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Venerdì, 29 Marzo 2024
Salute

Aborto: Usa, Corte Suprema conferma stop a legge Indiana

Dichiara invece costituzionale misura che impone che i feti vengano sepolti o cremati


Washington, 28 mag. (AdnKronos Salute/Dpa) - Con due diverse sentenze, la Corte Suprema degli Stati Uniti mostra di non volersi pronunciare in questo momento sulla questione dell'aborto, al centro di un accanito dibattito dopo che diversi Stati conservatori hanno approvato leggi fortemente limitanti. Il massimo organismo giuridico americano infatti non ha accolto il ricorso contro lo stop di una Corte d'appello alla legge dell'Indiana, con cui si intendeva vietare alle donne di abortire a causa di malformazioni del feto o in base alla sua razza e sesso.


La Corte ha invece confermato un'altra legge dell'Indiana, firmata dal vice presidente Mike Pence quando era governatore dello Stato, che impone alle cliniche che effettuano le interruzioni di gravidanza di dare sepoltura o cremare i feti. La Corte d'appello del settimo circuito lo scorso anno aveva stabilito che la legge del 2016 violava il diritto alla privacy delle donne e quindi era incostituzionale. Ma a differenza dell'altra legge, 7 dei 9 sommi giudici - con l'opposizione di Ruth Bader Ginsburg e Sonia Sotomayor - hanno rovesciato la sentenza della Corte d'appello, sostenendo che la legge non limita il diritto delle donne di scegliere di abortire.


Questa seconda sentenza è una sorta di vittoria di consolazione per chi sperava che la legge anti-aborto dell'Indiana potesse spingere la Corte Suprema - in cui ora c'è una maggioranza di giudici di orientamento conservatore - a una sentenza che rovesciasse la Roe vs Wade, la decisione del 1973 con cui è stato legalizzato l'aborto negli Stati Uniti. Sembra invece confermata l'opinione di molti esperti legali che credono che il presidente della Corte, John G Roberts Jr, e gli altri giudici conservatori - due nominati da Donald Trump, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh - non siano ancora pronti ad affrontare la questione dell'aborto, tanto più in un anno elettorale. Se avessero accolto il caso dell'Indiana, sarebbe stato dibattuto il prossimo autunno e la decisione sarebbe arrivata nel giugno del 2020, pochi mesi prima quindi delle presidenziali di novembre.


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