Revocato il carcere duro a Massimo Carminati
È stato revocato il 41 bis, il carcere duro, a Massimo Carminati. Lo si apprende da fonti del ministero della Giustizia. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha firmato il decreto
È stato revocato il 41 bis, il carcere duro, a Massimo Carminati. Lo si apprende da fonti del ministero della Giustizia. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha firmato il decreto
Pene ridotte rispetto al processo di primo grado sull'indagine "Mondo di mezzo", ma è stata riconosciuta l'aggravante mafiosa
Delinquenti ma non mafiosi: nella sentenza del processo Mafia Capitale per l'ex terrorista nero Massimo Carminati e il ras delle cooperative Salvatore Buzzi cade l'accusa più grave, quella di associazione mafiosa. Tutti gli imputati condannati dai giudici
La Procura di Roma ha chiesto complessivamente 515 anni di carcere per i 46 imputati. Carminati - ritenuto il capo e l'organizzatore dell'associazione mafiosa - ha esultato nell'aula bunker di Rebibbia
Nel giorno del suo insediamento il prefetto Francesco Paolo Tronca firma l'atto di costituzione come parte civile nel processo. Nel documento "si ricostruisce" un pezzo di storia della malavita romana
Il super boss romano, in carcere in isolamento, è silenzioso e sprezzante con gli agenti. "Più spavaldo di Fabrizio Corona", racconta al Corriere della Sera un agente che ha conosciuto entrambi
Protettivo e rassicurante con i politici, minaccioso e violento con gli imprenditori: Massimo Carminati - il "re di Roma" - sapeva "vendersi come una puttana". E così, grazie alla sua carriera e a qualche amicizia importante, si era preso Roma. Come sognava quella banda che fu sua
Massimo Carminati spiega la mafia capitale: "Sopra ci sono i vivi, sotto i morti e poi noi, nel mondo di mezzo"
Carminati istruisce i suoi su come "vendere il prodotto" che lui e il suo gruppo possono offrire. Un prodotto che va offerto, fatto bello, perché "adesso bisogna vendersi come le puttane": così la mafia e la politica si servivano l'una dell'altra
Se per comandare c'era bisogno di alzare la voce, Carminati e i suoi sembra non si facessero alcun problema. Tanto che in una telefonata intercettata, uno degli uomini di "mafia capitale" lascia poco spazio all'immaginazione. "Il dieci mattina voglio i soldi - urla all'interlocutore - sennò t'ammazzo. T'ammazzo a te e tutti i tuoi figli"
Non aveva paura di nessuno "l'ultimo re di Roma", Massimo Carminati. Le amicizie, quelle importanti, lo facevano sentire sicuro. E lui a quelle stesse amicizie prometteva affari e, inevitabilmente, protezione perché, come diceva in una chiacchierata al bar - intercettata - "nella strada comandiamo sempre noi"