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Giovedì, 18 Aprile 2024
Lavoro

Coronavirus: Federmanager, bene governo su applicazione automatica smart working


Roma, 25 feb. (Labitalia) - "Va nella direzione giusta l’intervento del governo che ha esteso a tutte le regioni del Nord Italia la possibilità di applicare lo smart working in via automatica". A dirlo il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla, a commento del decreto legge recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. "Vediamo che la politica sta rispondendo con misure di sostegno per le imprese e i lavoratori. Ora serve una convergenza di tutte le forze del Paese, manager compresi", aggiunge. "Auspichiamo che il governo approvi tutte le misure di sostegno fiscale per aiutare le imprese ad affrontare la criticità del momento. Vanno privilegiati gli interventi a garanzia della continuità dell’impresa. I manager dell’industria e dei servizi sono in prima linea per non fermare le attività", avverte il presidente Federmanager.


"Le ripercussioni dell’emergenza da coronavirus - sottolinea - sono evidenti su più fronti: dalle numerose aziende che operano con la Cina, al fermo del settore del turismo, dalla crisi dell’agroalimentare fino al blocco della Milano fashion week e a risentirne sarà anche il funzionamento globalizzato del mercato del lavoro, sia interno sia esterno alla singola azienda". Il telelavoro, ricorda, "riguarda il 4% dei lavoratori italiani mentre la media europea è del 9, con punte del 20% nei paesi del nord Europa e del 35% negli Usa: se le modalità di smart work fossero applicate al doppio dei lavoratori attuali potremmo ottenere un recupero di circa 4 miliardi di euro all’anno".


"La verità - chiarisce Cuzzilla - è che nel 70% dei casi il lavoro a distanza si applica alle attività sperimentali, non consolidate. Non è uno strumento diffuso, è ancora un’eccezione a cui si ricorre impropriamente. Inoltre, sono soprattutto le aziende di grandi dimensioni o multinazionali a utilizzarlo, mentre il tessuto produttivo italiano è formato soprattutto di pmi con dotazioni tecnologiche ancora non adeguate. Qui si gioca la sfida, che richiede maggiori investimenti sulle nuove tecnologie e politiche aziendali più lungimiranti". "Sono i manager - sottolinea - i primi a dover promuovere lo smart working. In Lombardia si trova ben il 44% dei dirigenti italiani. I nostri manager sono chiamati a uno sforzo di responsabilità e a prendere decisioni strategiche. Lo smart working, che oggi poggia sul principio della volontarietà e dell’alternanza tra presenza dentro e fuori i locali aziendali, andrebbe legittimato come strumento di politica contrattuale, da inserire nei contratti nazionali di lavoro al pari di altre misure, a partire dalla pubblica amministrazione che è chiamata a dare il buon esempio".


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