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Venerdì, 19 Aprile 2024
Lavoro

Fase 3: Cida Lazio, superare emergenza con nuovi modelli organizzativi


Roma, 17 lug. (Labitalia) - Adeguare contratti di lavoro e modelli organizzativi, colmare gap infrastrutturale digitale, investire massicciamente sulla formazione: è l’’eredità’ che ci lascia l’esperienza dello smart working dopo la sua applicazione in larga scala causata dall’emergenza del Covid 19. A queste conclusioni è giunto il webinar 'Oltre l’emergenza; ripensare il lavoro con lo smart working' organizzato da Cida Lazio, cui hanno partecipato Guelfo Tagliavini, delegato all’Industria 4.0 e all’Agenda digitale, componente del Tavolo degli esperti sul lavoro agile promosso dalla presidenza del consiglio dei ministri, Roberto Bedani direttore generale Confindustria digitale, Antonello Giannelli presidente Anp, Nicola Caione consigliere Cida Lazio, presidente della commissione smart working presso l’Ordine degli Ingegneri di Roma, Carlo Conchiglia vicepresidente della commissione smart working presso l’Ordine degli Ingegneri di Roma, Maria Cristina Cigliano, segretario regionale Cida Lazio.


“Tentare di fare un bilancio dell’esperienza emergenziale dello smart working - ha detto Cigliano - serve se lo usiamo come una base di partenza per ragionare sul futuro del lavoro e di come dobbiamo rinnovarlo alla luce delle nuove esigenze produttive, economiche e sociali”.


Per Tagliavini i problemi riscontrati, sono da addebitare al ritardo con cui le imprese, e in particolare la Pubblica amministrazione, hanno affrontato la problematica del lavoro a distanza, declinata negli anni, prima come telelavoro, poi lavoro agile e, infine, smart working. “Quello che va detto chiaramente - ha sottolineato - è che indietro non si torna: la scrivania, l’ufficio, il cartellino, faranno parte del passato. E’ compito dei dirigenti progettare e gestire modelli organizzativi nuovi, basati sugli obiettivi, sui risultati e non sui ‘compiti’ impartiti quotidianamente”.


Anche per Bedani, lo smart working “non va visto come un'opzione solo legata all'emergenza sanitaria, ma come una concreta opportunità di cambiamento innovativo per il nostro paese. E per dare tempo alle imprese di pianificare le condizioni di prosecuzione delle attività produttive in un quadro certo, che consenta di contemperare le esigenze lavorative, organizzative e di tutela della salute. Facciamo appello al Governo e alle istituzioni di prorogare le semplificazioni normative legate a questa modalità di lavoro che dovrebbero scadere il prossimo 31 luglio”.


A inserire le problematiche dello smart working in un contesto storico, sociale e contrattuale è Giannelli, che invita a riflettere sulla validità del concetto di ‘scambio’ posto alla base del rapporto fra prestatore d’opera e datore di lavoro. “Siamo di fronte a scenari inesplorati, in cui il giuslavorista deve disciplinare nuove realtà, ricorrendo necessariamente a nuove regole, come il diritto alla disconnessione, o il rapporto gerarchico del controllo”, ha spiegato il presidente dell’Anp.


Il webinar si è chiuso con un sondaggio on-line interattivo, che ha messo in luce, secondo le conclusioni di Caione e Conchiglia, alcuni problemi principali relativi allo smart working: l’inadeguatezza delle infrastrutture digitali, la contraddizione di operare da remoto con strumenti personali del lavoratore e, corollario di entrambi, i rischi di sicurezza informatica per le aziende, cresciuti esponenzialmente durante l’emergenza del coronavirus.


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