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Sabato, 20 Aprile 2024
Salute

Ricerca: predire infarto con test sangue, 4,7 mln a studio lombardo

Maxi-finanziamento Regione a 5 centri guidati dal Monzino di Milano


Milano, 6 feb. (AdnKronos Salute) - Prevedere l'infarto con un esame del sangue. E' la missione di un progetto lombardo che ha ottenuto un maxi-finanziamento pari a 4,7 milioni di euro dalla Fondazione regionale per la ricerca biomedica (Frrb). Lo studio, battezzato 'Intestrat-Cad', è guidato dal Centro cardiologico Monzino di Milano che lo condurrà in partnership scientifica con l'Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano), l'Istituto Firc di oncologia molecolare-Ifom di Milano, l'università e il Policlinico San Matteo di Pavia.


Obiettivo dei cinque centri, annunciano dal Monzino: "Trovare marcatori molecolari e/o radiologici che possano prevedere in anticipo, in assenza di sintomi, se una persona svilupperà un infarto o un'altra cardiopatia coronarica nel corso della vita, grazie a un approccio combinato tra dati di imaging cardiovascolare (Tac coronarica) e una serie di parametri forniti dalle scienze cosiddette 'omiche' (genomica, epigenomica, trascrittomica)". Lo studio punta in particolare a "ricercare nel sangue di persone senza precedenti infarti o rivascolarizzazioni coronariche - ma nelle quali la Tac abbia evidenziato una malattia aterosclerotica coronarica iniziale - uno o più biomarcatori da associare al quadro evidenziato dalla Tac. Grazie ai marcatori individuati, sarà possibile identificare questi pazienti 'a rischio' con un semplice esame del sangue, e proporre loro programmi di prevenzione mirati".


"Il finanziamento della Frrb ci permette di potenziare lo studio 'Epifania' già avviato al Monzino due anni fa - spiega Elena Tremoli, direttore scientifico del Centro cardiologico Monzino - L'idea originale della ricerca parte dalla considerazione che non tutte le placche coronariche sono uguali e soprattutto non tutte conducono a un evento cardiovascolare. Dunque ci siamo posti l'obiettivo di classificare il diverso rischio di eventi coronarici dei pazienti con placche iniziali, in base a indicatori prognostici molecolari personalizzati. Conoscendo il rischio effettivo individuale, potremo così decidere chi deve sottoporsi a un programma di prevenzione mirato, e chi no".


Per Gualtiero Colombo, responsabile dell'Unità di Genomica funzionale e Immunologia del Monzino, "la partnership con alcune delle migliori eccellenze regionali, resa possibile dal finanziamento Frrb, permette importanti evoluzioni rispetto a Epifania. Possiamo porci nuove domande di ricerca e trovare nuove risposte, grazie all'utilizzo dell'intelligenza artificiale per generare modelli di predizione del rischio in cui sono esperti i colleghi dell'università di Pavia. Possiamo studiare approfonditamente altri aspetti molecolari della malattia, come l'assetto della risposta infiammatoria/immunitaria a livello cellulare, grazie alla collaborazione con Ifom e Humanitas. Possiamo infine disporre di casistiche di validazione e confronto, grazie all'apporto dei colleghi del Policlinico San Matteo".


"I dati preliminari di 'Epifania' - prosegue Colombo - ci hanno confermato che possiamo classificare diversi tipi di placca. Le forme di aterosclerosi possono dunque essere diverse dal punto di vista molecolare, e quindi potrebbero esistere parametri specifici per diversi sottotipi di malattia coronarica. Ora possiamo trovare un maggior numero di questi parametri, per definire la predisposizione all'infarto a livello di singolo soggetto. Il reclutamento dei pazienti, con lo studio con Tac coronarica e con altri esami molecolari, continuerà qui al Monzino".


"Abbiamo di recente dimostrato - ricorda Daniele Andreini, responsabile Uo Radiologia e Tac cardiovascolare del Monzino - che con un test non invasivo come la Tac coronarica siamo già in grado non soltanto di evidenziare e quantificare una stenosi coronarica, ma anche di studiarla in modo più approfondito. Abbiamo provato inoltre come le nostre caratterizzazioni non invasive con la Tac siano molto accurate rispetto ai metodi invasivi più avanzati. Riusciamo infatti a ottenere indicazioni sulla possibile composizione della placca e a valutarne sia la volumetria sia determinate caratteristiche più raffinate, dalle quali è possibile ricavare una prospettiva del rischio a lungo termine di sviluppare un evento coronarico acuto".


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