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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Coronavirus: Livolsi & Partners, creare fondo da 100 mld per far ripartire l’Italia


Roma, 20 apr. (Labitalia) - Andare oltre i 1.000 miliardi per l’emergenza coronavirus stanziati dall’Europa tramite Bei (Banca europea degli investimenti), Sure (cassa integrazione) e Mes, il fondo salva-Stati. E’ necessario un fondo di 100 miliardi pubblico-privato (60 pubblici, 40 privati), denominato ‘L’Italia che sarà’, quale leva finanziaria per poter intervenire con investimenti per un ammontare di circa 200 miliardi di euro per rilancio del paese, dei lavoratori e delle imprese”. E’ la proposta cui arriva lo studio realizzato dalla Livolsi & Partners spa per conto di ‘Semplice Italia’, associazione presieduta da Ubaldo Livolsi, già ceo di Fininvest che condusse la quotazione in borsa di Mediaset e Mediolanum.


“L’Italia - spiega - ha il vantaggio di essere stato il primo paese occidentale a essere stato colpito dal virus e può guardare all’esempio della Cina. Nel paese dell’estremo oriente, dove il contagio è iniziato (Wuhan, 27 dicembre 2019), sono state prese le misure della nuova economia e dei nuovi comportamenti delle persone. La Cina post pandemica è caratterizzata da maggior prudenza negli atteggiamenti degli individui e da un’economia basata maggiormente sulle nuove tecnologie. Crescono e-commerce e m-commerce; attività e forme di comunicazione online, social network, tool di tele-lavoro, smart working e logistica”.


Secondo l’Harvard business review, “nel mese di marzo, il consumo di carbone, che in fase di crisi era crollato del 43%, è risalito al 75% dei livelli del 2019, mentre le transazioni immobiliari, scese all’1%, sono tornate al 47% del 2019. Sulla base dei dati di andamento delle vendite elaborati dallo studio della Livolsi & Partners, nel periodo gennaio-marzo 2020, le migliori performarce le stanno ottenendo i settori software & service, servizi medicali, food e beni primari, che registrano in media un +12% rispetto alla fine del 2019”.


Secondo lo studio l’Italia deve affrontare una crisi, che si è manifestata sia sul versante dell’offerta (meno produzione) sia della domanda (riduzione dei redditi e dei dipendenti) con profondo impatto sia sulla finanza pubblica, che potrà contare su entrate ridotte, sia dei mercati finanziari e del credito, con le banche che potranno finanziare meno le aziende.


Secondo le previsioni di Confindustria, nel 2020 caleranno i principali indicatori: pil (-6,0%); consumi (-6,8%); investimenti (-10,6%); esportazioni (-5,1%); importazioni (-6,8%); occupazione (-2,5%). Dall’altra parte saliranno disoccupazione (11,2% da 9,9% del 2019), indebitamento della Pa (5%) e debito della Pa (147% da 134.8% del 2019). Per uno studio di McKinsey, circa il 50% dei consumatori italiani afferma di avere già registrato una riduzione delle entrate, il 20% prevede di esaurire i propri risparmi; l’85% si aspetta che le finanze saranno impattate per almeno due mesi e il 50% di dover frenare acquisti e investimenti.


Sul versante delle aziende, stando a una ricerca della società di consulenza Scouting capital advisors, su un campione di circa 445mila società di capitali, piccole e grandi, il 22,5% (pari a circa 100.000) registrerebbe perdite economiche nel 2020. "Questa condizione intaccherà il patrimonio netto e avrebbe determinato, prima dell’intervento del Cura Italia, la necessità di un aumento di capitale pari a 42 miliardi di euro. Queste circa 100.000 società hanno in bilancio debiti finanziari per 73,5 miliardi di euro”, osserva.


“In media - continua Livolsi & Partners - oltre il 47% delle aziende sarebbe chiamato a un aumento di capitale. Sale al 28.4% l’incidenza delle organizzazioni in crisi di liquidità per un fabbisogno finanziario totale di 86,8 miliardi. I settori più in difficoltà: edilizia, immobiliare, automotive, trasporti e commercio. Da questa congiuntura deriva la proposta di un mega fondo d’investimento pubblico-privato con protezione prioritaria degli investitori privati (istituzionali, professionali), che preveda un trattamento fiscale agevolato e una liquidation preference in caso di disinvestimento”. Il fondo, denominato ‘L’ Italia che sarà’, "con dotazione di almeno 100 miliardi (60 pubblici e 40 privati), tramite leva finanziaria consentirà di intervenire con investimenti per un ammontare di circa 200 miliardi di euro", ricorda.


"Obiettivo: individuare gli interventi, tramite specifici fondi settoriali, guidati da manager esperti con specifiche competenze nella gestione aziendale, nelle aziende colpite dalla depressione economica, garantendo non solo l’occupazione, ma anche favorendo le ristrutturazioni ed eventualmente le riconversioni produttive che possano garantire la vita nel tempo delle imprese. Questa iniziativa dovrà essere anche il motore per unire nord e sud e ridurre il divario che ancora esiste fra le due Italie, pianificando anche la copertura del gap tecnologico”, aggiunge. “Pur nella sua drammaticità - afferma Ubaldo Livolsi, presidente di Semplice Italia - il momento è quello giusto, per questo lanciamo il fondo pubblico-privato ‘L’Italia che sarà’. Il grande sforzo finanziario di cui necessita il paese, deve essere programmato e indirizzato a rompere quei tabù che non ci hanno permesso di sfruttare appieno i vantaggi portati dalla globalizzazione”.


Tre i punti d’azione: definire i motivi di forza e di debolezza dei nostri settori produttivi, analizzando e intervenendo per favorire la crescita di quelli che rappresentano le aziende locomotive per rilancio del nostro paese; immettere liquidità collegata a una semplificazione burocratica e all’introduzione di nuovi strumenti finanziari fiscalmente attrattivi, per attuare quel circolo virtuoso di grandi investimenti sia pubblici sia privati; puntare sulle competenze. Dobbiamo unire tutte le forze professionali migliori, per questo invitiamo tutti coloro che sono disponibili a partecipare a questo progetto a inviare il loro curriculum alla casella segreteria.presidenza@sempliceitalia.it.


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