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Venerdì, 29 Marzo 2024
Lavoro

Sistema Impresa: "Più sostegno a imprese, serve iniezione di liquidità"

Zucchi, aiuti in dl 'Cura Italia' insufficienti


Roma, 20 mar. (Labitalia) - Per la Confederazione nazionale Sistema Impresa, che rappresenta 160mila aziende in tutta Italia per oltre un milione di addetti, la strategia del governo Conte per fronteggiare l’emergenza economica deve essere migliorata. Soprattutto in riferimento a imprese e professionisti, gli aiuti previsti dal decreto ‘Cura Italia’ appaiono "insufficienti e incapaci di sostenere il momento di difficoltà in vista di una ripartenza che potrà esserci solo in presenza di misure di aiuto più durature, consistenti e finalizzate ad operare in un contesto economico e sociale totalmente mutato dove sarà la digitalizzazione il fattore trainante".


"Lo Stato centrale - spiega Enrico Zucchi, segretario generale di Sistema Impresa - deve manifestare una reale vicinanza alle piccole imprese e ai professionisti sostenendo i due soggetti che hanno sempre alimentato la capacità di crescita del modello Italia. C’è bisogno di una forte iniezione di liquidità. Bisogna immettere nel sistema economico denaro reale evitando gli inutili giroconti di poste di bilancio. Contemporaneamente, bisogna consentire a chi è obbligato a rimanere a casa di prepararsi a un nuovo assetto socio-economico che vedrà il mondo del lavoro cambiare in modo radicale orientandosi definitivamente verso la digitalizzazione. A tale scopo, è necessario destinare molte risorse per la formazione di imprenditori, lavoratori e studenti".


Zucchi analizza nel dettaglio alcuni dei punti che ritiene più deboli del decreto legge varato dall’esecutivo: "Il provvedimento stabilisce aiuti troppo timidi che, purtroppo, a causa della loro inconsistenza, non avranno l’impatto positivo auspicato".


"Riconoscere 600 euro d’indennità a imprenditori e professionisti obbligati a chiudere non è abbastanza. Il rinvio del versamento delle imposte, tasse e contributi va rivisto perché ha una durata troppo ridotta. Il credito d’imposta sull’affitto per le attività non funziona, dal momento che si è verificata un’assenza oggettiva di guadagni. L’estensione dell’uso del Fondo di garanzia, inoltre, per come è stato predisposto produce effetti solo nella teoria mentre un aspetto strategico come la formazione è stato completamente dimenticato", avverte


Il segretario generale di Sistema Impresa elenca le possibili soluzioni: "In merito all’indennità per imprenditori e professionisti, è indispensabile alzare fino a 2mila euro l’entità del sostegno per coloro che sono stati obbligati a chiudere. Ma non basta. Bisogna estendere la platea dei destinatari a coloro che, ancorché non obbligati a chiudere, sono stati costretti a farlo per effetto della situazione reale".


In merito al rinvio del versamento di imposte, tasse e contributi, Zucchi sottolinea: "Le azioni che deve garantire subito il governo sono tre e tutte prioritarie: ampliare il periodo di sospensione, allungare la rateizzazione ed estendere le precedenti opportunità a tutte le imposte, tributi, concessioni, diritti e tasse. In merito al credito d’imposta sull’affitto, semplicemente deve essere rimosso perché esprime una previsione che fin dall’inizio si annuncia errata. Sarà scarsamente utilizzato o non verrà utilizzato del tutto in quanto le imprese non avranno reddito. La verità è che non pagheranno le tasse. Dire che potrà essere compensato con altre imposte significa gettare fumo negli occhi".


Uno dei nodi cruciali rimane l’accesso al credito. E anche qui le richieste di Sistema Impresa al governo sono chiare e vanno in controtendenza rispetto a quanto stabilito con il decreto ‘Cura Italia’. "È indispensabile realizzare un modello in cui il Fondo centrale di garanzia - dice Zucchi - garantisca direttamente i pagamenti che le banche effettuano per le imprese e i professionisti concedendo nuova liquidità finalizzata ad alcune categorie di spese come affitti, stipendi, F24 e altre voci strategiche.


"Nella prospettiva della ripartenza va inoltre sostenuta con forza la formazione degli imprenditori e dei professionisti, gli attori primari dello sviluppo, allargando la platea dei destinatari della formazione finanziata dai fondi interprofessionali. Una opportunità che deve essere estesa alle categorie che oggi sono escluse quali appunto gli imprenditori e i professionisti che avranno un ruolo propulsivo nella fase post emergenza e che saranno costretti a muoversi dentro uno scenario in cui molti paradigmi usuali non saranno più aderenti all’attualità", sottolinea.


"Ci aspetta una sfida enorme sul piano del rinnovamento. Dobbiamo consentire al sistema produttivo nazionale di prepararsi per tempo e nel giusto modo", conclude.


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