Sì, una donna può anche tradire: e quella sceneggiata è violenza
Ci mancava solo il tribunale della morale pubblica. Quello messo in piedi da un uomo della finanza di Torino che ha pensato bene di umiliare la sua promessa sposa durante una festa prematrimoniale. Ma lui non è il banale uomo ferito nei sentimenti. Lui è persona di altri tempi. È quasi un santo nel suo immaginario narcisistico. Non si è abbassato a fare ciò che avrebbero fatto altri perché, dice lui, "una donna non la sfiorerei se non con un fiore". Ha direttamente organizzato una trappola in cui lei, senza difese, è stata umiliata per averlo tradito.
Quella è violenza
Non ci giriamo intorno. Quando una persona costringe un'altra a subire una mortificazione pubblica e questa viene diffusa sui social, lasciando cadere la mannaia del giudizio morale di una società intera, quel fatto ha un solo nome: violenza. E sia chiaro che a parti invertite, per me valgono le stesse considerazioni. Lo dico perché molti maschietti dall'orgoglio ferito tirano in ballo la questione che aveva riguardato la cantante Shakira e l'ex calciatore Gerard Piqué nel maldestro tentativo di dimostrare l'ipocrisia di chi dava ragione all'artista colombiana. Ma vi spiego una cosa: quando un calciatore famoso lascia la fidanzata (cantante di fama mondiale) per un'altra donna (modella), è un eroe per tutti; caso strano invece, quando c'è stata una donna sui manifesti pubblicitari abbiamo anche assistito a casi di suicidio. Per cui, almeno su questo, un bel tacere non fu mai scritto.
I difensori dei diritti (quando pare a loro)
E allora un uomo che organizza una festa per punire la fidanzata che lo ha tradito mi fa ribrezzo. E nel degrado dei social network, provo disgusto anche di fronte a quei signori che sono sempre per i diritti, contro i razzismi, contro i fascismi, contro le discriminazioni. Sempre pronti a difendere il debole, salvo quando si tratta di una donna unta dal peccato.
Se anche illustri difensori dei diritti civili si lasciano andare all'esaltazione della più subdola violenza di genere, significa che il maschilismo e il patriarcato sono radicati in profondità, enfatizzati come non mai da chi ormai riserva attenzione solo per ciò che produce scontro e sangue nell'intimità degli altri. È la riprova che aumentare le pene per la violenza di genere non serve più a molto e resta solo da percorrere la via del cambio culturale, dando un bel calcio al sistema del reality.
Tradire non è illegale
Intanto, di fronte alla rinascita della Santa Inquisizione, serve ribadire che tradire è ancora legale. La donna è libera e, finché l'Italia non si trasformerà in una teocrazia, è libera di amare chi vuole, quando vuole e quante persone vuole. È soprattutto libera di tradire senza che sia processata dalla buon costume della polizia collettiva e che anche un solo uomo si permetta di giudicarla. Ciò che invece non è accettabile è la ritorsione che, nel caso di una donna vittima, si traduce in un solo modo: farla apparire come moralmente discutibile, distruggendo la sua immagine.
E allora al finanziere torinese, che ha avuto anche l'ardire di dichiarare "non pensiate che mi faccia piacere fare la figura del cornuto", spieghiamo che tutti siamo passati attraverso una delusione d'amore. La differenza fra noi e lui è che lui ha scelto di umiliare quella donna, ha scelto la miseria di una vendetta ammantata di finta galanteria. Noi abbiamo preferito rispettare sul serio la scelta dell'altra. Senza vendetta, l'abbiamo lasciata andare, certo nel dolore ma fra le lacrime e il silenzio di una casa dove dovrebbero sempre restare i fatti privati.