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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Salute

Trapianti: la storia, due famiglie 'rinate' grazie a 'crossover' Italia-Spagna

Catene di interventi 'incrociati' tra più coppie di donatori e riceventi per trovare rene compatibile


Roma, 25 nov. (Adnkronos Salute) - Una storia d'amore e di grande generosità che ha ridato la speranza a due famiglie, una in Italia e l'altra in Spagna, grazie alla donazione 'crossover' tra i due Paesi. La prima storia è quella di Giovanni e Irene (nomi di fantasia), marito e moglie dal 2016. La seconda riguarda una mamma e un figlio spagnoli. "Due storie che si sono incrociate, letteralmente, poco più di un mese fa - racconta l'Asst Sette laghi - E che incrociate resteranno per sempre, anche se i protagonisti non si sono mai incontrati, mai conosciuti".


Irene ha donato infatti un rene al ragazzo spagnolo e la madre di lui ha accettato di donare il suo organo a Giovanni. Un aereo è partito da Barcellona per Venezia, trasportando il prezioso organo. Poco dopo ha fatto ritorno in Spagna con il rene di Irene. A quel punto sono stati effettuati gli interventi di trapianto, su Giovanni e sul ragazzo spagnolo.


"La donazione crossover è una procedura ben collaudata in Europa ma ancora poco praticata in Italia - spiega Andrea Ambrosini, nefrologo dell'ospedale di Circolo di Varese, che ha seguito il marito della coppia italiana già trapiantato una volta - Come tutta l’attività di trapianto, anche questo programma è sotto la supervisione e l’organizzazione del Centro nazionale trapianti (Cnt), che ha istituito una vera e propria 'rete di lavoro' tra i centri nazionali. La donazione crossover consiste nel realizzare catene di trapianti 'incrociati' tra più coppie di donatori e riceventi che non possono procedere con la donazione diretta perché incompatibili".


Giovanni ha una storia lunga alle spalle, nonostante la sua giovane età. A diciassette anni, va incontro al suo primo trapianto di rene da un donatore cadavere, eseguito all'ospedale di Circolo di Varese. "Mi avevano diagnosticato un'insufficienza renale - ricorda - Sono entrato in dialisi, ma solo per quattro mesi. Poi il trapianto e il ritorno alla vita". Ventisei anni di vita vera e l'incontro con Irene, nel 2015. Pochi mesi dopo le nozze, però il rene che aveva regalato una seconda vita a Giovanni entra in quello che i medici chiamano 'esaurimento funzionale': mediamente, infatti, questi organi funzionano per circa 13 anni. Quello di Giovanni, grazie alle sue attenzioni e scrupolosità e alle cure ricevute, ha lavorato bene per 26. "Sono stata io ad accorgermi che quella che sembrava influenza stava protraendosi troppo a lungo - spiega Irene - Così ho chiesto un consiglio al dottor Ambrosini, il nostro nefrologo di riferimento. E lui ha capito subito".


Giovanni entra di nuovo in dialisi, questa volta per due anni e mezzo. "Un calvario - racconta - una vita davvero dura, fatta di continui accessi in ospedale che non ti permettono di vivere davvero, soprattutto per chi è giovane e desideroso di fare, di lavorare". Giovanni viene inserito di nuovo in lista per un trapianto. Ma accanto alla possibilità di ricevere un rene da donatore cadavere, viene valutata e proposta la possibilità di procedere a una donazione da vivente, coinvolgendo i genitori e la moglie. La candidata ideale è proprio quest'ultima, che si dichiara subito disponibile.


"Si presenta però un ostacolo - ricostruisce l'Asst Sette laghi - la donazione diretta da moglie a marito non è realizzabile se non a fronte di un aumentato rischio di rigetto dell’organo. Ambrosini indirizza la coppia all'ospedale di Padova, con cui quello di Varese collabora da anni in questo campo. Oltre a essere uno dei principali ospedali in Italia per numero di trapianti di rene da vivente, il Centro di Padova è stato ideatore di un particolare programma crossover di trapianto destinato alle coppie incompatibili denominato 'Dec-k'. Ed è in questo programma che Giovanni ed Irene vengono inizialmente inseriti".


La coppia compatibile con quella formata da Irene e Giovanni viene trovata in Spagna: sono una madre e un figlio con grave insufficienza renale. "Nell'agosto scorso, Irene e Giovanni sono chiamati dall'ospedale di Padova per sottoporsi agli esami di controllo di compatibilità incrociata, il cui esito è favorevole. I quattro protagonisti accettano: Irene donerà un rene al ragazzo spagnolo e la madre di lui manderà il suo rene in dono a Giovanni - prosegue l'azienda sanitaria - L'intervento è fissato per il 15 ottobre, ma le proteste per l'indipendenza catalana bloccano la procedura: l'aeroporto di Barcellona, infatti, è fermo".


Si riprogramma tutto per il 22 ottobre: all'ospedale di Padova e, simultaneamente, a Barcellona, le due donne entrano in sala operatoria per il prelievo dei reni, in perfetta sincronia. Tutto procede senza intoppi, questa volta. Un aereo parte da Barcellona per Venezia, trasportando il prezioso organo. Poco dopo farà ritorno in Spagna con il rene di Irene. A quel punto, partono gli interventi di trapianto, su Giovanni e sul ragazzo spagnolo. Due ore e mezzo di intervento, poi il risveglio, e l'inizio di una nuova vita per due ragazzi, ma anche per due donne coraggiose e piene d'amore.


Nemmeno dieci giorni dopo, Giovanni e Irene fanno ritorno a casa. "Ora voglio trovare un lavoro - conclude Giovanni - Voglio far fruttare il più possibile questa straordinaria opportunità che Irene mi ha donato. Dono più grande, davvero, non me lo poteva fare".


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