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Martedì, 23 Aprile 2024
Lavoro

Coronavirus: infortunio e responsabilità al lavoro, continua il dibattito


Roma, 1 giu. (Labitalia) - Ha fatto discutere il riconoscimento dei casi Covid19 da parte dell’Inail come 'infortunio sul lavoro' e la responsabilità civile e penale del datore di lavoro. Anche all’interno della categoria professionale dei medici legali è nata un’ampia discussione. “Da un lato, vi è stato chi ha sostenuto che ci troviamo di fronte a una condizione di 'malattia' e non si è mai richiesto un indennizzo per morbillo anche perché, però, in queste circostanze non si rilevavano postumi permanenti”, commenta Franco Marozzi, medico legale e responsabile della comunicazione di Simla, Società italiana di medicina legale e delle assicurazioni.


“Dall’altro, qualcuno ha ritenuto, come Inail, che vi sia una precisa analogia tra il concetto di 'virulenza' con quello di 'violenza' previsto in ogni contratto per considerare un determinato evento, altresì definito come fortuito e violento, un infortunio", aggiunge. "Simla non ha ritenuto, per la grande divergenza di opinioni sul punto, di prendere una posizione ufficiale. La contesa, forse, troverà una sua risoluzione in ambito giudiziario ove potrebbero pesare le norme contenute nel Codice Civile (art. 1370) ove si dispone che clausole di dubbia interpretazione in un contratto vadano considerate in favore dell’assicurato”, precisa.


Da parte di chi si occupa di diritto del lavoro, le norme sono chiare, tuttavia ciò che manca sembrano essere protocolli e misure adeguate. “La portata dell’art. 42 del cosiddetto 'Cura Italia', che ha equiparato il contagio Covid in occasione di lavoro come infortunio, è meno dirompente di quanto si è voluto far credere: le malattie virali rientrano nella tutela Inail da ben prima del Covid”, ricorda Cristina Catalano, avvocato giuslavorista e partner dello studio Talea Tax Legal Advisory. “Peraltro, come usualmente accade in ipotesi di infortunio, la responsabilità del datore di lavoro, civile o penale, non è automatica: occorrerà infatti necessariamente provare la colpa o il dolo dello stesso. È quindi essenziale la predisposizione di protocolli e misure adeguate rispetto ai rischi concreti”, avverte.


Ma anche sul fronte assicurativo sono sorti dubbi. “L'indipendenza logico-giuridica del piano assicurativo rispetto a quello giudiziario è stata ribadita dall'Inail con la circolare n. 22 del 20 maggio. Considerare l'infezione da Covid-19 alla stregua di un infortunio sul lavoro ai fini dell'erogazione dell'indennizzo Inail non produce alcun effetto sull'accertamento della responsabilità del datore. Allo stesso tempo, nessuna ripercussione sembra prospettarsi sulle polizze sottoscritte dagli assicuratori privati”, aggiunge Matteo Cerretti, Partner e Head of Insurance dello studio Dwf. “Dal punto di vista dell'indennizzo, la causa virulenta, propria dell'infezione, è sempre stata equiparata a quella violenta, propria dell'infortunio. Tuttavia, il mercato assicurativo ha sempre considerato l'infortunio come evento di natura traumatica, e l'infezione, al più, come malattia. Quindi, in linea generale, le infezioni continueranno a comparire tra le esclusioni di una polizza infortuni e si riterranno coperte solo e unicamente se conseguenti a un evento traumatico”, chiarisce.


Dalla prospettiva delle aziende, molti hanno sollevato obiezioni e perplessità su questo tema. “Noi imprenditori ci troviamo di fronte a una situazione senza alcun senso. In un momento in cui abbiamo fatto di tutto per riaprire, mettendo in sicurezza le persone e la sanificazione degli ambienti senza un decalogo certo a cui riferirsi, è paradossale che venga fatta ricadere su di noi la responsabilità di un fatto del tutto incerto, ovvero quello del dove e quando una persona ha contratto il virus e la malattia”, dichiara Silvano Simone Bettini, vicepresidente e azionista dell’azienda leader nelle scaffalature metalliche Rosss spa di Scarperia (FI). “Se poi il passaggio all’Inail è soltanto una questione di centro di costo, lo si dica chiaramente, anche se resta il fatto - prosegue - che questa è una decisione francamente demoralizzante a dir poco, stanti le priorità drammatiche che ha l’imprenditore oggi, tipo quella di salvare i posti di lavoro, di guardare al conto economico, di stare sui mercati con politiche commerciali dettate da un momento inedito come questo della pandemia da Covid19 e non di spendere tempo e soldi per difendersi in tribunale. In ogni caso, confido che il dibattito in atto porti modifiche sul terreno della decisione finale”.


La preoccupazione da parte del mondo aziendale è stata d’altro canto rilevata anche dai tanti consulenti che a diverso titolo lavorano in prima linea con le imprese in questa fase di ripartenza. “L’equiparazione del Covid come infortunio sul lavoro ha portato una preoccupazione derivante dai risvolti soprattutto penali che comporta”, spiega Giovanni Delucchi, Ceo di Cis Broker srl. “Infatti, se in senso civilistico una copertura assicurativa può garantire sia le eventuali rivalse Inail che le maggiori somme richieste dagli infortunati, in caso di morte o lesioni superiori a 40 giorni viene aperta una procedura penale obbligatoria, non diversa da quanto è sempre esistito in campo di infortunistica sul lavoro, ma aggravato perché fino ad ora lesioni gravi erano presumibili ad esempio nel settore edile o nella industria pesante, mentre il Covid può essere causa di morte anche in un semplice ufficio o negozio fino ad ora praticamente esclusi da rischi di natura penale”, conclude.


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