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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Fase 2: Maurizio Quarta, 'bancabilità temporary management in pmi'


Milano, 6 mag. (Labitalia) - “L’attualità del concetto della bancabilità del temporary management nasce dalla crisi attesa nella fase 2 della gestione della pandemia, che riporta in primo piano due aspetti critici delle pmi italiane: sottocapitalizzazione e sottomanagerializzazione, che verranno amplificati dall’oggettiva situazione di (semi)paralisi di molte attività”. A dirlo, in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia Maurizio Quarta, Managing Partner di Temporary Management & Capital Advisors, che sul concetto lavora da diverso tempo.


“Con il termine di bancabilità - spiega - si intende la possibilità da parte delle banche di finanziare progetti di TM in aziende loro clienti (specie pmi), e in situazione di crisi, senza dover incorrere nei rischi legati ad un coinvolgimento diretto nella gestione. In termini chiari ed espliciti: l’obiettivo non è quello di finanziare uno specifico professionista ‘suggerito’ dalla banca stessa, bensì quello di finanziare un progetto, che potrà essere di risanamento o di rilancio, in cui è l’azienda a scegliere il/i manager con cui gestirlo.


“L’ultimo rapporto di Confindustria - ricorda - su ‘Le previsioni per l’Italia. Quali condizioni per la tenuta ed il rilancio dell’economia?’ lancia un allarme per il possibile default di molte pmi, che pure oggi hanno rating non critici (le classi B, BB e BBB): la probabilità media di default salirebbe infatti dall’attuale 4,9% al 6,8% e quasi tutti i settori produttivi, ad eccezione del farmaceutico, di parte del commercio e del settore ict, registrerebbero un deterioramento del merito creditizio.


Ma quali sono i giocatori su questa scacchiera? “Nelle situazioni di crisi d’impresa e di special situation in generale - sostiene - due sono i giocatori chiave che si trovano a dover operare fianco a fianco: il management, molto spesso temporaneo, e le banche. Creare un rapporto virtuoso tra queste due entità diventa quindi essenziale, anche approfittando del fatto che lo stato di emergenza potrebbe semplificare l’adozione di processi facilitanti con tutte le implicazioni normative del caso. Aggiungo anche che le banche sono generalmente tra i primi ad intercettare lo stato di difficoltà di un’azienda”.


“Con l’obiettivo - afferma Maurizio Quarta - di arrivare al rapporto virtuoso con le banche, quello che le società di TM, i cosiddetti provider, auspicano in maniera particolare è un maggiore coinvolgimento nelle fasi di prevenzione e anticipazione delle crisi, principio che ha ispirato tutta la più recente normativa".


E’ sufficiente rileggere "alcuni passi del nuovo Codice della crisi d’impresa (decreto legislativo 14/19), entrato in vigore all’inizio dello scorso anno, laddove obbliga l’impresa ‘ad istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa’, nonché ad ‘attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi’. Lo spirito della nuova normativa considera il tema della crisi non come attività one shot, bensì come un processo continuo di vigilanza per la cui implementazione e avvio figure temporary possono risultare di grande efficacia.


“A monte - chiarisce - deve esistere un progetto di TM serio, elaborato dall’azienda in autonomia o con l’aiuto di uno specialista, che riporti in maniera chiara ed esplicita modalità di intervento, tempi necessari, risorse impegnate e obiettivi attesi, possibilmente con anche l’indicazione della persona fisica o giuridica eventualmente individuata per l’erogazione dei servizi finanziabili. A garanzia del rigore tout court del progetto e a tutela dell’ente finanziatore è necessario prevedere dei meccanismi di controllo, anche per evitare fantasiose soluzioni ‘all’italiana’ da parte delle aziende richiedenti”.


Maurizio Quarta ne cita alcuni “basilari e irrinunciabili”. - Il temporary manager non può essere un azionista, un membro dei nuclei familiari azionisti (parentela ammessa e se sì oltre quale grado?), o chiunque abbia lavorato con l’azienda nei tre anni precedenti l’avvio del progetto.


- Le aziende finanziate devono documentare, per tutta la durata del progetto, lo stato di attuazione e i risultati raggiunti indicandone anche, nel caso, l’eventuale termine anticipato. - L’ente finanziatore ha il diritto di revoca dei finanziamenti concessi qualora l’azienda abbia con gli stessi realizzato interventi diversi da quelli previsti nel piano originariamente approvato.


Per Quarta “si dovrebbero identificare le tipologie di intervento ‘finanziabili’, ad esempio e non esaustivamente: operazioni straordinarie e piani di risanamento; aggregazioni, fusioni e accordi; internazionalizzazione; razionalizzazione gestionale e organizzativa (trasformazione digitale, manufacturing 4.0); successione generazionale; ricapitalizzazione o revisione degli assetti societari.


“I benefici di questa modalità di approccio - avverte - ricadrebbero sull’intero sistema. E’ un sistema integralmente privatistico, senza alcuna ricaduta sul sistema pubblico, cui spetterebbe solamente la definizione di un quadro normativo facilitante, a maggior ragione in un periodo di emergenza conclamata. Consentirebbe un intervento in tempi estremamente rapidi coerentemente con la velocità di reazione e decisione richiesta in tempi di crisi e consentirebbe alle banche di minimizzare il rischio di deterioramento del credito”.


Inoltre, “consentirebbe di iniettare nelle pmi quelle competenze di gestione che saranno di primaria importanza nella fase di ripartenza (come ad esempio finanza e risorse umane)”. “Concettualmente - aggiunge - non ha senso parlare a priori di una soglia dimensionale minima per questo tipo di modello. Nulla, infatti, vieta che il concetto di bancabilità possa essere esteso anche a realtà molto piccole, dove tipicamente è più facile ed efficace intervenire modulando il TM in un’ottica part time, anche attraverso l’utilizzo di team di temporary manager, come avviene da anni nel contesto americano e come già fanno anche società italiane”.


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