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Giovedì, 18 Aprile 2024
Salute

Ana, 26 anni, 'ho lasciato 2 bimbe, non abbiamo più lacrime da versare'

'Viaggiano sole per trovare assistenza', da aprile 792 assistite nel centro Save the Children al confine con la Colombia


Milano, 10 lug. (AdnKronos Salute) - "Centinaia di donne venezuelane in stato avanzato di gravidanza, e con gravi rischi per la loro salute e quella dei loro bambini, stanno raggiungendo il centro sanitario d'emergenza allestito da Save the Children al confine con la Colombia per ricevere le cure di cui hanno bisogno e che difficilmente possono trovare nel loro Paese a causa del sistema sanitario quasi al collasso". A denunciare l'odissea delle future mamme del Paese sudamericano è la stessa ong che "a partire da aprile, quando la clinica dell'organizzazione è entrata in funzione", ha assistito "792 donne venezuelane prima e dopo il parto".


"In molti casi - raccontano da Save the Children - si tratta di donne che al secondo o al terzo trimestre di gravidanza, anche in seguito a complicazioni legate ai lavori faticosi che svolgevano in Venezuela, hanno dovuto affrontare il rischioso viaggio per raggiungere la Colombia, spesso dovendo lasciare a casa le proprie famiglie e senza avere un posto dove stare una volta giunte a destinazione". Fra quelle arrivate alla clinica della ong, "più del 60% aveva gravidanze ad alto rischio, con più della metà affette da anemia a causa della mancanza di cibo nutriente e a prezzi accessibili in Venezuela, Paese abbandonato già da più di 4 milioni di persone in seguito ai tumulti politici ed economici".


E "per altre donne e ragazze - segnala ancora Save the Children - i rischi derivano dalle malattie sessualmente trasmissibili, come sifilide e infezioni da Papillomavirus. In Venezuela, del resto, l'inflazione è cresciuta di oltre 1 milione per cento, impedendo negli ultimi 5 anni alla maggioranza della popolazione di potersi permettere l'acquisto della gran parte dei contraccettivi".


"Quello che sta succedendo in Venezuela ci ha colpito molto duramente - testimonia Ana, 26 anni, 'fuggita' in Colombia al settimo mese di gravidanza lasciando a casa due bambine - Separarci dalle nostre famiglie non è affatto facile e ora non abbiamo più lacrime da versare. Ho dovuto lasciare il mio Paese durante la gravidanza perché lì non potevo avere le cure necessarie e non avevo abbastanza risorse. Ma sono molto triste, perché a causa di quello che succede in Venezuela non posso prendermi cura dei miei bambini. Appena arrivata, sono stata ricoverata perché la mia era una gravidanza ad alto rischio. Avevo i calcoli ai reni e livelli di emoglobina molto bassi. Grazie a Dio mi hanno fatto una trasfusione e ho ricevuto tutte le cure di cui avevo bisogno".


"Circa un quinto di tutte le donne incinte che incontriamo nel nostro centro sono ragazze che hanno meno di 18 anni e che per arrivare qui in molti casi hanno dovuto lasciare quasi tutto quel che avevano, documenti compresi - spiega Maria Paula Martinez, Direttrice di Save the Children in Colombia - Ciò significa che il loro accesso all'assistenza sanitaria è estremamente limitato, e questo non fa che aggravare ulteriormente i rischi per loro stesse e per i loro bambini non ancora nati. Parliamo di donne e bambini fortemente vulnerabili che, oltre a non ricevere l'assistenza sanitaria necessaria, spesso non possono avere cibo nutriente o un posto sicuro dove vivere. Chiediamo pertanto al governo colombiano - è l'appello di Martinez - di destinare maggiori risorse ai bambini migranti provenienti dal Venezuela, garantire l'accesso a servizi sanitari di qualità e promuovere il rispetto dei diritti dei migranti venezuelani".


Per rispondere a "bisogni sempre più grandi", la clinica di emergenza di Save the Children si è dotata anche di un'Unità per la salute sessuale e riproduttiva a Macao, vicino al confine con il Venezuela, che fornisce cure pre e post-natali, servizi di salute mentale, supporto ai sopravvissuti di violenze di genere e trattamenti per malattie sessualmente trasmissibili.


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