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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Porto di Ancona, un laboratorio di sostenibilità e blue economy

Il presidente Autorità Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale, 'l’intera portualità chiamata ad affrontare la sfida della sostenibilità'


Roma, 21 ago. - (Adnkronos) - Cantieristica, carburanti puliti, gestione dei rifiuti e ricerca. Così il porto di Ancona si candida a diventare un vero e proprio hub della sostenibilità e della tutela dell'ecosistema marino. "Il porto di Ancona punta a diventare un laboratorio esteso sul tema della sostenibilità applicata alla blue economy", dichiara all'AdnKronos Rodolfo Giampieri, presidente Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale, sottolineando che "in ogni settore dello scalo (traffico merci, passeggeri, pesca, cantieristica, nautica, per citare i principali) le imprese si stanno confrontando con la sfida di rendere la sostenibilità un valore competitivo imprescindibile del mercato moderno".


Qualche esempio? "Penso alle costruzioni sempre più green della cantieristica del nostro porto, ma anche all’esperienza fatta con le compagnie traghetto dell’Ancona Blue Agreement, con la quale le compagnie si sono impegnate ad utilizzare carburanti più puliti durante la sosta e la partenza dal nostro porto, anticipando per tutto il 2019 gli obblighi entrati in vigore nel 2020 sulla riduzione delle emissioni. Una sfida raccolta, con costi importanti a carico delle imprese, che testimonia l’attenzione che il cluster marittimo sta mostrando verso la sostenibilità".


Non è un caso che sia stata appena inaugurata, proprio al Porto di Ancona, la sede del Ber - Blue economy Research. "La nascita del Ber - spiega Giampieri - rappresenta l’incontro tra i mondi della ricerca, della cantieristica e dei servizi portuali: un’intesa che è maturata in anni di confronto e crescita insieme dei soggetti privati e pubblici coinvolti. Voglio sottolineare il ruolo positivo della normativa portuale, che stimola la crescita di aziende capaci di offrire servizi di pulizia e gestione del ciclo dei rifiuti a trecentosessanta gradi: dai rifiuti delle navi alla pulizia degli specchi acquei, specialità dove ad Ancona è nato il battello Pelikan".


Per Giampieri, "porti nati all’interno delle città non possono pensare ad uno sviluppo che non sia in armonia con la comunità e con sensibilità ed attenzioni sempre più diffuse, come l’ambiente. Per questo l’intera portualità è chiamata ad affrontare la sfida della sostenibilità. Le azioni prioritarie su cui ci siamo concentrati in forte coordinamento con la Capitaneria di porto, l’amministrazione comunale e la Regione Marche sono il tema della qualità dell’aria e lalotta alla plastica in mare, cercando di mettere in atto soluzioni concrete".


La riforma della portualità, che ha incluso anche porti di minori dimensioni nei sistemi portuali, "ha rafforzato il ruolo delle Autorità di sistema come agenzie della blue economy: logistica, traffico passeggeri, nautica, pesca, cantieristica e servizi turistici, per citare le principali attività dei porti, trovano negli scali un punto di incontro e coesistenza. Una delle principali missioni delle Autorità di sistema portuale odierne - dice Giampieri - è proprio quella di contemperare le esigenze di tutti questi settori della blue economy, creando le premesse per una crescita economica ed occupazionale".


Nei porti quindi "si concentra quell’insieme di competenze e sensibilità capaci di interagire e crescere: il laboratorio Ber è un esempio lampante di competenze diverse che si sedimentano nel porto, ma un altro chiaro esempio è la cantieristica, con la sua filiera diffusa di fornitori di qualità. Per dare un’idea del potenziale, basti pensare che il porto di Ancona vede oggi occupate 6526 persone, con una produzione che si aggira intorno al 3% del Pil regionale", conclude.



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