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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Coronavirus: Nalini (Carel), ‘risposta immediata grazie a impianti in tutti continenti’


Roma, 20 apr. (Adnkronos/Labitalia) - “L’emergenza ha certamente generato un primo e quasi immediato impatto sulla nostra produzione. Un effetto a cui siamo stati in grado di rispondere grazie alla presenza impiantistica in tutti i continenti che ci ha permesso flessibilità produttiva”. Lo dice, in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia, Francesco Nalini, ceo del Gruppo Carel. Per la multinazionale di Brugine (Padova), un giro d’affari di quasi 330 milioni di euro, la gestione dell’emergenza ha avuto impatto non solo sulla dimensione produttiva, ma anche sull’intera filiera che costituisce la supply chain del gruppo a livello locale.


Fondata nel 1973, Carel è tra i leader mondiali nella progettazione, produzione e commercializzazione di componenti e soluzioni per il controllo e la regolazione di impianti di condizionamento dell’aria e di refrigerazione. Il gruppo padovano è specializzato in alcune nicchie di mercato verticali caratterizzate da bisogni estremamente specifici, da soddisfare con soluzioni dedicate e sviluppate nei singoli mercati in cui è presente. Carel opera, infatti, attraverso 20 controllate e 9 stabilimenti produttivi situati in vari paesi, alcuni dei quali, Italia, Cina e Usa, particolarmente afflitti dall’emergenza sanitaria.


“Gli impatti negativi - spiega - derivanti dalla sospensione dell’attività produttiva in Italia, ad esempio, sono infatti in parte mitigati dalla piena attività delle strutture in Croazia, Germania, Brasile, Usa e Cina. Abbiamo reagito rapidamente, riallocando gli ordini su altri plant e i materiali non necessari immediatamente negli Usa piuttosto che in Europa sono stati messi a disposizione delle singole filiali commerciali”.


Negli ultimi anni il gruppo Carel ha molto investito per arrivare ad avere una capacità produttiva che ecceda la fisiologica domanda di breve periodo, applicando un principio di mirroring tecnologico: “L’idea è portare laddove siamo presenti gli stessi processi e la stessa tecnologia, al fine di poter attivare o disattivare produzioni su linee o location diverse in tempi molto rapidi. Una scelta - chiarisce Nalini - che in questo particolare momento storico si è mostrata utile perché con questo processo le nostre soluzioni e prodotti Carel possono esser realizzati in diversi siti, favorendo la continuità del business anche nell’emergenza”.


A questo scopo, dice, “stiamo anche rapidamente introducendo strumenti, anche basati sulla realtà aumentata, per effettuare prototipazione e training a distanza da parte dei tecnici di produzione. La nostra politica di mantenere una supply chain per quanto più possibile regionalizzata e flessibile si sta rivelando di fondamentale importanza”.


Le sedi Carel nel mondo occupano oltre 1.600 dipendenti, avrete quindi dovuto gestire l’emergenza e le diverse misure applicate, con specifiche declinazioni per ciascun paese: “Assolutamente sì - dice - e tra l’altro osservando l’escalation dai paesi maggiormente colpiti, in primis la Cina dove a febbraio decisioni e procedure da applicare sempre nuove erano una costante. Siamo stati ispezionati varie volte per verificare l'applicazione delle regole, passando sempre l’esame, garantendo la produzione e diventando un riferimento per l'area di Suzhou”.


“Questa esperienza - racconta - si è poi rivelata molto utile nel declinare le successive fasi in altri paesi, come il nostro o gli Usa. Da questo punto di vista, essere un gruppo internazionale ha permesso di condividere e in alcuni casi anticipare le misure preventive poi adottate. Ad esempio, una settimana prima che il governo Usa diramasse le prime restrizioni, i nostri colleghi avevano già avviato lo smartworking, potendo usufruire dell’esperienza accumulata in Cina, ma soprattutto in Italia”.


“In conformità con le decisioni del governo italiano - precisa Francesco Nalini - Carel ha introdotto misure restrittive in merito alle attività industriali e commerciali e sospeso le attività produttive relative alle filiere non essenziali dei propri impianti in Italia”.


“Allo stesso tempo - precisa - ha confermato le misure prese verso il personale impiegatizio, con una percentuale vicina al 100% di lavoratori in smartworking. Come gruppo eravamo già attrezzati in questo senso, ma l’emergenza ha fatto accelerare il processo, riuscendo a coinvolgere la quasi totalità dei 440 impiegati attivi. Il nostro piano di smartworking - sottolinea - prevedeva di coinvolgere il 75% del personale entro dicembre, siamo arrivati a superare l’obiettivo 10 mesi prima”.



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