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Giovedì, 25 Aprile 2024
Salute

Ricerca: Cnr, intelligenza artificiale in aiuto dei malati cuore

Piattaforma per gestire dati, informazioni di pazienti e con cardiopatia coronarica


Roma, 1 ago. (AdnKronos Salute) - Intelligenza artificiale in aiuto delle persone con malattie coronariche. Uno studio coordinato dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc), all'interno del programma Horizon 2020 finanziato dalla Commissione europea, ha portato alla realizzazione di una piattaforma in grado di immagazzinare e gestire dati, informazioni e storia clinica di pazienti affetti da cardiopatia coronarica, allo scopo di facilitare la previsione e la gestione della malattia.


"La gestione delle informazioni ha avuto inizio circa 5 anni fa, quando è stata effettuata la prima collezione di esami diagnostici (Tac, prelievi, ecografie etc.) effettuati su pazienti affetti da cardiopatia coronarica", spiega Silvia Rocchiccioli, ricercatore dell’Ifc e coordinatrice del progetto. "Le informazioni sono state quindi raccolte e analizzate da una intelligenza artificiale, che ha confrontato i risultati degli esami effettuati a distanza di tempo sugli stessi pazienti, verificando la predisposizione all’insorgenza della malattia e i fattori ad essa legati. In questo modo abbiamo potuto sviluppare un algoritmo diagnostico innovativo per il calcolo del rischio che ha presentato un’accuratezza dell’80%".


Un risultato notevole, che ha coinvolto 10 partner pubblici e privati, specializzati nella ricerca clinica e scientifica di 9 paesi europei, e 4 centri clinici di supporto per la raccolta dei dati che hanno lavorato a stretto contatto per tre anni e mezzo, coinvolgendo medici, biologici, chimici, informatici ed ingegneri.


"Grazie allo studio è stato possibile identificare una serie di geni coinvolti in determinati meccanismi associati alla presenza/severità di malattia arteriosa coronarica: ad esempio, si è dimostrato che l’ipertensione è uno dei fattori di rischio per la progressione della malattia. Il progetto ha inoltre confermato che una concentrazione nel sangue doppia rispetto ai soggetti sani di alcune molecole infiammatorie (come la Interleuchina-6) è associata ad un maggiore rischio di progressione della malattia nel tempo, mentre una concentrazione dimezzata di leptina (un ormone coinvolto nella regolazione del bilancio energetico) è direttamente correlata alla severità della malattia", prosegue Rocchiccioli.


"Lo scopo ultimo del progetto è quello di fornire al cardiologo un sistema capace di aiutarlo nella identificazione più accurata possibile del soggetto realmente a rischio di eventi clinici avversi quali l’infarto, favorendo sia un miglior trattamento del paziente in termini di cura efficace, sia rendendo più efficiente il sistema di diagnosi con una forte riduzione dei costi per i sistemi sanitari dei paesi dell’area Eu", conclude la ricercatrice.


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