rotate-mobile
Sabato, 2 Dicembre 2023

L'editoriale

Lavinia Martini

Editor di CiboToday

Lavorare al bar e al ristorante deve essere un diritto. Per questo servono regole

Una pubblicità di qualche tempo fa recitava “tutto intorno a te” e non a caso era una compagna di telecomunicazioni a promuoverla. Oggi quella promessa si è avverata: tra connessione illimitata, intelligenza artificiale, social, app e qualsiasi supporto tecnologico a disposizione degli utenti, la realtà è diventata molto più interconnessa, ma quando si parla di lavoro – almeno in Italia – le cose non stanno proprio così.

Il lavoro remoto in Italia

Per chi lavora da remoto, sempre o in determinati periodi di tempo, le cose sono ancora intricate e ambigue. Alcune opzioni esistono: casa, co-working, spazi istituzionali, ma quando si parla invece di esercizi pubblici il sistema maldestramente scricchiola. Bar, ristoranti, caffetterie, negozi in generale, sembrano sempre più restii ad accogliere i lavoratori digitali nei loro spazi, una popolazione nutrita anche in Italia, ma non maggioritaria e neppure destinata a crescere, dicono le proiezioni.

In primavera nel nostro paese è stata ripresa un po’ ovunque la notizia che alcuni bar francesi avrebbero cominciato ad esporre il divieto a lavorare con il pc all’interno delle loro attività. La notizia è stata diffusa a giugno 2023 tramite un articolo del Foglio che prendeva le informazioni da un pezzo di Liberation che avrebbe spiegato la preoccupazione di alcuni baristi di Parigi, Rennes e Bordeaux di vedere troppi computer accesi dentro i loro locali, a rovinare l’atmosfera e anche un po’ i conti. Eppure già nel 2022 a Vienna un cafè storico aveva imposto lo stesso divieto (tranne per un’ora al giorno).

Lavorare ovunque in Italia: ancora una chimera

In Italia lo smart-working, il lavoro da remoto, oppure semplicemente il lavoro digitale (da freelance ad esempio) è ancora visto con molta reticenza. Del resto già nel 2022 si parlava di un calo dei lavoratori digitali (solo 3,6 milioni nel 2023) mentre nel mondo molte aziende hanno fatto retro marcia imponendo limiti al lavoro remoto: è il caso di Zoom e Disney ad esempio. Insomma questo esercito di computer ambulanti non sta aumentando, semmai il contrario. Quindi perché bisogna averne paura?

Il lavoratore come un’opportunità, non come un nemico

Mancanza di organizzazione, scarsa attitudine imprenditoriale e rigidità mentale possono contribuire a scelte affrettate, che liquidano i lavoratori da computer come semplice perditempo che occupano i posti a sedere di bar e cafè. E invece le cose non stanno e non dovrebbero stare così. Lo scriviamo da persone abituate a lavorare ovunque: dai treni (dove la connessione è terrificante), da casa, al bar, nella hall di un albergo o negli spazi di un museo, pure da una panchina se necessario. Il nostro lavoro può essere un’opportunità per gli esercizi pubblici, l’importante è che ci siano delle regole, regole che noi stessi vogliamo. Invece di scivolare in situazioni grottesche (prese elettrice coperte, oppure dipendenti che vengono inviati a sollecitare i clienti in modo maldestro, casi raccontati anche da articoli come questo), si può costruire un patto di mutuo rispetto.

Chi sa sfruttare lo smartworking e ci riesce bene

Accade tutti i giorni da Materia a Roma, giusto per fare un esempio. Dove una lavagna chiarisce in modo evidente che si può lavorare solo nelle fasce orarie che non corrispondono a pranzo e cena. Un’occasione per rendere trafficato il proprio locale anche in orari morti (per esempio quello tra colazione e pranzo) semplicemente mettendo delle regole di buon senso. Altra soluzione potrebbe essere quella di mettere una consumazione minima per chi si siede al tavolo a lavorare. È brutto? È vergognoso? Secondo noi no, anche perché tutti i casi di questa estate (piattini, toast, show degli scontrini) dimostrano che il problema principale di un cattivo feeling tra clientela e gestore è la mancanza di comunicazione chiara, efficace ed umana.

Le soluzioni tecnologiche per bar e ristoranti: ci sono!

E poi stanno crescendo anche le opportunità tecnologiche: un caso di cui si è già parlato è Nibol, mentre abbiamo di recente scoperto Urbnx, un’app dedicata ai lavoratori digitali che possono prenotare spazi liberi in esercizi pubblici in modo abbastanza semplice. “Permette di regolamentare gli spazi disponibili, dedicando ad esempio alcuni tavolini, in determinate fasce orarie, a chi vuole lavorare al computer. Attraverso l’app Urbnx si accede alla location e si vedono gli spazi disponibili per una prenotazione. Facilissimo” ha spiegato il founder Giovanni Peracin. In questo modo chi dispone di ampi spazi, per esempio anche gli hotel, può usufruire di servizi che fanno girare tavolini e coperti anche in orari non di punta. Una soluzione che non dovrebbe essere obbligatoria per tutti – è ovvio – ma che potrebbe giovare a molti. Altrimenti si rischia di gettare la spugna ancor prima di aver tentato e di ricominciare questa odiosa, infinita guerra tra commercianti e clienti.

Leggi il contenuto integrale su CiboToday

Sullo stesso argomento

Lavorare al bar e al ristorante deve essere un diritto. Per questo servono regole

Today è in caricamento