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Giovedì, 18 Aprile 2024
Salute

"Con nuove cure malati emofilia vivono il doppio"


Napoli, 29 set. (AdnKronos Salute) - "Nel mondo si stima siano circa 500mila le persone con emofilia e tra queste c’è una prima grande differenza tra coloro che vivono in Europa e negli Stati Uniti che oggi si avvalgono di terapie avanzate come la profilassi e quelli che vivono nel resto del mondo che hanno solo occasionalmente il trattamento e che rappresentano i due terzi dell’intera famiglia degli emofilici. Questi ultimi hanno una qualità di vita molto inferiore". Così Giovanni Di Minno, direttore dell'Unità operativa complessa di area sanitaria dell’Azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli, durante 'Ridisegniamo l'emofilia', l'evento promosso da Roche Italia nell'ambito dell'omonima campagna di comunicazione, tenutosi oggi a Napoli.


"Allo stato attuale infatti - ricorda Di Minno - la vita media del paziente emofilico in Europa e negli Usa è comparabile alla vita media di un maschio non emofilico, quindi 72-74 anni. La vita media, invece, di un paziente emofilico in quei famosi due terzi di mondo, dove non c'è la possibilità dei nuovi trattamenti, è tra i 38 e i 40 anni. Dal 1990 - spiega l'esperto- abbiamo introdotto la profilassi, ovvero la somministrazione di fattore ottavo, o fattore nono, due o tre volte alla settimana con l’obiettivo di avere livelli circolanti dell’uno o dell'altro prodotto della coagulazione tale da garantirci livelli in circolo minimi intorno al 3-5%. Con questo il rischio di emorragia si riduce drasticamente, e ciò ha rappresentato il cambiamento che ha modificato in positivo la vita dei pazienti emofilici".


"Oggi grazie ai nuovi farmaci - sottolinea ancora il professore - e approfittando delle nuove tecnologie della terapia genica, della possibilità di allungare la vita media dei fattori della coagulazione oppure della possibilità di utilizzare ciò che abbiamo imparato in vitro, esistono nuovi approcci rivoluzionari che siamo certi cambieranno ancora una volta in meglio la vita dei nostri pazienti. Siamo certi - conclude - che la cambieranno nei tempi giusti. Come in tutte le grandi scoperte bisogna che si valuti nella pratica il trattamento su ogni singolo individuo".


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