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Venerdì, 19 Aprile 2024
Lavoro

Covid: barbershop Barberino’s, ristori siano adeguati, resistiamo grazie a crowdfunding


Roma, 16 mar. (Labitalia) - "La decisione di cambiare nuovamente approccio con riferimento ai servizi di barberia non fa altro che aumentare l'incertezza. Come settore ci siamo attrezzati con investimenti importanti, come ad esempio visiere, distanziamento, pannelli separatori, revisione degli spazi etc. Inoltre, il nostro tipo di servizio non comporta assembramenti, essendo soggetto al rapporto 1:1, con un cliente alla volta servito da un operatore. Cambiare idea ora non fa altro che aumentare ulteriormente l'incertezza, rendendo ancora più difficile la programmazione economica, delle assunzioni e degli investimenti. La cosa più importante è che ci sia almeno coerenza nelle decisioni del nuovo governo. Con le nuove chiusure ci aspettiamo ristori adeguati e non gli ammontari totalmente inadeguati messi sul piatto nel 2020”. Così Michele Callegari e Niccolò Bencini, co-fondatori di Barberino’s, la catena di barbershop con 10 saloni in Italia, e-shop e scuola di barberia, commentano le nuove chiusure di parrucchieri e barbieri.


“La catena di barbieri Barberino’s ha forzatamente chiuso tra marzo e maggio tutti i suoi punti vendita”, spiegano i co-fondatori. “In termini di ristori, abbiamo ricevuto: il 60% di credito d'imposta per l'affitto del locale per i mesi di marzo, aprile e maggio, un ristoro pari al 10% del fatturato perso per il solo mese di aprile 2020, mentre nulla per gli altri mesi; la cassa integrazione per i dipendenti, che continua ad essere valida ma che arriva con notevole ritardo. Lo Stato, però, non ha considerato tutti gli altri costi ancillari di un'attività retail, quali ad esempio assicurazioni, costi fissi come utenze, etc. Tra l’altro, anche durante la seconda ondata, quando ai negozi di barbieri era concesso rimanere aperti, a causa delle numerose restrizioni il flusso dei clienti era notevolmente ridotto: il lockdown di novembre ha comunque fatto crollare del 50% le presenze in negozio", continuano Callegari e Bencini.


In questo contesto di incertezza, Barberino’s ha comunque cercato non soltanto di mantenere la business continuity, ma anche di supportare i propri lavoratori, partendo dall’anticipare la cassa integrazione a chi tra i dipendenti ne aveva veramente bisogno e dalla rinegoziazione degli affitti dei negozi con quasi tutti gli affittuari.


Dall’inizio della pandemia, nonostante le difficoltà, Barberino's ha aperto 4 nuovi punti vendita, assunto 10 persone e ha concluso con successo una campagna di equity crowdfunding da 1,25 milioni di euro, sottoscritta da investitori qualificati ma soprattutto da gran parte della community tra cui fornitori, dipendenti e clienti. Di fatto, Barberino’s ha potuto sostenersi grazie al supporto ricevuto da parte della sua nutrita community. Lo ha dimostrato, ad esempio, a Torino, dove Barberino’s ad inizio 2021 ha aperto il suo primo punto vendita piemontese grazie a un crowdfunding, una raccolta fondi caratterizzata da piccoli ma significativi contributi: gli aspiranti clienti hanno infatti pre-acquistato i trattamenti in sconto e contributo così a finanziare parte dei lavori di ristrutturazione del nuovo negozio. In generale, i clienti hanno dimostrato una forte fidelizzazione e hanno continuato a comprare gli e-voucher sostenendo il brand nei mesi di lockdown.


Ora, nonostante le nuove chiusure imposte in zona rossa, Barberino’s si propone, comunque, di rimanere vicino alla propria community: i clienti potranno acquistare online voucher sui servizi, da riscuotere quando i saloni riapriranno, ma anche restare in contatto con i barbieri di Barberino’s sui social, dove con pillole video daranno consigli di stile, o prenotando consulenze in diretta su Zoom. Inoltre, rimarranno attive le promozioni sull’eshop di Barberino’s, che negli ultimi mesi ha registrato una crescita del 70% rispetto all’anno precedente.


“Gran parte dei traguardi raggiunti in questi mesi - concludono Callegari e Bencini - sono stati quindi possibili grazie alla comunità e ai privati, non allo Stato. L'attività ha potuto reggere perché c'è un solido management che pianifica, decide e si prende la responsabilità di decisioni forti. Noi fondatori, ad esempio, abbiamo deciso di non pagarci lo stipendio nei mesi di lockdown senza poter contare su nessun sussidio, escluso per gli amministratori anche di piccole srl come la nostra. Siamo molto orgogliosi sia della nostra community che del nostro team: dipendenti, fornitori e clienti, tutti insieme hanno contribuito e fatto squadra”.


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