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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Innovazione: Bcg, finanza e tlc settori più digitalizzati, in ritardo il pubblico


Milano, 29 lug. (Labitalia) - Il livello di digitalizzazione delle imprese varia notevolmente in base al settore industriale e, a livello globale, i settori più avanzati dal punto di vista digitale sono le istituzioni finanziarie e le società di telecomunicazioni, mentre appare in ritardo il settore pubblico, con ampie differenze tra le diverse regioni. Ma i digital champions si distinguono soprattutto per priorità di investimento: le aziende più mature nel digitale sono anche quelle che si stanno dedicando di più allo sviluppo delle competenze digitali della forza lavoro e che investono maggiormente in nuove tecnologie.


E' quanto emerge dal 'Digital acceleration index” (Dai), l’indicatore elaborato da Boston consulting group che misura la maturità digitale delle aziende. L’indagine di Bcg ha coinvolto manager e dirigenti di 1.800 imprese tra Asia, Ue e Stati Uniti, ai quali è stato chiesto di valutare la maturità digitale delle loro società su una scala da 1 a 4 in 35 categorie differenti. Le aziende con un Dai da 67 a 100 sono 'campioni digitali', quelle con un punteggio di 43 o inferiore sono classificate come 'ritardatarie'.


"Lo studio - dice Roberto Ventura, partner di Bcg ed esperto digital e artificial intelligence - ha identificato tre booster a cui i più performanti si affidano per diventare più maturi digitalmente: spendono oltre il 5% dell’opex (spesa operativa) in progetti digitali, assegnano a ruoli e progetti digitali più del 10% dei propri dipendenti, sono più capaci di affinare e scalare progetti pilota in soluzioni operative".


Il settore finanziario asiatico raggiunge il punteggio più alto, con un Dai di circa 60. In Europa e Stati Uniti, invece, sono le tlc il settore leader. Fattore fondamentale per un buon punteggio è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale: in Asia viene usata dall’87% delle imprese, contro il 78% dell'Ue e il 74% degli Stati Uniti.


I digital champions asiatici sono leggermente in vantaggio rispetto agli statunitensi (54% contro 51%) per quanto riguarda il numero di dipendenti impegnati in ruoli digitali e in netto vantaggio rispetto agli europei (44%). Gli Usa invece primeggiano per quota di Opex investita in progetti digitali dai loro digital champions (90%), maggiore rispetto all’Asia (75%) e Ue (65%).


"Dallo studio - commenta Ventura - emerge come ben tre campioni su quattro (77%) e solo il 43% dei ritardatari abbiano in previsione di aumentare la forza lavoro digitale di oltre il 20%". In Europa, lo farà il 70% dei digital champions, meno di quelli dell'Asia (dove sono il 90%), ma più degli Stati Uniti (65%). Ma c'è anche un investimento interno: metà dei digital champions (51%) e solo il 29% dei ritardatari prevede di potenziare le capacità digitali di oltre il 20% del personale.


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