in un piccolo paese popolare della provincia di Imperia. Le stelle Michelin non sono ancora arrivate. Ma il conto ha già raggiunto le stelle del portafoglio: spaghetti e tagliolini da 28 euro in su, frittura di calamari 25 euro, una bottiglia di prosecco o di bianco locale a partire da 26 euro. L'affitto annuo di 10.899 euro pagato allo Stato per la concessione demaniale non giustifica gli aumenti. Il risvolto positivo è che da quando è cambiato il menù non serve più prenotare. Molti tavoli, rivela la cliente di una volta, adesso rimangono vuoti. Insomma, cara lettrice, la prossima estate faremo come Giorgia Meloni: anche noi andremo in Albania.

2. Biglietti per non viaggiare

Il lusso alla Flavio Briatore è il modello di questa prima stagione davvero libera da pandemia e virus: molti angoli d'Italia sono diventati così sciccosi, che con i loro prezzi fanno pubblicità gratis al ministero del Turismo albanese. Ma se state già preparando i bagagli per il ritorno a casa, state attenti che il vostro viaggio non preveda un tratto su un treno regionale. Dal 5 agosto è obbligatorio il check-in elettronico via smartphone o via computer, come se andare da Roma a Frascati o da Vibo a Lamezia fosse un volo transoceanico (MilanoToday l'ha spiegato bene qui). E chissà cosa farà ora quella maggioranza di anziani che prende i treni locali e ha un telefonino che serve soltanto a telefonare. Ma non è solo questo il punto.

Il nuovo biglietto per i treni regionali

La novità straordinaria è l'indicazione che ora viene stampata a caratteri cubitali sul biglietto appena pagato e scaricato: “Non valido per viaggiare”. Chissà se c'entra con la politica del nostro tempo. Ma sembra una splendida idea futurista, il movimento culturale italiano in voga un secolo fa. Come certe opere di design, belle ma scomode: la tazza non valida per bere, le scarpe non valide per camminare, la pentola non valida per cucinare. Dicitura da stampare anche sul menù con il piatto di spaghetti da 28 euro: non validi per mangiare. Cari così andrebbero incorniciati. Nel frattempo, incornicio il mio primo biglietto regionale della nuova era. Chissà che non diventi un cimelio di neo futurismo.

1. Il ballo del depilé

Il dubbio è venuto in questi giorni che, con Cesare Treccarichi, stavamo scegliendo le foto per documentare la nostra inchiesta di Ferragosto: le cifre da svendita che gran parte degli stabilimenti balneari versa d'affitto allo Stato. Abbiamo così notato che molti Vip, come Chiara Ferragni (foto di apertura), o la scrittrice Marina Di Guardo, che è anche l'elegante mamma di Chiara (foto qui sotto), postano immagini su Instagram in cui mostrano l'ascella. I miei genitori, che non erano affatto Vip, mi hanno insegnato che non è buona educazione mostrare le ascelle, soprattutto d'estate. E solo la metropolitana o l'autobus in città sono eccezioni tollerate, per non cadere alla prima frenata.

La scrittrice Marina Di Guardo, mamma di Chiara Ferragni (foto Instagram)

Spaesato come un alieno del fantastico libro di Eduardo Mendoza “Nessuna notizia di Gurb”, ho cercato inutilmente una risposta. Forse la posa è dettata da un nuovo, tacito modo di salutare del mondo altolocato. Oppure, visto che la foto a Chiara Ferragni è stata scattata durante un'esibizione privata di Paola e Chiara (le cantanti), sta per essere lanciato un nuovo ballo. La scelta di chiamarlo depilé però è soltanto mia, per capirci, dato lo stato glabro di quella parte anatomica messa in mostra tra il torace e il braccio.

Ballarlo sembra semplice: basta alzare la mano o, in modo più elegante, toccarsi i capelli e il gesto viene da solo. Una variante, come nella foto sotto il titolo, prevede l'esposizione al prossimo dell'epiglottide. E anche se il ballo del depilé dovesse interessare soltanto gli antropologi del costume e passare di moda prima ancora di diventare famoso come la macarena, credo meriti la prima posizione tra le cose effimere di questa estate: anche perché chi lo pratica, almeno per giro di affari, rappresenta l'immagine italiana che portiamo ovunque nel mondo. Comunque, se non siete passati dall'estetista nell'ultima settimana, lasciate perdere.

La cassa del parcheggio a Milano che accetta solo contanti (foto Fabrizio Gatti-Today.it)-2

Ma ecco l'immancabile imprevisto. Ributtate nell'acqua dell'Idroscalo le conchiglie milanesi, scopro che non è così semplice tornare a casa. Un cartello alla cassa automatica del parcheggio lascia senza parole: “Non si accettano pagamenti con carta di credito e bancomat” (foto sopra). Ma come? Nel Nord Europa capita ormai di leggere l'esatto contrario: “Non accettiamo cash, grazie”.

Non ho contante con me, come posso fare? “All'uscita può pagare con la carta”, dice il parcheggiatore che forse è stato messo lì apposta, all'ombra di un gabbiotto rovente, per rispondere a domande come la mia. Ma anche all'uscita l'altra cassa automatica accetta solo contanti. Bisogna scendere dalla macchina. “Ha il bancomat? Prendo subito il pos”, mi tranquillizza il secondo collega e sparisce nel suo gabbiotto. La padrona di casa, del lago e del parco, è la Città metropolitana di Milano. Siamo nella capitale della (presunta) rivoluzione digitale italiana. E hanno messo due posteggiatori per incassare tre euro. Altro che ballo del depilé al primo posto. Adesso bisogna rifare la classifica.

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