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Sabato, 20 Aprile 2024

Il punto

Gianluca Anoè

Giornalista

Caro Elon, perché stai distruggendo Twitter?

Compro Twitter. No, non lo compro più. Ma sì dai, lo compro. Senza togliere nulla alla statura del personaggio, potrebbe riassumersi così la telenovela che ha portato Elon Musk all'acquisto di Twitter per la cifra record di 44 miliardi di dollari. Se il magnate sudafricano smuoveva gli animi a suon di tweet già prima di mettere le mani sul colosso mondiale del microblogging, da quando ne ha preso le redini non ha fatto altro che alimentare il caos.

Riavvolgiamo il nastro. Elon Musk dopo molti mesi di esitazioni, conferme e smentite, conclude l'iter per l'acquisizione definitiva di Twitter e comincia ad assumere un ruolo piuttosto controverso, quello del boia. La prima mossa del tycoon arriva un po' a sorpresa e crea le prime crepe all'interno dell'ambiente: via quattro top manager, licenziato anche il ceo Parag Agrawal. Passano pochi giorni e Musk decide di tagliare la forza lavoro e mette alla porta migliaia di dipendenti. Le prime decisioni del nuovo proprietario della piattaforma cominciano ad alimentare i primi dubbi negli inserzionisti, a tal punto che alcuni decidono da subito di sospendere le proprie campagne pubblicitarie. È il caso di General Motors e Stellantis, tra i molti. Basterebbero queste prime tre evidenze per parlare di gestione choc, ma è solo l'inizio.

La situazione già precaria di Twitter è alimentata dalle prime esitazioni degli utenti. Sono molti infatti quelli che decidono di guardarsi intorno, iscrivendosi su nuove piattaforme social affini, Mastodon su tutte. Tagliare il cordone ombelicale è però molto difficile, e sono effettivamente pochi gli abbandoni, che comunque vengono registrati. Tra le principali motivazioni dell'insoddisfazione dell'utenza c'è l'implementazione di un account verificato a pagamento, che permette di ottenere la spunta blu a fianco del proprio nickname (che solitamente è riservata a personaggi noti e autorità). La scelta è ampiamente criticata, perché il rischio - subito accertato - è la diffusione della disinformazione. In particolare, ciascun utente può ottenere il suo gagliardetto e fingersi un personaggio famoso o addirittura un'azienda: a finire nel mirino degli impostori sono stati l'agenzia farmaceutica Eli Lilly, - un falso utente già certificato aveva annunciato la distribuzione di insulina gratuita negli Usa -  ma anche la stessa Tesla. Ancor prima, l'utente Cade_Onder aveva preso le "sembianze" dell'attore Tobey Maguire, cambiando il suo nome profilo (non il nickname) e la foto, annunciando per il 3 maggio 2024 l'uscita del nuovo Spider-Man 4 di Sam Raimi. Tutto falso, naturalmente.

Twitter sempre più nel caos "spunte blu" e Musk non esclude la bancarotta

Alcuni account 'parodia' potrebbero risultare anche divertenti, ma sono un potente arma a doppio taglio. Se una persona non sa in chi o cosa credere, il rischio è dietro l'angolo. Pensiamo ad esempio alla pandemia e ai danni che hanno comportato nel mondo reale le falsità che sono circolate insistentemente online e sui social. O pensiamo alla potente disinformazione creatasi attorno al conflitto della Russia in Ucraina. Le spunte blu a pagamento avrebbero potutto contribuire in maniera ancor più significativa e 'autorevole' alla diffusione della disinformazione, per quell'aurea di legittimità che conferiscono agli account. Se i social negli ultimi anni hanno fatto discreti passi avanti sul fronte della prevenzione delle fake news, Musk in poche ore è stato in grado di fare dieci passi indietro. Prima di vedersi costretto a sospendere provvisoriamente il sistema di affiliazione. Uno stop temporaneo in attesa di trovare un correttivo valido al sistema di abbonamento, perché senza membership attive Twitter non può pensare di avere vita lunga.

