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Venerdì, 19 Aprile 2024
Salute

Farmaci: Efsa-Ema-Ecdc, cala in Ue uso antibiotici in animali allevamento

'Più basso che negli uomini, ma quadro non omogeneo in tutti i Paesi'


Roma, 30 giu. (Adnkronos Salute) - Cala l'uso di antibiotici negli animali da produzione alimentare che ora risulta più basso che nell’uomo. E' quanto emerge dal recente studio pubblicato congiuntamente dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), dall'Agenzia europea per i medicinali (Ema) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). Applicando un approccio del tipo 'One Health' (di salute unica, globale) lo studio curato dalle tre agenzie dell’Ue presenta dati sul consumo di antibiotici e sullo sviluppo di antibiotico-resistenza in Europa nel periodo 2016-2018.


"Il calo significativo nell'impiego di antibiotici negli animali da produzione alimentare - si legge in una nota - indica che le misure assunte a livello nazionale per limitarne l'uso si stanno rivelando efficaci. Tra il 2016 e il 2018 si è quasi dimezzato negli animali da produzione alimentare l'uso di una classe di antibiotici chiamati polimixine, che include la colistina. Si tratta di uno sviluppo positivo in quanto le polimixine sono utilizzate anche negli ospedali per curare i pazienti infettati da batteri resistenti a più farmaci".


Nell’Ue, però, il quadro non è omogeneo: la situazione varia notevolmente da Paese a Paese e da una classe di antibiotici all’altra. Per esempio le aminopenicilline, le cefalosporine di terza e quarta generazione e i chinoloni (fluorochinoloni e altri chinoloni) vengono usati più nell'uomo che negli animali da produzione alimentare, mentre le polimixine (colistina) e le tetracicline sono usate più negli animali da produzione alimentare che nell'uomo.


Lo studio evidenzia che nelle infezioni umane da Escherichia coli l'uso di carbapenemi, cefalosporine di terza e quarta generazione e chinoloni è associato a resistenza a questi antibiotici. Analoghe associazioni sono state riscontrate negli animali da produzione alimentare. E la ricerca mette in luce anche i nessi tra l’impiego di antimicrobici negli animali e la resistenza agli antibiotici nei batteri presenti in animali da produzione alimentare, a loro volta associati ad antibiotico resistenza nei batteri presenti in esseri umani. Ne è un esempio il batterio Campylobacter spp che si riscontra negli animali da produzione alimentare e causa infezioni alimentari nell'uomo. Gli esperti hanno rilevato un'associazione tra la resistenza in tali batteri negli animali e la resistenza dei medesimi batteri nell'uomo.


L'antibiotico-resistenza "è un grave problema di salute pubblica mondiale con gravi ripercussioni economiche. L'approccio 'One Health' messo in atto grazie alla cooperazione tra Efsa, Ema ed Ecdc e i risultati presentati in questo studio incoraggiano a proseguire gli sforzi per far fronte a questo fenomeno a livello nazionale, europeo e mondiale in tutti i settori sanitari", conclude la nota.


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