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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Se si sbaglia università si può cambiare

L’errore nella scelta è comune a molti, ma alcuni atenei possono aiutare nell’orientare lo studente

Un’indagine di AlmaDiploma del 2018 evidenzia come il 45% degli studenti italiani – il campione comprendeva ragazzi e ragazze da uno a tre anni alla maturità – pensa di aver sbagliato liceo. La situazione non cambia, una volta ottenuto il diploma: quasi la metà dei ragazzi, tornando indietro, cambierebbe scuola.

Verrebbe da dire che a 14 anni, più o meno l’età in cui uno studente in Italia consegue la licenza media, non si è abbastanza maturi per vedere in prospettiva. Non è un caso se il numero di abbandoni scolastici rimane sempre tra i più alti d’Europa.

Iscriversi nella scuola ‘giusta’, compiere una scelta che determina almeno in parte il proprio futuro significa fare uno step verso il mondo adulto. È qui che intervengono, per forza di cose, i genitori, i cui consigli o talvolta le imposizioni hanno inevitabilmente delle conseguenze.

Alcuni deciderebbero in basi a ipotetiche opportunità lavorative future, altri seguirebbero la politica del “studia ciò che ti piace”, facendo dell’inclinazione l’unica regola. 

Gli studenti di fronte alla scelta universitaria

Oltre alle inevitabili influenze dei genitori, sono anche gli stessi insegnanti che, per formazione, talvolta per pregiudizio, indicano ai loro studenti una via. Subentrano in questi casi fattori tangibili come l’andamento scolasticopotenzialità e interessi, ma anche, spesso il preconcetto che siano soltanto alcune scuole a preparare i ragazzi all’università.

Le ‘scelte sbagliate’, dunque, accompagnano gli studenti anche – e soprattutto – nel momento in cui si devono iscrivere all’università.

Secondo dati Eurostat, relativi al 2019, a completare gli studi universitari in Italia è soltanto il 27% degli studenti (fra i 30 e i 34 anni), e l’abbandono nella maggior parte dei casi avviene tra il primo e secondo anno. Il nostro Paese è penultimo in Europa per numero di laureati.

Il confronto con altre nazioni è impietoso: Cipro, Lituania, Lussemburgo si avvicinano al 60%.

Agli errori si può rimediare

E i numeri non fanno ben sperare nemmeno per quanto riguarda i laureati in corso (53%). Ma quali sono i motivi di questi dati così negativi?

Se si prosegue nel confronto con alcuni Paesi vicini, si può constatare un miglior rapporto tra formazione universitaria e inserimento nel mondo del lavoro. Spesso in Italia chi rinuncia agli studi lamenta mancanze proprio in questo senso. Il desiderio di un’occupazione spinge a riconsiderare le proprie priorità.

Ma i motivi possono essere anche altri. Sempre secondo Eurostat, un tasso di abbandono universitario così alto sarebbe causa di difficoltà legate alla scelta del corso di studi, e non sentirsi supportati nel cammino e nella preparazione può costituire un fattore determinante.

È importante però sapere che sbagliare non è una tragedia. A volte il confronto e una riflessione possono essere offerti dall’università stessa. È il caso dell’Università Europea di Roma (UER), ateneo a vocazione internazionale, la quale proprio in un anno difficile come il 2020, nel mezzo di una pandemia, ha incrementato le iscrizioni del 20%, classificandosi al secondo posto, nella classifica Censis, tra gli atenei non statali di piccola dimensione e smentendo ampiamente il rapporto Svimez che aveva previsto una diminuzione di circa 10.000 matricole

Ci si può sorprendere se si pensa che l’arrivo del covid ha inevitabilmente complicato le cose, di fatto cambiando la modalità di lezioni, esami e della stessa vita universitaria. Alla crisi portata dalla pandemia si è risposto con la digitalizzazione, permettendo a studenti, docenti e amministrativi di proseguire il proprio lavoro in sicurezza: con la gestione dei corsi a distanza e dei servizi alla didattica, sono stati avviati così più di 200 insegnamenti universitari.

L’importanza dell’orientamento universitario

UER – i cui corsi di laurea sono Economia e Gestione Aziendale (laurea triennale), Economia dell’innovazione (laurea magistrale); Giurisprudenza, Psicologia (triennale e magistrale); Scienze della formazione primaria; Turismo e Valorizzazione del Territorio – guida gli studenti nella scelta di un corso di studi o verso un nuovo percorso, fornendo un aiuto nel superamento di dubbi e difficoltà momentanee. Infatti, tra i servizi di punta offerti dall’ateneo romano quello di Orientamento è uno dei più importanti, tanto da essere rivolto a tutti gli studenti della scuola secondaria superiore indipendentemente dall’interesse per uno dei corsi di Laurea di UER.

Molti studenti, come già detto in precedenza, accusano difficoltà nell’impatto con il mondo universitario. La politica adottata da UER è di farsi guida sin dal processo di ammissione: è importante che l’inserimento avvenga nella maniera più opportuna e che l’eventuale trasferimento da un corso di studi a un altro sia una scelta ponderata.

Seguire gli studenti fino all’ingresso nel mondo del lavoro

L’Orientamento in itinere comprende il Tutoraggio docenti: un professore seguirà personalmente un determinato studente sia nella creazione e gestione del pieno di studi, sia nel metodo.

Se prevenire è meglio che curare, il Laboratorio di Time Management insegna ai nuovi arrivati a gestire al meglio il proprio tempo. Una mano viene offerta anche dagli studenti senior, che attraverso il cosiddetto Peer Tutoring possono aiutare le matricole a sciogliere dubbi e problemi su alcune materie.

L’ultimo step: l’ingresso nel mondo del lavoro. A questo proposito, grazie al Job Placement, i ragazzi potranno essere seguiti e aiutati nelle proprie scelte anche quando sarà il momento di uscire dal mondo universitario. 

Sabato 20 marzo, alle ore 11:00 si svolgerà l’Open Day, un’occasione importante per conoscere i corsi dell’Università Europea di Roma e scoprire quello che offre l’Ateneo.

Per motivi legati alla pandemia, l’evento si terrà online e sarà possibile iscriversi attraverso il form sul sito.

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