Pochi giorni dopo, infatti, Musk non usa mezzi termini con i propri dipendenti. Le sue parole sono state più o meno queste: "Non posso escludere la bancarotta per Twitter". I più attenti conoscitori del magnate sudafricano sanno bene che non è la prima volta che Musk véntila il possibile fallimento di una propria azienda: lo ha fatto con Tesla e allo stesso modo con Space-X. E in tutte le circostanze ha scelto un messaggio piuttosto impersonale, inviato via mail, per comunicare la precarietà della situazione finanziaria del caso. La certezza è che Twitter è in fortissima crisi e perde circa 4 milioni di dollari al giorno. Il calo delle entrate è stato definito "enorme" dallo stesso Musk, e parallelamente alla crescita degli inserzionisti, la nuova proprietà è convinta che senza un gran numero di abbonamenti stipulati dagli utenti sia impossibile risanare le casse sempre meno pingui.

Al quadro tracciato, manca un'altra diaspora, che si affianca a quella degli utenti. Giovedì, infatti, Twitter ha ripreso a perdere pezzi, questa volta non per volontà del 'grande leader', però. Il capo della cybersicurezza, Lea Kissner, ha annunciato la sua uscita dal board della piattaforma: "Ho preso la difficile decisione di lasciare Twitter", aveva commentato brevemente, ringraziando di aver avuto l'opportunità di lavorare con persone fantastiche e di essere orgogliosa del lavoro fatto. Lo stesso hanno fatto il responsabile della privacy, Damien Kieran, e la manager per la compliance, Marianne Fogarty. Tra licenziamenti e dimissioni, i vari gruppi di lavoro dell'azienda faticano a svolgere le proprie mansioni, chi per la mancanza degli interlocutori con i quali si confrontavano fino a qualche giorno prima, chi per l'effettiva assenza della figura preposta a prendere le decisioni.

Ricapitolando, quindi, Elon Musk acquista Twitter e decide di fare quello che gli pare, del resto ha sborsato 44 miliardi di dollari: licenzia quattro top manager, dimezza i dipendenti e spinge molti inserzionisti a sospendere le lucrose campagne pubblicitarie che servono come il pane all'azienda per sopravvivere. Decide quindi di attivare un sistema di verifica degli utenti con badge blu a pagamento che alimenta il malumore degli utenti, che poi si vede costretto a mettere in naftalina. Da questa scelta scatta il primo allontanamento di utenti che si indirizzano verso altre piattaforme e quello di alcuni dirigenti palesemente contrari alla condotta del nuovo proprietario. Infine, Musk annuncia che la piattaforma perde 4 milioni di dollari al giorno e senza ingressi pubblicitari o membership rischia di fallire. Questo quanto fino ad ora accertato.

Il nuovo capitolo che ora rischia di esplodere riguarda una presumibile esplosione di odio e disinformazione diffusa su Twitter, il cui rischio ha già trovato peraltro conferme. Sono le Nazioni Unite, nella responsabile della comunicazione, Melissa Fleming, a non nascondere le stesse preoccupazioni che avevano già avanzato cancellerie e politici di tutto il mondo: "Malintenzionati stanno testando i limiti del nuovo corso. - ha scritto nelle ultime ore - La prevalenza di termini di incitamento all'odio è aumentata". Altri hanno invece riferito di un'improvvisa impennata di contenuti razzisti, teorie cospirative selvagge, meme antisemiti e linguaggio scioccante. Nonostante tutto, però, l'Onu per il momento ha deciso di restare a bordo, dal momento che "Twitter e altri social sono strumenti cruciali per chi lavora per un mondo migliore. Nei Paesi autocratici permettono di cercare notizie vietate. Nelle zone di guerra permettono agli sfollati di tenersi in contatto. Grazie ai social sono nati movimenti che migliorano i diritti umani".

Cosa si legge in questo resoconto sommario? Improvvisazione. Mancanza di prospettiva a medio lungo termine. Scelte avventate dettate dall'incompetenza (essere l'uomo più ricco del mondo, e forse di maggior successo, non significa essere competenti nella gestione di qualsiasi tipo di azienda. A maggior ragione se coinvolge centinaia di milioni di persone intorno al mondo). Il comportamento di Elon Musk, in definitiva, denota un senso smisurato di onnipotenza. La stessa onnipotenza del boia con la scure tra le mani. Caro Elon, perché stai disfacendo Twitter?

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Caro Elon, perché stai distruggendo Twitter?

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