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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lavoro

Dal tessile alla ceramica, oltre 700mila lavoratori in attesa di rinnovo contrattuale


Roma, 14 set. (Labitalia) - Dal tessile e moda alla gomma-plastica, passando per la ceramica e l'occhialeria, per arrivare ai giocattoli e al calzaturiero. Settori chiave del manifatturiero e del made in Italy, i cui lavoratori sono in attesa del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. Oltre quattrocento mila solo nel tessile-abbigliamento, più di 700mila considerando tutti i contratti del perimetro scaduti (tessile-moda; lavanderie industriali; pelli e succedanei; penne, spazzole e pennelli; calzaturiero; concia; giocattoli, gomma-plastica; ceramica-piastrelle).


"Quando abbiamo iniziato la stagione contrattuale -racconta ad Adnkronos/Labitalia Marco Falcinelli, segretario generale della Filctem Cgil- mano a mano che arrivavano a scadenza, abbiamo presentato le piattaforme per tempo per tutti i contratti, così come prevede la legge. Abbiamo rinnovato il contratto del chimico-farmaceutico, dell'elettrico. E ora dovremmo essere in dirittura d'arrivo per il settore della gomma-plastica mentre rimane aperto il contratto della ceramica, dove dobbiamo ancora cominciare la trattativa".


Nessuna novità invece per il contratto del tessile moda, scaduto lo scorso 31 marzo, e per il quale i sindacati nella loro piattaforma hanno richiesto un aumento salariale di 115 euro medi sui minimi tabellari per il triennio 2020-2023. "E' l'unico contratto in cui abbiamo ricevuto una lettera di non disponibilità al confronto da parte della controparte, Smi Confindustria. Il settore è indubbiamente in difficoltà, tra quelli che ha subito di più l'impatto del lockdown, si sono fermati i consumi. Ma questo non è una motivazione per non ragionare del rinnovo del contratto, anzi. Noi infatti abbiamo sempre sostenuto il contrario e le altre associazioni datoriali ci hanno seguito in questa affermazione", sottolinea Falcinelli rivendicando i contratti già rinnovati nel perimetro del sindacato.


Per il sindacalista "anche il rinnovo del contratto nazionale può diventare un vantaggio in questa situazione perché all'interno di esso si può provare a regolamentare quelle attività, quelle modifiche ed esigenze di flessibilità che servono a fare ripartire le imprese. Quindi il no dello Smi, Sistema Moda Italia è per noi immotivato", sottolinea ancora Falcinelli.


E per il sindacato c'è il "forte timore che sia un no più politico che legato piuttosto alle condizioni attuali del settore. Le obiezioni che lo Smi solleva rispetto alle possibilità di aprire la trattativa sono le stesse che in questi giorni Confindustria sta dichiarando attraverso gli interventi del suo vice presidente Stirpe e cioè che la piattaforma da noi presentata non rientra nei parametri del Patto per la fabbrica e così via. Ma noi contestiamo questo perchè con le stesse modalità abbiamo presentato le piattaforme in tutti gli altri contratti e li abbiamo rinnovati. Se ci fosse stato il problema sarebbe stato fatto notare dalle altre organizzazioni datoriali", attacca ancora Falcinelli.


"Insisteremo -aggiunge ancora Falcinelli- per l'apertura del tavolo, siamo assolutamente convinti che le nostre piattaforme siano legittime e che rispettano le regole del patto per la fabbrica che concede un'autonomia alle categorie per determinare le piattaforme rispettando le prassi consolidate. Il tema vero è che nessun accordo confederale potrà porre un limite all'autonomia delle singole categorie nel rinnovare i contratti. Se la federazione dello Smi continuerà a mantenere questa posizione è chiaro che in termini unitari dovremo passare a momenti di mobilitazione. Non vedo alternativa", conclude.


E sull'importanza del rinnovo dei contratti in questo momento per la ripartenza del Paese 'batte' anche Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec. "Noi riteniamo -sottolinea intervistato da Adnkronos/Labitalia- con questi contratti di affrontare i temi che vengono posti dalla crisi in corso, attraverso uno sviluppo della formazione certificata, del rafforzamento degli sistemi di welfare, dei percorsi di mobilità professionale, di una gestione condivisa dei processi di flessibilità, affrontando anche temi di natura sociale, dalle pari opportunità. E poi i temi della sicurezza".


Per Pirani "il contratto di lavoro non è solo lo scambio salariale che è comunque importante, ma è anche la definizione di quello che è nella società della figura del lavoratore e della lavoratrice".


E il messaggio verso Bonomi e Confindustria, dopo il primo incontro con le segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil, è chiaro. "Mi pare che i propositi rivoluzionari -spiega Pirani- si siano rimessi nel cassetto e che il confronto si possa fare nel merito delle questioni. Io credo che sia sbagliato, nell’affrontare il tema della produttività, vederlo solo in relazione al salario. Io credo che la produttività -aggiunge- dipenda innanzitutto dal fatto che molte imprese innovano poco nel nostro Paese. Troppo spesso anche in finanziamenti, contributi e incentivi anziché in investimenti finiscono in scelte di tipo finanziario. La produttività cresce se cresce l’innovazione, e con essa cresce la capacità di contrattazione", sottolinea ancora Pirani.


Il futuro, per Pirani, deve passare dalla partecipazione e dall'innovazione. "Nel periodo di lockdown -ricorda- c’è stata una forte mobilitazione sui temi della salute e della sicurezza e che ha portato da un lato alla definizione di protocolli con governo, con associazioni imprenditoriali e con le singole imprese e dall’altro la nascita di comitati paritetici imprese-lavoratori per gestire i necessari cambiamenti organizzativi per potere continuare a lavorare in sicurezza". "Questa è la strada partecipare e innovare, investire. Abbiamo un’opportunità unica -sottolinea- con quanto deciso a livello europeo, sfruttando Mes e Recovery fund, individuando le priorità per fare ripartire in moto il Paese. No a spezzatini ma puntare su transizione energetica ed economia circolare e all’interno di questo si possono trovare opportunità, posti di lavoro, crescita e contrattazione.", continua ancora Pirani.


E per Nora Garofalo, segretario generale della Femca Cisl: "sicuramente la posizione di Confindustria ha creato all'interno delle diverse associazioni confindustriali una situazione di 'blocco', di attesa di vedere cosa succede. Il comparto della moda è uno di quelli che stanno soffrendo di più, con aziende che nei primi mesi del 2020 hanno registrato cali del fatturato del 70% e che ancora non si sono riprese a pieno regime".


Per la sindacalista però sul contratto del tessile-abbigliamento "il vero problema è di capire se c'è la volontà di arrivare a un accordo sapendo che le difficoltà ci sono, ma allo stesso tempo ci sono cose che si possono affrontare, come ad esempio tutta la parte normativa, per poi arrivare alla conclusione discutendo di parte economica e welfare. Anche la formazione è un tema che sarà sempre più importante. Il nostro compito è trovare una sintesi, una mediazione. Ma ovviamente bisogna capire quali sono le proposte, e c'è da dire che il salario è uno dei punti principali del contratto collettivo nazionale di lavoro e noi non ci siamo scostati dalle precedenti richieste nelle nostre piattaforme", conclude.


(di Fabio Paluccio)


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