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Giovedì, 28 Marzo 2024
Salute

Pediatria: parole multiculturali aiutano sviluppo 'cervello sociale' bimbi

Lo studio di un team di ricercatori padovani, riconoscere 'l'altro' predispone all'interazione sociale


Roma, 2 dic. (AdnKronos Salute) - La ricchezza del linguaggio con cui ci rivolgiamo ai bambini può influire sulla loro percezione della società e del mondo. Aiutandoli a distinguere le differenze tra i volti, condizione essenziale per riconoscere 'l'altro' e predisporre l'interazione sociale fin dai primi anni di vita. E' il risultato della ricerca di un team dell'Università di Padova, che ha svelato come l'esposizione a etichette linguistiche durante l'infanzia modula l'architettura neurale nella percezione di volti di diverse etnie.


"La scoperta più interessante dello studio - spiega Teresa Farroni, autore dello studio - consiste nel fatto che questa capacità va di pari passo con l'esperienza linguistica dei bambini. In particolare, maggiore è l'utilizzo di etichette linguistiche multiculturali da parte dei genitori (ad esempio le parole 'bianco' o 'nero' in relazione alle altre persone con cui i bambini entrano in contatto) e maggiore è la capacità del cervello di distinguere le categorie etniche dei volti".


Il lavoro di ricerca pubblicato su 'Scientific Reports' (gruppo Nature) è il risultato di una collaborazione tra due dipartimenti di Psicologia dell'Università di Padova (Psicologia dello sviluppo e Psicologia generale), che include lo studio dello sviluppo mentale e quello delle basi neurali sottostanti quali aspetti indissolubili per comprendere lo sviluppo del comportamento umano.


La ricerca ha coinvolto circa 50 partecipanti, tra adulti e bambini in età prescolare (dai 3 ai 5 anni di età), ai quali sono stati ripetutamente presentati coppie di volti raffiguranti diverse etnie (asiatica e caucasica). Al fine di rendere piacevole l'esperimento, a tutti i partecipanti è stato chiesto di guardare un cartone animato al centro di uno schermo mentre delle immagini di volti venivano presentati lateralmente.


I volti - riferiscono gli studiosi - potevano raffigurare persone della stessa etnia (ad esempio entrambi caucasici o entrambi asiatici), oppure essere volti modificati attraverso una tecnica nota come 'morphing' in maniera tale che in un caso raffigurassero persone con caratteristiche somatiche diverse ma ancora identificabili come appartenenti alla stessa etnia, e in un altro caso persone con caratteristiche somatiche chiaramente riconducibili a un'altra etnia.


Durante l'esperimento i ricercatori hanno monitorato l'attività cerebrale attraverso una tecnica nota come elettroencefalografia ad alta risoluzione spaziale che ha permesso di studiare come l'attività neurale cambiava in funzione del tipo di volto presentato. "I risultati mettono in evidenza chiaramente come in entrambi i gruppi il cervello sia in grado di riconoscere facilmente e molto velocemente (in circa 400 millisecondi) a quale categoria etnica appartenessero i volti", sottolineano i ricercatori.


Lo studio ha inoltre evidenziato importanti differenze evolutive nei network cerebrali alla base di questa capacità. "Nonostante sia adulti che bambini siano in grado di categorizzare correttamente l'appartenenza etnica dei volti spiega Giovanni Mento, co-autore dello studio - abbiamo osservato importanti differenze evolutive. In particolare, i bambini hanno bisogno di attivare molte più aree cerebrali per svolgere lo stesso compito rispetto agli adulti e attivano una parte ristretta delle aree linguistiche dell'emisfero sinistro".


I ricercatori concludono sottolineando che "questi risultati hanno importanti implicazioni teoriche ed educative, confermando che il cervello è un sistema estremamente plastico che reagisce al tipo di stimoli ambientali ri-organizzandosi e specializzandosi in funzione dell'ambiente, un'ipotesi nota in letteratura come neurocostruttivismo".


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