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Venerdì, 29 Marzo 2024
Salute

Sanità: l'Italia invecchia, 13,5 mln over 65 e boom spesa malattie croniche

Dati Osservasalute


Roma, 15 mag. (AdnKronos Salute) - Un Paese vecchio e costretto a fare i conti con le malattie croniche. Nel 2017 gli italiani ultra 65enni sono oltre 13,5 milioni (il 22,3% della popolazione totale), bersagliati da malattie croniche la cui gestione incide per circa l'80% sui costi sanitari. E' l'identikit che emerge dal Rapporto Osservasalute 2018. Più in dettaglio, nel 2017 il costo medio annuo grezzo della popolazione in carico ai medici di medicina generale (del network Health Search) affetta da almeno una patologia cronica è stato di 708 euro a paziente. Con differenze di genere: gli uomini affetti da almeno una patologia cronica hanno generato un costo medio annuo per il Ssn superiore a quello delle donne (738 vs 685 euro).


Per i pazienti cronici si spende di più al crescere dell'età, raggiungendo il picco a 80-84 anni (1.129 euro) e 75-79 anni (1.115 euro), per poi calare leggermente nelle classi di età successive. Dal lato dell'assistenza primaria, inoltre, i dati raccolti dai medici di famiglia riferiscono che mediamente in un anno si spendono 1.500 euro per un paziente con uno scompenso cardiaco congestizio (questi malati assorbono il 5,6% delle prescrizioni farmaceutiche a carico del Servizio sanitario nazionale, il 4% delle richieste di visite specialistiche e il 4,1% per le prescrizioni di accertamenti diagnostici). Circa 1.400 euro annui li 'brucia' un paziente con malattie ischemiche del cuore (destinatario del 16% delle prescrizioni farmaceutiche a carico del Ssn, del 10,6% delle richieste di visite specialistiche e del 10,1% degli accertamenti diagnostici). Quasi 1.300 euro vengono spesi per un malato di diabete tipo 2, mentre uno con osteoporosi costa circa 900 euro annui e uno con ipertensione arteriosa 864 euro.


L'Italia tutto sommato non è un Paese per vecchi. "Siamo longevi, ma non invecchiamo in salute e manca l'assistenza dedicata (domiciliare e nelle strutture di degenza di lungo periodo)", si legge nel report.


Per la speranza di vita della popolazione anziana, l'Italia nel 2016 occupa il terzo posto in graduatoria per uomini: a 65 anni il dato è pari a 19,4 anni (simile alla Spagna), a fronte di una media europea di 18,2 anni. Al secondo posto troviamo la Francia con 19,6 anni e al primo posto Malta con 19,7 anni. Anche per le donne la vita attesa a 65 anni in Italia supera di oltre 1 anno la media dell'Ue (22,9 anni vs 21,6), posizionandosi al terzo posto dopo Francia (23,7 anni) e Spagna (23,6 anni). Tuttavia gli anziani italiani trascorrono più tempo dei coetanei europei in cattiva salute: l'Italia scende in graduatoria al terzo posto per speranza di vita alla nascita in buona salute, pur mantenendo un vantaggio di circa 4 anni rispetto alla media europea, dopo Svezia e Malta (rispettivamente, 73,0 e 71,1 anni).


Anche per le donne l'Italia passa dal terzo posto per la speranza di vita al settimo, quando si considerano gli anni di vita ancora da vivere in modo autonomo, senza limitazioni nelle attività dovute a problemi di salute. Oltre alle malattie croniche, a condizionare la vita di un anziano sono i disturbi depressivi, che colpiscono quasi un anziano su 5: il 19,5% degli ultra 75enni. Con una differenze di genere a svantaggio delle donne: tra le over 75 quasi una su 4 soffre di sintomi depressivi (23%), a fronte del 14,2% tra gli uomini. Inoltre risulta carente l'assistenza dedicata agli anziani: nonostante l'elevata percentuale di ultra 80enni, è ancora troppo bassa la quota della spesa sanitaria complessiva destinata dal sistema sanitario all'assistenza a lungo termine (10,1%), se confrontata con quella di Paesi con simile livello di invecchiamento (14,8% in Francia e 16,5% in Germania).


Risulta quindi "prioritario per il nostro Ssn orientarsi alle necessità della popolazione che invecchia, potenziando l'assistenza a lungo termine e quella domiciliare, con maggiori e rinnovate risorse economiche e umane (soprattutto infermieri e personale specializzato nell'assistenza domiciliare)", sottolinea l'Osservasalute.


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