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Giovedì, 18 Aprile 2024
Salute

Covid: studio sui 'survivor' di Wuhan, metà aveva ancora sintomi dopo 1 anno

Almeno un problema di salute persistente, più di frequente affaticamento e debolezza muscoli, per 1/3 mancanza respiro


Milano, 26 ago. (Adnkronos Salute) - (EMBARGO ALLE 00.30 DI DOMANI) - Sono stati fra i primi ad essere colpiti dal coronavirus Sars-CoV-2. E ora la storia clinica di alcuni pazienti della città cinese di Wuhan, epicentro numero 1 della pandemia che avrebbe in breve tempo messo sotto scacco il mondo, diventa la testimonianza di quanto possano essere lunghi gli strascichi di Covid-19. Uno studio pubblicato su 'The Lancet' rileva che fra coloro che sono stati ricoverati c'è chi ha ancora problemi di salute dopo un anno. Non pochi: circa la metà di chi era finito in ospedale ed è sopravvissuto riportava ancora almeno un sintomo - più frequentemente affaticamento o debolezza muscolare - dopo 12 mesi, sebbene la maggior parte dei sintomi si fosse risolta entro questo lasso di tempo.


Il lavoro ha valutato gli esiti di salute a 6 e 12 mesi per 1.276 pazienti Covid che erano stati dimessi da un ospedale di Wuhan tra gennaio e maggio 2020. Cosa raccontano i 'survivor' dell'impatto di questa malattia, quando colpisce gravemente? Intanto, che il loro stato di salute a distanza di un anno è risultato inferiore rispetto a quello delle persone della comunità più ampia che non avevano avuto Covid. I ricercatori sottolineano la necessità di studi più ampi sulle conseguenze a lungo termine della malattia, in particolare tra le persone che sono state ricoverate in terapia intensiva, poiché è più probabile che siano proprio loro ad avere ancora problemi di salute dopo 12 mesi.


Lo studio ha rilevato che circa una persona su tre soffriva ancora di mancanza di respiro e in alcuni pazienti - in particolare quelli che erano stati più gravi - persistevano disturbi polmonari (a 12 mesi, il 35,7% dei pazienti sottoposti a ulteriori test aveva problemi come un ridotto flusso di ossigeno dai polmoni alla circolazione sanguigna). Nel complesso, i sopravvissuti erano dunque meno sani di chi non era mai stato contagiato (facendo un confronto corrispondente per età, sesso e condizioni preesistenti).


Sebbene la maggior parte delle persone guarisca entro un anno, riprendendosi bene, "in certi pazienti" dimessi dagli ospedali "i problemi di salute continuano. I nostri risultati - evidenzia Bin Cao, del National Center for Respiratory Medicine, China-Japan Friendship Hospital (Cina) - suggeriscono che il recupero per alcuni richiederà più di un anno e questo dovrebbe essere preso in considerazione quando si pianifica la fornitura di servizi sanitari post-pandemia". Serve un supporto a lungo termine per loro, sottolinea.


Gli effetti a lungo termine di Covid-19 sono stati ampiamente segnalati e destano crescente preoccupazione, osservano gli autori del lavoro. Uno studio precedente degli stessi ricercatori riportata gli esiti a 6 mesi di 1.733 pazienti che erano stati ricoverati, circa tre quarti avevano problematiche persistenti. Il nuovo studio ha incluso 1.276 persone della stessa coorte per valutare il loro stato di salute dopo 12 mesi. Si tratta di ex malati Covid dimessi dall'ospedale Jin Yin-tan di Wuhan, in Cina, tra il 7 gennaio e il 29 maggio 2020.


I survivor sono stati sottoposti a controlli sanitari approfonditi, a questionari, esami fisici, testi di laboratorio e un test del cammino di 6 minuti per misurare i loro livelli di resistenza. Età media delle persone arruolate nello studio: 57 anni. Indipendentemente dalla gravità della malattia iniziale, molti sintomi si sono risolti nel tempo. La percentuale di che ne manifestava ancora almeno uno dopo un anno è scesa dal 68% (dato a 6 mesi) al 49% (dato a 12 mesi). La mancanza di respiro è stata riferita in misura lievemente maggiore dopo 12 mesi, rispetto che a 6 (30% a 12 mesi, contro il precedente 26%). E' questo un sintomo più diffuso fra chi era stato attaccato a un respiratore durante il ricovero (39% contro 25% fra chi non aveva avuto bisogno di ossigeno).


Rispetto allo screening fatto a 6 mesi di distanza dalla malattia, dopo un anno non era diminuita la quota di pazienti che aveva mostrato la compromissione di una funzione polmonare (diffusione alveolo-capillare). Al controllo semestrale, 353 partecipanti allo studio hanno eseguito una Tac del torace e circa la metà mostrava anomalie polmonari. Questa quota è diminuita al controllo dopo un anno, ma il dato è rimasto ancora alto (si va dall'87% dei più gravi che ancora avevano anomalie al 39% dei casi meno severi).


Lo studio offre anche una panoramica delle condizioni lavorative delle 'vittime' di long Covid. Dei pazienti che lavoravano a tempo pieno o part-time prima di essere colpiti da Covid, la maggioranza nel giro di un anno era tornata al lavoro originale (88%) e gran parte è rimasto anche al livello di lavoro pre-Covid (76%). Tra chi invece non ha ripreso l'attività originaria, il 32% ha citato una ridotta funzione fisica (18/57), il 25% non era disposto a svolgere il ruolo precedente e il 18% è rimasto disoccupato. Rispetto agli uomini, le donne avevano 1,4 volte più probabilità di riportare affaticamento o debolezza muscolare, 2 volte più probabilità di segnalare ansia o depressione e quasi 3 volte in più di avere una compromissione della diffusione polmonare dopo 12 mesi. Le persone trattate con corticosteroidi in fase acuta avevano 1,5 volte più probabilità di sperimentare affaticamento o debolezza muscolare.


Per gli autori sarà ora "importante seguire questi risultati nelle ricerche future per capire meglio perché i sintomi persistono in alcuni". Rispetto a persone della stessa età, sesso e condizioni di salute i survivor del Covid avevano più probabilità di sperimentare dolore o disagio, ma anche problemi di mobilità. La salute mentale è un altro capitolo toccato: un numero leggermente maggiore di pazienti ha infatti manifestato ansia o depressione a un anno rispetto a 6 mesi (23% contro 26% a 12 mesi) e la quota di queste condizioni era molto maggiore nei sopravvissuti che nei non contagiati. Un tema da approfondire, sottolineano gli esperti, per capire se sono "causati da un processo biologico legato all'infezione stessa o dalla risposta immunitaria. Oppure collegati a contatti sociali ridotti, solitudine, recupero incompleto della salute fisica o perdita del lavoro associati alla malattia", conclude uno degli autori, Xiaoying Gu.


"Sintomi come stanchezza persistente, mancanza di respiro, annebbiamento del cervello e depressione potrebbero debilitare molti milioni di persone in tutto il mondo - fa notare un editoriale di 'Lancet' a commento dello studio - Senza trattamenti provati o addirittura una guida per la riabilitazione, il long Covid influisce sulla capacità delle persone di riprendere una vita normale e sulla loro capacità di lavorare. L'effetto sulla società, a causa dell'aumento del carico sanitario e delle perdite economiche e di produttività, è sostanziale. E' una sfida medica moderna di prim'ordine" e bisognerà capire molti aspetti, anche "come i vaccini potrebbero influenzare la condizione".


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