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Martedì, 23 Aprile 2024

Il commento

Andrea Maggiolo

Giornalista

Voucher? No, grazie: è solo un favore a chi sfrutta i lavoratori

Davvero c'era bisogno del ritorno dei voucher, lo strumento più flessibile mai pensato per pagare un lavoratore (compensi in nero a parte)? Davvero i buoni servono a far emergere il sommerso? Dubitarne è doveroso, per più di un motivo. In Italia in passato si è fatta una battaglia contro questo strumento, introdotto un quindicennio or sono per la prima volta. Alcuni sindacati avevano raccolto milioni di firme per abrogarli: segno che probabilmente qualcosa "che non andava" era evidente a milioni di persone. Ora, dopo qualche anno nell'ombra, semiabbandonati e semidimenticati, i voucher vengono considerati nuovamente uno strumento utile dalla maggioranza di destra che guida l'Italia da un mesetto a questa parte. Dal 2023 si rivedranno più diffusamente i voucher per retribuire il lavoro saltuario nei settori dell'agricoltura, nel comparto horeca (hotellerie-restaurant-café) e nel lavoro domestico. Ma solo fino alla soglia massima di 10mila euro in 12 mesi (almeno quello...). Di fatto si va verso una maggiore liberalizzazione: il rischio è che nell'agricoltura, nel turismo e nei servizi, si sostituisca il lavoro contrattuale e garantito, per quanto magari soltanto temporaneo, con un semplice voucher. 

Insomma, si aumenta la precarietà. Inutile girarci intorno. Le associazioni datoriali chiaramente esultano. Cosa c'è di più comodo di mini contratti da 10 euro l'uno? Agili, flessibilissimi. Pure troppo. Il primo problema che balza all'occhio è che con una soglia di 10mila euro, non si tratterebbe più di un lavoro prettamente occasionale. In alcuni casi si potrebbe essere di fronte a un lavoro continuativo "camuffato". I buoni lavoro erano stati introdotti per permettere e stimolare la retribuzione legale dei lavori accessori o saltuari: "lavoretti" come le ripetizioni scolastiche, o il baby-sitting,  o la vendemmia, o un ristorante che ha bisogno di più camerieri per una sola serata speciale. Meglio il voucher che il nero, si ragionò: così ci sono pure i contributi pagati. Col tempo il novero dei lavori pagabili era però stato continuamente ampliato.

Da gennaio in alberghi, ristoranti e bar, con un voucher di 10 euro acquistato dall'azienda, il lavoratore percepirà un reddito netto di 7,50 euro. Il resto del valore viene utilizzato per i contributi sociali. I vantaggi per il committente nell'utilizzo di un sistema come quello dei voucher sono evidenti: può beneficiare di prestazioni nella completa legalità, con copertura assicurativa Inail per eventuali incidenti sul lavoro, senza rischiare vertenze sulla natura della prestazione e senza dover stipulare alcun tipo di contratto. Il lavoratore dal canto suo si accontenta: può integrare le entrate con un compenso esente da ogni imposizione fiscale e che non incide sullo stato di disoccupato o inoccupato. Ma il voucher spesso, nei fatti, era una forma di precariato estremo e povero, che svantaggiava soggetti già di per sé debolissimi. Erano diventati onnipresenti nel 2015-2016 (chiedetelo voi stessi se avete qualche amico che gestisce un bar o un ristorante), quando in 12 mesi addirittura 20 milioni di esemplari vennero venduti dall'Inps. Uno sproposito. Tutti lavoretti? Ma quando mai. Nel 2019 divennero fuorilegge proprio per quel motivo. 

Una ricerca citata sulla Stampa dall'economista Pietro Garibaldi racconta qualcosa di interessante: basata sui dati Inps di tutte le ispezioni sui posti di lavoro in Italia tra il 2014 e 2017, dimostra chiaramente che i voucher erano stati utilizzati da migliaia di imprese in modo distorto e hanno finito per facilitare il lavoro sommerso. Paradossale? Nemmeno troppo. C'era un trucchetto facile facile a disposizione dei datori di lavoro. Nel giorno dell'ispezione, l’utilizzo dei voucher aveva dei picchi. Non ci vuole molto per capire cosa accadesse: i voucher già comprati preventivamente venivano tenuti nel cassetto, pronti alla bisogna. I lavoratori restavano in nero, e i voucher inutilizzati saltavano fuori solo quando gli ispettori suonavano il campanello. Una manna dal cielo per gli imprenditori peggiori sulla piazza: i buoni lavoro erano diventati persino, per assurdo, una specie di assicurazione in caso di ispettori alla porta. Senza contare che le imprese spesso compravano un voucher che copriva un'ora soltanto, ma il lavoratore nei fatti ne lavorava il doppio o di più.

L'aumento dei voucher usati dal giorno dell'ispezione

Era talmente evidente il "disastro" in corso, che si mise una pezza, imponendo alle aziende di attivare il voucher via sms almeno un'ora prima del momento di inizio del turno di lavoro. Dopo l'abolizione del buono lavoro, nel 2019, cosa è successo? La ricerca di Garibaldi, portata a termine con i colleghi Giovanni Mastrobuoni, Eduardo Di Porto e Paolo Naticchioni, (è consultabile qui) evidenzia qualcosa di notevole: le aziende che usavano i voucher in maniera scorretta, ritrovatesi senza voucher, hanno aumento del 50 per cento le assunzioni di lavoratori, benché solo a termine. Proponevano i contratti più flessibili tra quelli disponibili, certo, ma sempre e comunque più stabili del volatilissimo voucher, che come misura per scongiurare il lavoro nero aveva mostrato lacune evidenti.

La posizione del governo Meloni è stata ribadita dalla ministra del Lavoro Marina Calderone. Sui voucher "la flessibilità è diversa dalla precarietà. Non si può dire che aver aumentato il plafond da 5 a 10 mila per azienda per l'utilizzo di prestazioni occasionali, tracciate, aumenti la precarietà. Esistono esigenze, in particolari settori, che richiedono un aumento di manodopera che in questo modo restano nell'alveo della legalità". Il diavolo è nei dettagli, come dimostra il trucco dell'sms. C'è da augurarsi che la reintroduzione su vasta scala dei voucher venga finalizzata con la massima attenzione. I sindacati hanno già chiesto un confronto tra organizzazioni di categoria ed esecutivo.

Le contraddizioni sono numerose. Una delle caratteristiche principali dell'agricoltura, per esempio, è tradizionalmente il lavoro stagionale, già regolato di suo da norme precise, e non si capisce in quale modo l'introduzione dei voucher potrebbe favorire l'occupazione piuttosto che renderla ancora più precaria. Il contratto agricolo è uno dei più flessibili, si può assumere anche per una sola giornata. I voucher servono a pagare meno i lavoratori, a farli lavorare di più e senza diritti? Sarà banale dirlo, ma voucher vuol dire niente malattia, maternità, pensione, disoccupazione. I voucher sono il passato, e nemmeno un passato particolarmente di successo (basta chiedere un parere ai lavoratori che venivano pagati così). Se il piano a medio termine è ripristinare i voucher e "spingerli", allargandone pian piano le maglie, e contestualmente abolire il reddito di cittadinanza per i cosiddetti occupabili, si rischia di scaricare la crisi sociale ed economica sui più deboli: meno tutele, meno salario, più povertà. Doveroso tenerlo a mente. Tornare al passato proprio adesso? No grazie.

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