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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Coronavirus: FutureBrand, ecco resilienza dei brand-Paese nell’anno della pandemia


Roma, 3 dic. (Labitalia) - FutureBrand, l’azienda di brand transformation globale, presenta il Contry Index 2020, che contiene la classifica dettagliata dei principali brand-Paese. Condotto in pieni crisi pandemica, il Country Index svela inattese forme di resilienza nell’annus horribilis. Il Giappone mantiene il 1° posto in classifica, posizione che aveva conquistato già nel 2014, seguito da Svizzera, Germania e Canada con gli Eau e la nuova Zelanda che entrano per la prima volta nella top ten al 9° e 10° posto rispettivamente. L’Italia, il Regno Unito e gli Usa restano nella top 20 nonostante un anno contraddistinto da tensioni politiche e, naturalmente, dalle conseguenze dell’epidemia di coronavirus. Tutti e tre i Paesi perdono, però, solo un posto in classifica, dimostrando di possedere brand robusti in grado di resistere alle crisi.


Quest’anno l’Index ha proposto una serie di domande legate al tema del Covid19, compresi dati qualitativi e quantitativi sulla gestione del virus nei Paesi di residenza degli intervistati. Nel Regno Unito, il 28% dei rispondenti ha detto che il governo ha gestito la crisi “abbastanza bene”; solo il 15% ha detto che la gestione è stata “molto buona” e il 17% ha sostenuto, invece” che la gestione della pandemia sia stata “pessima”.


L’Index ha anche eletto i Paesi che meglio hanno saputo affrontare la pandemia: la Nuova Zelanda è al 1° posto, seguita dalla Cina e dalla Germania. È interessante notare come il “non so” sia stata una delle risposte più frequenti, tanto da posizionarsi al 4° posto, a riprova del fatto che secondo gli intervistati è necessario più tempo per decretare come si siano mossi i rispettivi Paesi. La Corea del Sud si colloca al 5° posto. Il Country Index si basa sui dati quantitativi e qualitativi raccolti nel corso di 2.500 interviste ad amministratori delegati, amministratori del settore pubblico e altri professionisti di alto profilo scelti in tutto il mondo. Ogni intervistato da Qri, partner di FutureBrand nell’Index, ha viaggiato all’estero negli ultimi due anni, ha visitato o conosce bene i Paesi che ha valutato.


Jon Tipple, Global Chief Strategy Officer, FutureBrand, ha detto: “Ancora una volta, l’Index va oltre la lettura del dato del Pil e prende in esame parametri più ampi come, per esempio, la percezione della qualità della vita, il sistema dei valori, la storia e la cultura, che agiscono profondamente nella percezione complessiva di un Paese. Ne risulta un quadro ricco e sfaccettato dei brand-Paese e mette in evidenza il potenziale dei Paesi emergenti a dispetto della loro situazione economica ancora in divenire. L’evidenza più netta dell’Index resta comunque la constatazione che i Paesi che investono nel proprio brand in maniera olistica, riescono a resistere meglio agli shock prodotti dall’incertezza economica, populismi, fake news e stampa di parte e persino alle pandemie”.


Alessandra Iovinella, managing director FutureBrand Milano, ha commentato: “Nell’Index di quest’anno, l’Italia perde una posizione, un dato che non deve però scoraggiarci perché sancisce che, pur tra le mille incognite prodotte dalla pandemia e dai suoi effetti sull’occupazione e l’economia del Paese, il brand Italia resta forte. L’analisi dei dati emersi in questa edizione dell’Index è molto simile allo schema dell’edizione 2014 e 2019; sono due le dimensioni che restano critiche seppur leggermente migliorate rispetto allo scorso anno: il potenziale di business e il sistema dei valori. Infrastrutture, tecnologia e attrattive commerciali non sono ancora all’altezza delle aspettative per un Paese all’ottavo posto nella classifica della Banca mondiale per Pil. Tolleranza, rispetto per l’ambiente e libertà politica sembrano continuare a pagare lo scotto della litigiosità che domina l’Italia in questo momento storico. La polarizzazione del dibattito politico, condivisa anche con altri Paesi, qui dà l’impressione di una più marcata frammentazione.


"L’Italia - ha aggiunto - si conferma una meta turistica ambita e l’apprezzamento della sua storia e bellezze artistiche la conferma ancora una volta al primo posto assoluto in quella dimensione, tuttavia perde qualche punto nella dimensione legata al cibo, altro suo atout indiscusso. È probabile che il dato metta in luce una percezione che lega l’Italia a proposte culinarie sì eccellenti ma tradizionali, che non incontrano forse le aspettative dei viaggiatori più giovani alla ricerca di sperimentazioni e contaminazioni. Una nuova generazione di chef italiani di alta cucina sta comunque lavorando per colmare il gap e della loro creatività beneficerà presto tutta l’offerta gastronomica italiana. Restano invariati ed elevati i punteggi relativi alla capacità del Paese di offrire prodotti di qualità. Tra i brand top of mind gli intervistati citano: Ferrari, Gucci, Valentino, Fiat, Armani, Versace, D&G, Lamborghini, Alfa Romeo, Alitalia e Limoncè. Le associazioni top of mind legate all’Italia mettono cibo, cultura, arte, storia, moda e architettura al centro con un corollario di parole chiave che completa il quadro e a cui non sfuggono alcuni stereotipi (pizza, nonna, gelato)".


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