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Venerdì, 19 Aprile 2024
Salute

Sanità: in un anno aggredito 11% infermieri, il 4% minacciato con armi

Studio Oms-Nursing up, categoria più a rischio tra operatori sanitari


Roma, 16 ott. (Adnkronos Salute) - Violenza fisica, ma anche minacce, insulti, comportamenti mirati a umiliare o mortificare. Nella vita lavorativa di molti infermieri c’è tutto questo. Oltre uno su 10 (11%) ha subito violenza fisica sul lavoro nell’ultimo anno e il 4% riferisce di essere stato minacciato con un’arma da fuoco. Uno su due afferma invece di aver subito un’aggressione verbale. E’ il quadro che emerge da un’indagine condotta, con un questionario online, dal sindacato degli infermieri Nursing Up sui professionisti italiani.


Una ricerca che ha un respiro internazionale perché si basa sul Workplace Violence in the heath sector - Survey Questionnaire dell’Onu, tradotto dal sindacato su autorizzazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms): "Questo ci permetterà di comparare la situazione italiana con in dati degli altri Paesi", spiega il presidente di Nursing Up Antonio De Palma, che questa mattina ha presentato l’indagine a Roma in un convegno dedicato al tema della violenza sugli infermieri.


Al questionario hanno risposto 1.010 iscritti in 9 mesi, da ottobre 2018 a luglio 2019. Il 79% sono donne. Tra gli obiettivi, 'misurare' il livello di violenza e individuare politiche appropriate a fronteggiare il fenomeno, sia sul piano nazionale sia internazionale, ma anche sostenere psicologicamente chi ha subito un’aggressione. "Quella della violenza ai danni del personale sanitario - continua De Palma - è un’emergenza non più rinviabile".


"Adesso per noi infermieri è arrivato il momento di muoverci - afferma - e far sapere che qualcosa non va e che bisogna agire al più presto. Una volta analizzato il fenomeno al livello italiano saremo poi in grado di confrontare la nostra situazione con quella degli altri paesi per capire criticità e problematiche specifiche, e anche trovare modelli condivisi per arginarlo".


"Siamo preoccupati - sottolinea De Palma - ma fiduciosi che si possa trovare una soluzione efficace a questo problema, partendo dal Ddl anti-violenza recentemente approvato al Senato, che però, così com’è, non ci basta. La nostra proposta è di introdurre: la denuncia d’ufficio da parte degli enti sanitari che devono anche costituirsi parte civile nei procedimenti penali a carico degli aggressori, e la creazione di osservatori ad hoc in ogni azienda sanitaria, con il compito di monitorare il fenomeno per l’eventuale istituzione di servizi di sorveglianza h24".


"Ma soprattutto desidero sottolineare con forza che sul tema della violenza non possono esistere divisioni di categoria tra chi lavora nel mondo della sanità, anzi questo è il momento delle alleanze virtuose - dice - per garantire il carattere universale di uguaglianza del nostro Ssn che va preservato e difeso a tutti i costi". Nel dettaglio, la violenza fisica in quasi tutti i casi (105 su 113) si è verificata nel reparto o nella struttura di riferimento. Nella maggior parte dei casi (77) ad opera del paziente, a seguire dai parenti del paziente (26).


Lo stesso vale per la violenza verbale: circa la metà del campione (473 persone) afferma di aver subito aggressioni verbali, in circa un terzo dei casi dai pazienti, in un altro terzo dai parenti dei pazienti, con la quasi totalità degli episodi avvenuta all’interno del reparto o della struttura di riferimento. Dall'analisi emerge che la risposta all’aggressione verbale è quasi assente, e in alcuni casi gestita male, mentre di contro i lavoratori riferiscono che ha generato un forte stress.


Nel caso della violenza fisica, invece, 18 persone su 113 hanno risposto che non è stata offerta loro neppure una consulenza psicologica: sembrerebbe, dunque, che manchino chiare procedure da mettere in atto nel momento in cui si verificano azioni violente sul luogo di lavoro. In entrambi i casi i lavoratori coinvolti riportano sintomi riconducibili al disturbo post traumatico da stress, riferendo di sentirsi soli ed isolati.


"La ricerca - spiega la psicologa Rosalba Taddeini, responsabile scientifica del progetto Nursing Up - è stata sviluppata sotto l’ombrello dell’Oms. Si tratta di un tema spesso sommerso e poco sondato sinora e frequentemente la violenza sul lavoro non e’ percepita come reato L’intento di questa ricerca è prima di tutto quello di mettere la persona colpita nelle condizioni di comprendere ciò che gli è accaduto, fornendo un indispensabile kit di autovalutazione circa alcuni comportamenti". Presente all’incontro a Roma anche Yongjie Yon, responsabile tecnico prevenzione della violenza e degli infortuni - Ufficio regionale dell’Oms, che ha sottolineato come esista attualmente una "scarsa attenzione alla ricerca sulla violenza contro gli operatori sanitari". Per questo, ha detto, "vogliamo concentrarci sull’approccio 'potenziato' alla salute pubblica per esplorare modi per migliorare la raccolta di dati e utilizzare le risorse locali per prevenire e rispondere alla violenza contro gli operatori sanitari".


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