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Martedì, 23 Aprile 2024
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L'esperto Maurizio Primanni, 'giusto che MPS acquisisca Unicredit, ma non suoi crediti deteriorati'


Milano, 2 ago. (Labitalia) - "Giusto che Unicredit acquisisca Mps, non i suoi crediti deteriorati”. Lo dice all'Adnkronos/Labitalia Maurizio Primanni, esperto di finanza e ceo di Excellence Consulting, società di consulenza bancaria. "Una soluzione - afferma - va trovata, Mps la banca più antica d’Italia, ha come principale azionista lo Stato, che detiene oltre il 60% del capitale. Da ricordare inoltre che lo Stato già nel 2017 spese 5,4 miliardi per salvare l’istituto senese ed evitare che si creasse un effetto domino negativo su tutto il sistema bancario nazionale. Tuttavia, quel salvataggio fu approvato all’Unione europea solo a patto che lo Stato uscisse da Mps entro il 31 dicembre 2022. Così si spiega l’accelerazione della vicenda di questi giorni. Per giunta negli ultimi stress test, condotti da Eba, l’autorità di vigilanza europea, Mps è risultata tra le peggiori 50 banche Eu considerate sistemiche".


“La polemica di questi giorni sul conflitto di interesse - spiega - deriva dal fatto che il presidente di Unicredit, Pier Carlo Padoan, è anche l’ex ministro dell’Economia, anche se ha lasciato da tempo l’incarico e il seggio di parlamentare nel collegio di Siena. Ritengo che stiamo assistendo sostanzialmente ad una polemica politica, ingigantita dal fatto che per lo scanno lasciato da Padoan correrà il segretario del Pd Enrico Letta. La proposta del ceo di Unicredit Andrea Orcel, mi pare sia ragionevole e di buon senso".


"Essa - fa notare Primanni - serve a tutelare gli attuali azionisti di Unicredit, evitando che i crediti dubbi o deteriorati causati dalla vecchia gestione di Mps possano obbligare Unicredit a realizzare un ulteriore immobilizzo di capitale. Unicredit vuole tutelare il proprio Tier 1, ossia la componente primaria del capitale di rischio di una banca, fatta da capitale azionario (azioni ordinarie e privilegiate), riserve e utili non distribuiti al netto delle imposte, che per le banche sistemiche, deve essere come minimo pari all'8%. Clausole similari, non va dimenticato, furono utilizzate per organizzare l’operazione che portò Intesa Sanpaolo, su invito dello Stato, ad acquisire le venete Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca".


“Alcune componenti politiche - dichiara - a partire dalla Lega di Matteo Salvini, propongono di fare di Mps una sorta di terzo polo nazionale bancario territoriale. Va sottolineato però che la presenza sul territorio è espressa già dal sistema delle banche di credito cooperativo, che fanno della vocazione localistica una delle loro caratteristiche distintive. Inoltre molte delle grandi banche del Paese, compresa Intesa Sanpaolo, sono proprio organizzate con divisioni denominate proprio 'banche dei territori'. Se ci si riferisce invece all’auspicio di dar vita a una banca pubblica territoriale, va detto che tutti i più recenti orientamenti dell’Unione Europea vanno in senso contrario e, anche i riscontri fattuali del passato, evidenziano come la gestione pubblica delle banche non rappresenti una stella polare da seguire".


"Si è parlato - continua Primanni - di un taglio di 6.000 unità. Sono convinto che, se questa operazione di M&A andrà in porto, si cercherà di tutelare il personale il più possibile, tuttavia c’è da mettere in conto che a fondamento delle operazioni di aggregazione c’è sempre la ricerca di sinergie".


"Mps - commenta - ha avuto risultati positivi negli ultimi anni, ma Unicredit avrà beneficio da questa operazione se riuscirà a mettere a fattore comune le risorse tra le due banche. Per intenderci, se in una cittadina italiana sono presenti una filiale sia di Unicredit che di Monte de Paschi, una soluzione che non sia il semplice cambio del marchio sulla facciata dell’edificio è da presumere che andrà trovata".


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