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Non si ferma il ritiro dei ghiacciai Alpini


Roma, 9 set. (Adnkronos) - Il ritiro dei ghiacciai Alpini non si ferma, registrando una perdita del 13% della superficie in soli 12 anni. E' quanto emerge da uno studio internazionale, che ha visto la partecipazione di un gruppo i ricercatori del dipartimento di Scienze e politiche ambientali (Esp) dell’Università Statale di Milano. In particolare lo studio rivela che i ghiacciai Alpini hanno continuato a ritirarsi a grande velocità nell’ultimo decennio.


La ricerca, frutto di una collaborazione tra Unimi, Università di Zurigo, Università di Grenoble e la società Austriaca Enveo It Gmbh, ha portato alla pubblicazione di un articolo e dell’intero catasto in modalità open access su Earth system Science Data. Lo studio si basa sui dati acquisiti dai satelliti Sentinel-2 nel periodo 2015-2017, resi disponibili gratuitamente dall’agenzia spaziale Europea (Esa).


I ricercatori hanno elaborato i dati attraverso un algoritmo che permette di riconoscere automaticamente il ghiaccio e hanno successivamente apportato delle correzioni a partire dalle evidenze glaciologiche e geomorfologiche per meglio delineare i ghiacciai neri, ovvero quelli coperti da uno strato consistente di detrito, che sono in aumento sulle Alpi e per i quali l’applicazione di una tecnica esclusivamente automatica risulta più problematica.


I risultati dello studio sono supportati anche da un’analisi dettagliata della precisione nella realizzazione dei perimetri dei corpi glaciali, che si attesta intorno al 5%. Dal catasto dei ghiacciai Alpini, risulta che ci siano 4395 ghiacciai sulle Alpi, con una superficie totale complessiva di 1806 km2, distribuiti per il 49.4% in Svizzera, 20% in Austria, 12.6% in Francia e 18% in Italia, con 325 km quadrati. Accanto a giganti come l’Aletsch, con i suoi 77 km quadrati, vi sono una miriade di ghiacciai con dimensioni inferiori a 0.1 km quadrati, che costituiscono la maggioranza del glacialismo Alpino.


La maggior parte dei ghiacciai Alpini è esposta a Nord, dove il minor apporto di radiazione solare garantisce una più lunga sopravvivenza, mentre la quota mediana si attesta intorno ai 3000 m s.l.m. Confrontando i dati di questo catasto con quelli del precedente inventario Alpino relativo al 2003, per una selezione dei ghiacciai, le perdite sono state di circa il 13.2%. Questo corrisponde ad un tasso di ritiro annuo di circa l’ 1.1%, ed indica come il ritiro dei ghiacciai continui senza pause dagli anni ‘80 fino ai giorni nostri.


Se ci concentriamo sui ghiaccia italiani e confrontiamo il dato ottenuto dall’analisi delle Immagini Sentinel (325 km2) con la superficie dei ghiacciai italiani censita nel precedente catasto realizzato sempre dal team di glaciologia della Statale di Milano e basato su dati acquisiti nel periodo 2005-2011 (369 km2) otteniamo una perdita della superficie glaciale di 44 km2 in meno di un decennio ed un tasso di ritiro annuo che supera l’1.6% per i ghiacciai Lombardi: emblematico è il caso del ghiacciaio dei Forni, una volta il più grande ghiacciaio vallivo Italiano, che è ora diviso in tre parti non più comunicanti tra loro.



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